L’importanza di acido linoleico e microbiota nella prevenzione delle psicopatologie

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Massimo Cocchi, presidente onorario della Società italiana di biologia sperimentale, ci parla della scoperta della correlazione tra bassi livelli di acido linoleico (e colesterolo) nelle membrane cerebrali e malattie come depressione maggiore e disturbo bipolare

La depressione colpisce il 5% della popolazione mondiale. In Italia ne soffrono 3 milioni di persone, di cui oltre 2 milioni di donne, e un milione nella forma maggiore. La diagnosi nella fase di insorgenza è però spesso errata e il più delle volte nasconde un disturbo bipolare, che può avere conseguenze molto gravi se trattato con farmaci inadeguati.

Oggi è possibile una diagnosi precisa attraverso dei biomarcatori: gli acidi grassi della membrana cerebrale, che svolgono un ruolo cruciale nelle psicopatologie. In particolare la ridotta quantità di acido linoleico, marker che va di pari passo con il colesterolo, «tutt’altro che un nemico». La scoperta, pubblicata su diverse riviste scientifiche (tra cui Applied Sciences e Bmc Neuroscience) che sono valse la candidatura nel 2008 al Kyoto Prize (l’equivalente giapponese del Nobel), è di Massimo Cocchi, presidente onorario della Società italiana di biologia sperimentale Sibs-1925.

Il ruolo degli acidi grassi delle piastrine

«Gli aspetti che ci hanno portato a poter identificare alcune delle psicopatologie più importanti, come depressione maggiore e disordine bipolare, sono stati ottenuti dagli acidi grassi delle piastrine – spiega Cocchi – C’è una vastissima letteratura che le assimila al comportamento dei neuroni, di cui sono specchio. L’identificazione degli acidi grassi nelle piastrine di un soggetto, interpretate alla luce della rete neurale costruita insieme a Lucio Tonello, mio partner matematico, ha dato risultati straordinari, perché siamo riusciti a classificare le principali psicopatologie.

Abbiamo così ricavato alcune evidenze, per esempio il fatto che il livello di acido linoleico fosse molto basso. Tanto che era impossibile somministrarlo per raggiungere quello delle piastrine dei soggetti normali (il 20% contro il 5-10% dei soggetti psicopatologici: gli acidi grassi che entrano nelle membrane attraverso la dieta oscillano intorno all’1-2%).

Una fiorente letteratura dagli Anni 80 agli anni Duemila riconosceva poi nella ridotta concentrazione di colesterolo nel siero uno dei legami possibili con l’ideazione suicidaria. Noi abbiamo dimostrato che acido linoleico e colesterolo viaggiano insieme. Se c’è poco linoleico nella membrana, il colesterolo si deve ridurre per aumentare la fluidità; se è in eccesso, aumenta la fluidità e deve aumentare il colesterolo per meccanismi di compensazione. Oggi possiamo affermare che la ridotta quantità di linoleico può essere uno dei marker del suicidio. Quando abbiamo analizzato i casi di chi lo aveva tentato, i soggetti avevano tutti la più bassa quantità di linoleico».

Un’indagine sulle piastrine, attraverso per esempio una gascromatografia degli acidi grassi, permetterebbe, pertanto, un inquadramento diagnostico preciso, che eviterebbe la prescrizione di farmaci inadeguati che possono peggiorare lo stato di salute. «Tutta la psichiatria sbaglia la prima istanza diagnostica del 70%: 7 soggetti su 10 sono bipolari e non sofferenti di depressione maggiore, come era stato affermato durante la Decima giornata mondiale per la prevenzione del suicidio, svoltasi a Roma (2012)».

Curare le psicopatologie con il microbiota

L’asse gut-brain è al centro della ricerca da alcuni anni.  La corrispondenza tra malattie psicopatologiche e microbiota è stata indagata da Ted Dinan della University College Cork, tra gli studiosi pionieri che hanno dimostrato come il microbiota dei depressi fosse meno ricco per biodiversità, con innalzamento della proteina C reattiva (Pcr) e alterazione del triptofano. Agire sul microbiota è, pertanto, una delle chiavi innovative e moderne per contrastare i fenomeni psicopatologici.

«La psicopatologia si accompagna costantemente alla componente infiammatoria, dunque è molto probabile che ci sia la disbiosi – prosegue Cocchi – Tutti gli animali, uomo compreso, hanno un 1% di grasso linoleico nel cervello. È evidente che calando lo stato infiammatorio il linoleico non viene più modificato. È un meccanismo sottilissimo: dalla condizione normale a quella patologica si scende dall’1% allo 0,7%, che è però una riduzione del 30%. La disbiosi induce delle trasformazioni metaboliche sul triptofano, l’aminoacido da cui si forma la serotonina. Se arriva meno triptofano al cervello, si produce ancora meno serotonina. Il meccanismo che porta alla riduzione del triptofano è stato ampiamente studiato: si attivano dei sistemi enzimatici che fanno virare il meccanismo che porta dal triptofano alla serotonina verso l’acido chinolinico».

La dinamica della membrana cellulare, nel suo concetto di mobilità (fluidità e viscosità), rappresenta l’elemento regolatore della biodisponibilità della serotonina. «La differenza tra depressione maggiore e disturbo bipolare è condizionata dalla sua maggiore o minore captazione e lo abbiamo dimostrato. Abbiamo preso piastrine di soggetti con depressione maggiore e bipolari e abbiamo visto che c’era un po’ meno serotonina nei primi rispetto ai secondi».

Probiotici contro la disbiosi

Recuperare l’equilibrio generale dell’intestino e ridurre infiammazione che porta alla distruzione del triptofano, alla base della produzione di serotonina. La soluzione individuata dal professor Cocchi è un probiotico che unisce due ceppi, il lattobacillo Rhamnosus e il bifidum Longum, oltre al B. Lactis. Il lavoro pubblicato su Nutrition (3,4 di impact factor) ha dimostrato che è in grado di controllare il grado di infiammazione: (…) “La formulazione probiotica ha indotto un aumento significativo della produzione di interleuchina-10 (IL-10), citochina antinfiammatoria ed è stata in grado di ridurre la secrezione delle principali citochine proinfiammatorie IL-1β e IL-6 rispettivamente del 70% e dell’80%”.

  • Sichetti M, De Marco S, Pagiotti R, Traina G, Pietrella D. Anti-inflammatory effect of multistrain probiotic formulation (L. rhamnosus, B. lactis, and B. longum). Nutrition. 2018 Sep;53:95-102. doi: 10.1016/j.nut.2018.02.005. Epub 2018 Feb 14. PMID: 29674267.