Non solo benefici per il cuore: gli acidi grassi Omega-3, come EPA e DHA, potrebbero rappresentare un valido supporto nella protezione e/o miglioramento della funzione cognitiva nella popolazione di mezza età. Sono gli esiti di uno studio pubblicato su Neurology (Association of Red Blood Cell Omega-3 Fatty Acids With MRI Markers and Cognitive Function in Midlife: The Framingham Heart Study), condotto da ricercatori del Biggs Institute americano, specializzato nella cura di malattie neurodegenerative più tipiche del cervello, tra cui l’Alzheimer.

Lo studio è di rilevanza fondamentale, in un’ottica di prevenzione a costo contenuto, se si considera che attualmente nel mondo oltre 55 milioni di persone convivono con una demenza, con dati in crescita. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) stima all’incirca 75 milioni di casi entro il 2030 e 132 milioni entro il 2050, con circa 10 milioni di nuova diagnosi all’anno, 1 ogni 3 secondi.

Lo studio

È importante in termine di numeri, contenuti, obiettivi, risultati e per la potenziale azione di prevenzione, rivolta soprattutto a pazienti dell’età di mezzo. Con l’obiettivo di “misurare” l’eventuale impatto degli Omega-3 sul benessere cognitivo, già evidente nella popolazione senior, anche in una fascia più giovane, lo studio ha coinvolto 2.183 partecipanti senza demenza e senza ictus, con età media 46 anni, di cui 53% donne e 22% portatori di APOE-e4, una variazione genetica che espone a un rischio di elevato di sviluppare l’Alzheimer.

I ricercatori, su questa popolazione di pazienti proveniente dal Third-Generation and Omni 2 cohorts of the Framingham Heart Study, hanno provveduto a rilevare e incrociare le concentrazioni di Omega-3 presenti nei globuli rossi, con le immagini di risonanza magnetica e alcuni marcatori cognitivi legati all’invecchiamento cerebrale.

I risultati

Sono positivi e a favore dell’efficacia di Omega-3. Lo studio fa infatti osservare che un indice più alto di questa componente correla a volumi ippocampali maggiori (deviazione standard unità beta ± errore standard; 0,003 ±0,001, p=0,04), migliore ragionamento astratto (0,17 ±0,07, p=0,013), con risultati sovrapponibili, individualmente, per le concentrazioni di DHA o EPA.

Ovvero, la stratificazione per stato APOE-e4 ha mostrato associazioni tra concentrazioni più elevate di DHA o indice di Omega-3 e volumi ippocampali maggiori nei non portatori di APOE-e4, mentre concentrazioni più elevate di EPA erano correlate a un migliore ragionamento astratto nei portatori di APOE-e4 in cui si sarebbe osservata anche una riduzione della malattia dei piccoli vasi.

Infine, esclusivamente in portatori di APOE-e4, livelli più alti di tutti i predittori di Omega-3 erano correlati a un minor carico di iperintensità della sostanza bianca.

Gli Omega-3

Il meccanismo di azione con cui questi agiscano sull’aspetto cognitivo non è ancora chiaro, tuttavia si ipotizzano alla base differenti (re)azioni: che gli acidi grassi Omega-3, necessari nella membrana dei neuroni, sostituiti con altri tipi di acidi grassi, rendano i neuroni stessi instabili o, ancora, si stima l’azione antinfiammatoria compartecipata di DHA ed EPA. Le prima evidenze, tuttavia da accreditare, segnalerebbero che un consumo aumentato di Omega-3 possa svolgere un’azione protettiva/preventiva sulla salute del cervello.

Fonte:

  • Satizabal CL, Himali JJ, Beiser AS, Ramachandran V, Melo van Lent D, Himali D, Aparicio HJ, Maillard P, DeCarli CS, Harris W, Seshadri S. Association of Red Blood Cell Omega-3 Fatty Acids With MRI Markers and Cognitive Function in Midlife: The Framingham Heart Study. Neurology. 2022 Oct 5;99(23):e2572–82.