Il dolore cronico rappresenta una delle sfide sanitarie più significative nel contesto italiano, interessando circa 9,8 milioni di persone.
Le ripercussioni di questa condizione vanno ben oltre il disagio fisico, estendendosi ad ambiti economici, sociali e lavorativi.
Questa patologia, che incide profondamente sulla qualità della vita dei pazienti, genera costi elevati sia a livello individuale che collettivo.
Secondo un’analisi condotta da Censis-Grünenthal, il costo medio per paziente con dolore cronico è stimato in oltre 6.300 euro all’anno, con un costo sociale complessivo di circa 62 miliardi di euro.
Costi diretti e indiretti del dolore cronico
Un’analisi dettagliata dei costi associati al dolore cronico rivela una composizione complessa. I costi diretti ammontano a 1.838 euro, di cui solo 646 euro sono a carico dei pazienti, mentre 1.192 euro ricadono sul Servizio Sanitario Nazionale (SSN). I costi indiretti, che comprendono la perdita di produttività e altri oneri economici correlati, raggiungono la cifra impressionante di 4.466 euro.
Impatto economico sulle famiglie
Le famiglie italiane che affrontano il dolore cronico devono sostenere spese significative per trattamenti e prestazioni sanitarie. Il 76% delle persone a basso reddito che soffrono di questa condizione riporta che le spese sanitarie gravano fortemente sul loro bilancio familiare.
Anche i redditi medio-bassi e medio-alti avvertono il peso economico, con il 70,5% e il 60% rispettivamente, evidenziando come il problema non sia limitato a una sola fascia sociale.
È interessante notare che le donne (73,4%) e i giovani (68,2%) sono maggiormente colpiti dal peso delle spese sanitarie rispetto agli uomini (57,9%) e agli anziani (57,2%).
Impatto sul lavoro e produttività
Il dolore cronico influisce negativamente anche sulle opportunità lavorative e sulla produttività. Per il 40,6% dei lavoratori, la sua insorgenza ha avuto conseguenze dirette sull’attività lavorativa, con le donne che segnalano un impatto maggiore (46,1%) rispetto agli uomini (36,3%)
Conseguenze lavorative
Le conseguenze sul lavoro sono molteplici e includono:
– 35,4% degli intervistati ha dovuto mettersi in malattia.
– 30,8% ha richiesto permessi per terapie o visite mediche.
– 27,7% ha dovuto assentarsi più frequentemente.
– 25% ha visto ridotto il proprio rendimento e ha minori opportunità di carriera.
– 13,3% ha cambiato mansioni.
– 11,8% ha dovuto lavorare part-time.
– 3,8% ha cambiato lavoro a causa delle limitazioni legate al dolore.
È preoccupante che il 41,3% dei lavoratori ritenga che il proprio dolore venga percepito dai datori di lavoro come una scusa per assentarsi, il che evidenzia una mancanza di comprensione e supporto nelle strutture lavorative.
Riduzione dei redditi
Il dolore cronico non solo aumenta le spese, ma provoca anche una contrazione significativa dei redditi.
Le persone colpite riportano una riduzione media del reddito pari al 17%, con variazioni significative a seconda del genere, della fascia di reddito e dell’età. Questo impatto è particolarmente grave per i lavoratori a basso reddito, che subiscono una contrazione fino al 22,1%
In conclusione
Il dolore cronico si configura come una patologia complessa e onerosa, con ripercussioni significative sulla vita dei pazienti e sull’economia complessiva del Paese.
È fondamentale promuovere una maggiore consapevolezza e riconoscimento della gravità di questa condizione, incentivando un approccio integrato che preveda la collaborazione tra il settore pubblico e privato. Solo attraverso iniziative efficaci e un sostegno adeguato si potrà alleviare il peso del dolore cronico, migliorando la qualità della vita dei pazienti e contribuendo a una società più equa e sostenibile.
In questo contesto, l’impegno di organizzazioni come Grünenthal, che supportano iniziative a favore di pazienti e medici, è cruciale. La recente collaborazione con SIAARTI per la Giornata del Dolore rappresenta un passo importante verso la sensibilizzazione e la riduzione dei costi sociali associati a questa patologia. È tempo di agire, affinché il dolore cronico non resti un tema trascurato, ma venga affrontato con la serietà che merita.