Da qualche mese è stato lanciato un allarme che riguarda la libertà di scelta terapeutica del cittadino a proposito della decisone di Aifa e del Ministero di imporre costi altissimi e insostenibili per il settore per la registrazione dei farmaci omeopatici. Una decisione che, se perseguita con le modalità e i tempi previsti, mette a rischio l’intero sistema provocando l’eliminazione dal mercato della maggioranza dei medicinali omeopatici. Di questo abbiamo già dato conto nell’editoriale di settembre di questa rivista (Medicina naturale n. 4/2013) ma vogliamo tornare sull’argomento perché da qualche giorno è stata lanciata una campagna di sensibilizzazione su questo tema al cui centro c’è la proposta della firma di una petizione che al momento in cui scriviamo ha già raggiunto le 16.000 firme. La petizione che chiediamo a tutti i lettori di firmare e far firmare in massa rappresenta, se non l’unico, uno strumento importante a disposizione del cittadino per farsi sentire, per far arrivare la propria voce nelle stanze del potere che ancora una volta si dimostra sordo ad ogni ragionevole richiesta di ripensamento su scelte che rischiano di penalizzare gravemente i cittadini.
Proprio in questi i giorni il Ministero della salute ha fornito le proprie risposte a un’interrogazione parlamentare relativa a questo problema, in cui si dichiara il proprio impegno a verificare le soluzioni da mettere in campo per cercare di ovviare alle problematiche sollevate dall’interrogazione parlamentare. Per attuare questi propositi il Ministero conferma il calendario di incontri programmato con le aziende e le associazioni, rispondendo in questo modo positivamente a una richiesta avanzata da tempo e per anni, a questo punto, mai concretizzata. E questa è una buona notizia.
Meno buone sono le notizie quando il Ministero entra nel merito delle questioni sollevate. A una prima lettura mi sembra di poter dire che l’argomento “forte” è che quanto stabilito è “normale”, ovvero che il sistema di tariffazione dell’Aifa è parametrato ai criteri adottati dall’Agenzia europea dei medicinali, addirittura in una misura più conveniente per le aziende. Non solo, si sostiene anche che gli importi spettanti all’Aifa rientrerebbero nei valori medi degli importi praticati in altri paesi dell’Unione Europea. A noi questo non risulta. I costi di registrazione, così come quelli del rinnovo, risultano essere almeno 3-4 volte i costi praticati nei paesi di riferimento dell’Unione Europea per questi medicinali: Francia e Germania.
Infine non viene affrontato il problema della scadenza, prevista per il 2015. Nel 2012 è stata fatta una ricognizione dei medicinali omeopatici sul mercato e, da dati desunti da dichiarazioni dei produttori, sono circa 12.000 prodotti ma può essere che siano anche di più. Considerando in 12.000 i possibili dossier tecnici da presentare, tenendo conto che un medicinale può essere registrato da più aziende, è evidente che in tempi così breve nessuna Agenzia in nessun paese europeo sarebbe in grado di affrontare un simile carico di lavoro. Su questo problema la soluzione più semplice, se davvero non fosse possibile spostare questo termine (come sarebbe assolutamente necessario), si potrebbe semplicemente considerare il 2015 quanto meno come l’inizio del percorso per il rinnovo delle registrazioni dei vecchi medicinali e non la sua fine.
A questo punto la mobilitazione dei cittadini, come avvenne in Svizzera dove i cittadini votando e vincendo il referendum ottennero che il diritto alle cure della medicina complementare ritornasse ad essere inserito nella Costituzione del paese, è la migliore risorsa, se non l’unica, per dar voce a chi non ha avuto fino ad ora modo di manifestare il proprio punto di vista: i cittadini – (im)pazienti.
Elio Rossi