Lettura delle informazioni biologiche del corpo e riequilibrio attraverso dieta, movimento, psicoterapia e stile di vita. È il paradigma su cui si fonda la Medicina di Segnale. Ne parliamo con Luca Speciani, fondatore di Ampas, associazione di medici che si occupa di favorire la diffusione dei princìpi di questa medicina

«Medicina di Segnale significa avere a che fare con un’informazione. Noi ci occupiamo di tutti i momenti informativi ai centri del nostro corpo e al cervello, che ricevono questi segnali, che poi trasformano in comportamenti, secrezioni di tipo ormonale, endocrinologico. Interveniamo come correttori di segnale». Lo spiega Luca Speciani, medico, alimentarista, fondatore e presidente di Ampas, associazione di medici che si occupa di favorire la diffusione dei princìpi della medicina di segnale. Un approccio diverso alla malattia, che punta a ristabilire l’equilibrio anziché sopprimere i sintomi, soprattutto attraverso dieta, movimento, psicoterapia e stile di vita.

I segnali biologici possono arrivare dall’interno dell’organismo o dall’esterno: un pericolo, reale o immaginario, può generale qualcosa di materiale. L’esempio è l’azione del cortisolo, che ci trasforma in una situazione di combattimento e a cascata ha un’azione su glicemia, sistema immunitario, trigliceridi. Il medico di segnale deve essere, pertanto, in grado di interpretare questi messaggi, entrare in empatia con il paziente e far modificare lo stile di vita.

Inoltre, a gennaio Speciani è stato tra i fondatori della Sim, Società Italiana di Medicina che raggruppa diverse associazioni sanitarie, una rete che punta ad arrivare a 10mila medici associati.

Quanti enti per ora aderiscono alla Sim? Come stanno procedendo le adesioni?

La Sim è una rete di associazioni (e continuano ad arrivare rapidamente adesioni). Al momento della fondazione eravamo dieci associazioni costituenti, più un sindacato. Oggi gli 11 costituenti sono diventati più di 30 associazioni e due sindacati. Siamo a 3.500 medici in neanche un mese di operatività. È aperta a tutte le figure sanitarie, abbiamo anche 7.500 fisioterapisti e 3.500 infermieri. Ritengo che nel giro di pochi mesi sarà raggiunto l’obiettivo dei 10mila medici, che, secondo una stima, significano 10 milioni di pazienti.

Medici che rivendicano il diritto-dovere di «operare in piena libertà e autonomia», si legge sul sito della Sim. Qual è la mission?

È un momento rivoluzionario: questi professionisti percepiscono una non coerenza. Un medico deve avere la possibilità di esercitare la propria libertà di cura. Da questa esigenza nasce la Sim: vogliamo essere liberi di esercitare la professione di medico.

Lei è presidente di Ampas, per una medicina di segnale. Di cosa si tratta?

Ampas nasce nel 2011; l’ho costituita con altri 11 medici. L’obiettivo primario in ambito di scelta terapeutica è quello di sensibilizzare a utilizzare quanto più possibile gli strumenti naturali (sempre rispettando il principio della based on evidence): alimentazione, stile di vita, movimento, per usare meno farmaci possibili, lavorando sulla prevenzione.

Veniamo ora al concreto. Come va interpretata, per esempio, la febbre dalla Medicina di Segnale?

Con la Medicina di Segnale diciamo che il corpo fa le cose migliori che conosce da due milioni di anni di evoluzione umana per guarirsi e curarsi da solo: altre volte non ce la fa e va aiutato, ma senza sopprimere la risposta naturale. La febbre è il più potente antivirale conosciuto. Mio padre, medico, è stato uno dei padri della psicosomatica in Italia. Diceva che una malattia guarisce non quando spariscono i sintomi, ma quando il corpo ha messo in atto quelle risposte che gli consentono di non ammalarsi più successivamente. È questo il mantra della Medicina di Segnale. Lo stesso vale per qualunque altro parametro fuori posto. Vanno rimosse le cause che provocano i sintomi.

La pressione alta è un altro segnale. Come interpretarla?

Se ho la pressione alta la soluzione non è il farmaco che l’abbassa, ma occorre fare in modo che il corpo vada a correggere quei segnali scorretti che l’hanno fatta innalzare, in modo che rimanga poi l’equilibrio. La pressione è la risposta del corpo all’incapacità del sangue di raggiungere il cervello. Tra le situazioni che la determinano c’è per esempio il sale, che comporta ritenzione di liquidi. Si lavorerà, pertanto, sulla dieta iposodica. Altre cause possono essere l’elasticità delle arterie: facendo movimento si abbassa la pressione. Ancora, la presenza di grasso superfluo: ogni kg di grasso porta via 3 km di vasi capillari e quindi c’è bisogno di maggiore pressione. Ecco allora l’intervento sulla dieta. L’aglio e la cipolla, per esempio, sono alimenti che fluidificano il sangue; oggi c’è attenzione anche verso la quercetina, come antiossidante, ma sono altre le componenti per la fluidificazione, come l’allicina. Oggi tutto quello che è naturale viene tenuto in sottofondo, come la curcumina, l’ipericina, perché non hanno brevetto.

Un altro fattore che può incidere sulla pressione arteriosa è lo zucchero. Le impennate glicemiche portano all’intervento dell’insulina, che le abbatte, ma poi servono cortisolo e adrenalina, due ormoni pro-ipertensivi, per riportare la glicemia a livelli normali. Quella chiamata innalza la pressione. Anche uno stato agitato, ansioso, arrabbiato, angosciato fa salire la pressione. Posso pertanto lavorare a più livelli: psicoterapico, nutrizionale, sulle intolleranze alimentare, sale, zucchero, movimento fisico, yoga: sono strumenti per abbassarla e in modo naturale e stabile.

Un altro esempio è l’ipotiroidismo, che nelle donne sta diventando una malattia cronica. Che segnale dà?

Una tiroide sana rallenta l’attività in situazione di carestia, un segnale biologico. Era una difesa naturale del corpo, quando durante l’evoluzione dell’uomo scarseggiava il cibo. Questa situazione si crea ogni volta che si segue una dieta ipocalorica, si digiuna, si eccede nello sport: la tiroide ci difende rallentando. Un medico, se trova un paziente stanco o con valori del TSH aumentati, prescrive subito un farmaco per dare un impulso. Il medico di segnale tende invece a ripristinare le condizioni che hanno portato a quella condizione.

Non sempre l’equilibrio tiroideo è alterato solo dalla dieta. La secrezione di leptina prodotta dal tessuto adiposo, per esempio, è il segnale più importante all’ipotalamo quando sono normocalorico. Supponiamo, invece, che il segnale non sia più la leptina, ma un evento esterno: un trasloco, un cambio di città, un licenziamento, un lutto, perdita di lavoro, separazione, allontanamento dei figli. Nel linguaggio evolutivo significa sempre rischio di non portare a casa di che vivere. Queste cose insieme hanno lo stesso identico effetto sulla tiroide della carenza reale di cibo per l’uomo paleolitico. Il cervello traduce il segnale come rischio alimentazione e risponde allo stesso modo, rallentando l’attività tiroidea: è un meccanismo psicosomatico.

Osteoporosi, anoressia, depressione, ingrassamento e dimagrimento, squilibri tiroidei, senza usare farmaci di tipo “soppressivo”. Quali sono i campi principali della medicina di segnale?

Tolte le situazioni di chirurgia estrema e casi di emergenza, direi tutti i campi. In ogni patologia possiamo lavorare sulla prevenzione, con il corretto stile di vita, anche in fase curativa. La Medicina di Segnale è la medicina del futuro e ogni medico dovrebbe coniugare le proprie conoscenze mediche e interpretarle con una Medicina di Segnale.

I segnali vanno interpretati, ma poi serve una cura. Come si correggono i fattori?

Ogni visita di segnale prevede un’analisi completa della composizione corporea del paziente, su dieta e modello di vita, fumo, digestione: andiamo a vedere tutti i fattori che possono disturbare. Se devo curare un reflusso esofageo, per esempio, devo insegnare a masticare correttamente e a mangiare con calma, senza agitarsi. La visita è lunga, dura almeno un’ ora, un’ora e trenta e prevede una lunga anamnesi per impostare un nuovo stile di vita. Si opera in sinergia con vari specialisti: io lavoro con in studio fisioterapista, psicoterapeuta e nutrizionista.