Libertà di scelta terapeutica

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239457SDCCMYK35bassaTorniamo nuovamente su un tema che abbiamo affrontato nei mesi scorsi (vedi MN di settembre e ottobre 2013) e che sta molto a cuore a operatori e pazienti omeopatici, ma più in generale ai cittadini tutti: le tariffe dei medicinali omeopatici e il Decreto del Ministero della salute 2012 che ha aggiornato gli importi delle tariffe dei medicinali omeopatici. A gennaio è stata emessa una sentenza del Tar Lazio che accoglie il ricorso di Omeoimprese contro il decreto tariffe del Ministero della Salute, voluto da Aifa, per la parte riguardante il rinnovo della registrazione dei medicinali omeopatici soggetti a registrazione semplificata. È stata così censurata la volontà di Aifa di richiedere tariffe troppo esose anziché concordare con il settore importi compatibili con le esigenze dello Stato, ma anche con le possibilità economiche delle aziende e, almeno per il momento, sono state ripristinate le antiche tariffe. Purtroppo questo cambiamento di rotta non è stato seguito apparentemente da nessun ripensamento di Aifa e tanto meno si è dato corso all’accordo raggiunto in autunno tra le imprese del settore e Governo e Aifa di rivedere le tariffe di autorizzazione con fortissime riduzioni, avvicinandosi così ai parametri in vigore negli altri stati europei, in particolare quelli di maggiore riferimento quali Francia e Germania, di cui abbiamo parlato nell’editoriale di MN del novembre scorso. Non sappiamo neppure se l’Ordine del giorno approvato in Senato e ribadito alla Camera che impegna il Governo a intervenire quanto prima per prorogare al 2018 il termine per la registrazione dei farmaci omeopatici avrà seguito. Siamo quindi in alto mare, almeno per quel che riguarda la speranza di una concreta e sostenibile soluzione. Il problema è, ancora una volta, la volontà di Aifa, più volte manifestata dai suoi più alti vertici, di opporsi a qualsiasi ipotesi di rinvio dei termini, necessario per trovare un accordo ragionevole sulle tariffe e soprattutto approntare le necessarie soluzioni tecniche per ridisegnare e semplificare le procedure di registrazione, come è stato richiesto da un altro ordine del giorno approvato dal Parlamento. Non si tratta di questioni meramente tecniche che coinvolgono solo il comparto produttivo dei medicinali omeopatici e non è neppure una questione di principio, che pure esiste e chiama in causa la libertà di scelta terapeutica. Il problema riguarda da molto vicino l’attività professionale dei medici, che oggi hanno grandi difficoltà ad avere a disposizione i medicinali da prescrivere, e le esigenze del cittadino di reperire facilmente i medicinali in farmacia. Ciò è stato recentemente evidenziato anche da una lettera firmata praticamente da tutte le associazioni e società scientifiche omeopatiche italiane di medici e pazienti e inviata alle autorità politiche e sanitarie del Paese che evidenzia giustamente l’allarme per la prospettiva, molto concreta, di scomparsa della maggior parte dei medicinali omeopatici, omotossicologici e antroposofici. Quanto riferito fa particolarmente impressione se lo leggiamo alla luce di quanto avvenuto di recente sul tema del rapporto fra cittadini e case farmaceutiche e il ruolo di Aifa nella tutela del cittadino, con la decisione di comminare una pesantissima multa alle multinazionali farmaceutiche Novartis e Roche, accusate di avere fatto un cartello per favorire la vendita di un farmaco più costoso (Lucentis della Novartis, costo 900 euro) rispetto a un prodotto dalle stesse caratteristiche ma più economico (Avastin della Roche, il cui costo è intorno ai 50 euro) per il trattamento della degenerazione maculare senile. Le accuse dell’Antitrust sono di aver causato una turbativa del mercato (aggiotaggio) attraverso la diffusione di notizie false e una truffa al Servizio Sanitario Nazionale, tramite l’opera di dissuasione esercitata sui medici a proposito della presunta pericolosità di Avastin. La Società Oftalmologica Italiana, che aveva dimostrato fin dal 2007 e diffuso la certificazione di equivalenza di sicurezza ed efficacia terapeutica dei due farmaci per la cura delle maculopatie, ha accusato Aifa di avere avallato la falsa tesi sostenuta da Roche e Novartis di una presunta pericolosità di Avastin e di avere di fatto bloccato l’utilizzo di questo farmaco meno costoso, in precedenza utilizzato nel 90% dei casi e ha chiesto di ripristinare la piena legittimità di utilizzo di Avastin sul territorio nazionale, come avviene in tutto il mondo, e consentire ai 100mila pazienti oggi esclusi dalle cure a causa dell’impossibilità degli ospedali italiani a utilizzare il farmaco meno costoso. Quindi, ancora una volta abbiamo due pesi e due misure: da una parte medicinali poco costosi ostacolati nella loro diffusione benché tutti a carico dei cittadini e dall’altra l’incentivazione all’uso dei farmaci più costosi che vanno a gravare sul bilancio dello Stato. Ancora una volta l’intreccio fra interessi commerciali di enormi dimensioni, ruolo degli organismi di controllo ed esigenze dei cittadini di tutela della propria salute si dimostra inestricabile, ma l’esigenza di atti che facciano chiarezza su quanto avvenuto in questa vicenda e più in generale sui rapporti fra l’autorità regolatoria e “big-pharma”, così come la garanzia di un pieno accesso ai farmaci per operatori e pazienti omeopatici è ormai improcrastinabile.

Elio Rossi