Non più singola persona, ma un’entità inserita nell’ambiente. È un passaggio concettuale importante, che in una visione moderna della medicina, tanto più in ambito pediatrico, invita (o meglio spinge in maniera decisa) a considerare il bambino non più come un ego-sistema, incentrato cioè esclusivamente sui bisogni individuali, ma come eco-sistema, dunque in dialogo costante con il mondo che lo abita, interno ed esterno, e con l’ambiente nella sua più ampia accezione, altre persone e soggetti senzienti, subendone effetti postivi e negativi.

Se ne è parlato in occasione de “I Salotti di Guna, Futuro del bambino e medicina dei sistemi: nuovi approcci terapeutici, tra ambiente e socialità”.

Verso un nuovo paradigma

Alla base c’è la visione olistica One Health, un modello sanitario che integra discipline diverse e che riconosce il legame indissolubile fra salute umana, salute animale e salute dell’ecosistema. Un approccio etico-clinico condiviso al livello mondiale, sostenuto dal Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità italiani, che deve governare la moderna medicina: una visione dinamica che tenga conto quindi della persona/paziente nella sua dimensione di mente-corpo-spirito.

Secondo questa “filosofia”, è necessario considerare l’organismo un micro-cosmo che riflette la complessità del macrocosmo, nel rispetto del Progetto One Planet One Health, dove “one” è la fondamentale chiave di lettura, interpretativa. Prendersi cura del pianeta richiede, indissolubilmente, la presa in cura anche del “pianeta” organismo umano, più che mai in caso dei piccoli.

L’eco-sistema bambino

Materia plastica, in via di maturazione, il bambino è suscettibile a interferenze e fattori perturbanti, provenienti in larga misura dall’ambiente, e che possono esercitare una azione più o meno importate sull’omeostasi e il suo stato di salute. Azione che comincia già nel periodo prenatale, fin dalla vita intrauterina, e che si esplica in maniera cruciale nei primi 1000 giorni di vita.

Evolve quindi l’approccio del bambino da semplice attenzione sul sé secondo una visione individualistica, a eco-sistema complesso, cioè persona-cosmo che entra in relazione con l’ambiente. È quanto in medicina dei sistemi viene definito esposoma: concetto che sottolinea il ruolo degli inquinanti ambientali, naturali oppure no (è il caso ad esempio dell’inquinamento da uso-abuso di farmaci), sulla salute.

Come ulteriore passaggio, l’ego-sistema bambino deve essere inserito nel contesto relazionale con gli altri esseri viventi, inclusi le piante e gli animali con cui (con)vive, secondo l’interattoma, termine con cui la medicina dei sistemi definisce la comunicazione bidirezionale uomo-altri esseri viventi.

Il ruolo delle emozioni

Non solo ambiente o fenomeni fisici; giocano un ruolo fondamentale nel plasmare il bambino anche entità astratte. Il bambino, inteso come sistema aperto e plastico, è sensibile all’azione patogenetica di inquinanti e/o germi, come anche delle emozioni: queste ultime considerate molecole sine materia, sono in grado anch’esse di “infettare” e di infiammare l’organismo.

Un recente lavoro del 2022, pubblicato su Adversity and Resilient Science [1], sottolinea questa relazione trigger. Un bambino immerso in un ambiente non consono, si evince dallo studio, ha maggiori probabilità di diventare un adulto più suscettibile allo sviluppo di malattie infiammatorie, avviato cioè ad essere una persone non sana e/o con possibili patologie neurodegenerative.

Bibliografia

  1. Mathur A, Li JC, Lipitz SR, Graham-Engeland JE. Emotion Regulation as a Pathway Connecting Early Life Adversity and Inflammation in Adulthood: a Conceptual Framework. Advers Resil Sci. 2022;3(1):1-19