Occhi puntati sull’endotelio e su sostanze naturali, come L-Arginina e vitamina C. Questi due fattori sono al centro di recenti studi, tra cui le attività di ricerca coordinate dal consorzio ITME (International Translational Research and Medical Education) dell’Università Federico II di Napoli in collaborazione con l’Albert Einstein University di New York, Stati Uniti, che stanno profilando i possibili meccanismi fisiopatologici alla base dell’infezione da Covid-19 e le opzioni per il contrasto e la gestione degli effetti di (Long)-Covid.

Alla base dell’infezione

«Esistono prove concrete – dichiara Gaetano Santulli, professore di Farmacologia Molecolare e di Cardiologia presso l’Università americana – che la disfunzione endoteliale, nota per essere una delle principali cause di diverse patologie del sistema cardiovascolare tra cui ipertensione, aterosclerosi, diabete e aterotrombosi, possa favorire anche lo sviluppo di forme severe di Covid-19. Evidenza che troverebbe fondamento nel fatto che in pazienti positivi si sono osservate alterazioni della funzione endoteliale associate a ipertensione, diabete, tromboembolia e insufficienza renale».

A consolidare questo dato si è aggiunta una seconda informazione: l’evidenza, da studi di letteratura anch’essi recenti, che l’Arginina rappresenti il substrato dell’ossido nitrico sintasi, uno dei principali enzimi delle cellule endoteliali, a sua volta implicato nella produzione di Ossido Nitrico (NO). Quest’ultimo è prodotto dall’endotelio come modulatore del tono vascolare, ovvero svolge la funzione di mediatore endogeno di processi biologici, quali la vasodilatazione e la trasmissione degli impulsi nervosi. In buona sostanza, livelli adeguati di NO nell’endotelio vascolare sono un requisito per la corretta regolazione del flusso sanguigno e la vasodilatazione.

L’introduzione e l’impiego di sostanze naturali

A seguito della comprovata relazione fra endotelio e L-Arginina, il passaggio successivo dei ricercatori è stato valutare l’impatto dell’integrazione della sostanza, somministrata per via esogena, alla terapia standard in pazienti Covid affetti da forma severa non associata a linfocitopenia, ricoverati in sub-intensiva. È stato così avviato uno studio, randomizzato, in doppio cieco, controllato verso placebo, su 100 pazienti: a 10 giorni dall’inizio della somministrazione, due dosi di 1.66 grammi di L-Arginina al giorno libera da sali, in oltre il 70% di essi si è potuto procedere alla riduzione del supporto respiratorio, a fronte di un deciso miglioramento della funzionalità respiratoria.

Le ricadute sono state vantaggiose anche per il sistema con la riduzione della degenza, scesa a circa 25 giorni rispetto a 46 di degenza media dei pazienti in trattamento con il placebo. «La ridotta permanenza in ospedale – aggiunge Giuseppe Fiorentino, Primario del reparto di Pneumologia dell’Ospedale Cotugno di Napoli – significa per il paziente minore esposizione anche ad ulteriori infezioni, supportata anche d’azione di L-Arginina sulla risposta immunitaria e infiammatoria. A ciò si sono aggiunti benefici sulla funzionalità endoteliale anche nel lungo periodo, in pazienti affetti da Long-Covid e in generale, una sensibile riduzione dell’astenia in soggetti in trattamento».

Alleanza Napoli-Roma

Visti i presupposti di efficacia anche nel post malattia, al fine di monitorare i pazienti affetti da Long Covid, è stato implementato presso il Presidio Columbus della Fondazione Policlinico Gemelli di Roma un Day Hospital Post-Covid che prevede un programma di riabilitazione personalizzata, respiratoria e motoria, l’introduzione di supporti nutrizionali a base di vitamine e aminoacidi, nello specifico L-Arginina e Vitamina C liposomiale, associati a un corretto stile di vita.

«Per confermare l’efficacia di questo approccio nutrizionale – chiarisce Matteo Tosato, geriatra responsabile dell’unità ospedaliera di Day Hospital Post-Covid del Gemelli – é in corso una sperimentazione per misurare la capacità di svolgere le normali attività quotidiane o il grado di limitazioni funzionali del soggetto, valutata sia con test soggettivi, come il six minute walking test (6MWT), il test della sedia e di esauribilità, test oggettivi dei valori sanguigni, quali l’attività dei monociti e la presenza di acidi grassi per un periodo di 30 giorni». Lo studio segue una precedente esperienza empirica nella quale si era osservato un miglioramento della sintomatologia generale post-covid a un mese dalla terapia con supporti nutrizionali a base di vitamine e aminoacidi.