Per la prima volta è stato definito l’Eye Community State Typ utilizzando tecniche di metagenomica, di sequenziamento del 16S rRNA. Tale metodica ha permesso di definire con migliore precisione il microbiota dell’occhio sano, stratificando e tipizzando le comunità batteriche presenti, anche in relazione al genere: aspetto essenziale per arrivare a comprendere possibili malattie oculari e sviluppare terapie mirate. Lo studio (Exploring the Healthy Eye Microbiota Niche in a Multicenter Study”) è stato pubblicato di recente sull’International Journal of Molecular Sciences.

Il microbiota oculare

Come qualsiasi altro tessuto o organo, anche l’occhio ha un tipico microbiota. Ricercatori italiani, spagnoli, inglesi e lettoni hanno avviato analisi mirate alla definizione della popolazione composita attraverso l’utilizzo di tecnologie omiche, ovvero analisi metagenomiche, nello specifico sequenziando il 16S rRNA, che hanno permesso di categorizzare e tipizzare la comunità batterica presente (nel microbiota) dell’occhio. Tecniche innovative che hanno così “attualizzato” il concetto di Eye Community State Typ (ECST), definendone le diverse popolazioni, arrivando a rilevare nove ECST, definirne la ricchezza e l’uniformità delle comunità batterica, identificandone i diversi phyla.

La prevalenza batterica

Le analisi omiche condotte su un campione di circa 140 pazienti hanno messo in evidenza che il microbiota oculare sano è caratterizzato da una relativa stabilità e da una bassa diversità. In particolare si è osservata una generale importante prevalenza di Staphylococcus nei campioni esaminati e di batteri commensali, ambientali e opportunistici comuni a tutti gli individui. Tra questi: Proteobacteria, Actinobacteria e Firmicutes sono i phyla dominanti, mentre in rapporto al genere i taxa più comuni sono risultati Pseudomonas, Propionibacterium, Bradyrhizobium, Corynebacterium, Acinetobacter, Brevundimonas, Stafilococchi, Aquabacterium, Sphingomonas, Streptococcus, Streptophyta e Methylobacterium.

Dunque una prima evidenza è che nonostante la discreta diversità batterica, il microbiota oculare rispetto a quello di altri organi, ad esempio intestino, cute o cavità orale, risulta molto ricco e variegato, presenta cioè un microbioma a bassa diversità con pochi generi predominanti. I ricercatori ne hanno infatti evidenziati solo 88 differenti.

L’informazione e le indagini condotte, molto preziose, attraverso un’analisi di clustering simile a quella dell’”enterotipizzazione” del microbiota intestinale, hanno portato a distinguere e rilevare nove ECST differenti.

Orizzonti scientifici presenti e futuri

La comprensione della composizione e la funzione del microbioma e microbiota oculare sano sono un punto chiave per lo sviluppo di terapia e/o di probiotici potenzialmente in grado di migliorare l’omeostasi dell’occhio e del microbiota oculare stesso, prevenendo e/o contrastando lo squilibrio associato ad alcune malattie.

Queste informazioni potranno essere sfruttate in future per avviare linee di ricerca utili da un lato a differenziare, ad esempio, la composizione del microbiota delle diverse componenti dell’occhio (congiuntiva inferiore e superiore ad esempio) come anche a stratificare l’analisi per sesso, età e altri potenziali fattori confondenti.

Dall’altro a indagare il viroma, la componente virale, o il micobiota, la componente fungina dell’occhio. Tali informazioni saranno alla base della comprensione dell’innesco di specifiche condizioni cliniche e quindi l’avvio per lo sviluppo di terapie mirate.

Fonte:

  • Borroni D, Paytuví-Gallart A, Sanseverino W, Gómez-Huertas C, Bonci P, Romano V, Giannaccare G, Rechichi M, Meduri A, Oliverio GW, Rocha-de-Lossada C, On Behalf Of Lucy Consortium. Exploring the Healthy Eye Microbiota Niche in a Multicenter Study. Int J Mol Sci. 2022 Sep 6;23(18):10229.