La diarrea rappresenta un possibile effetto collaterale in pazienti in terapia antibiotica, sperimentata in circa il 5-35% dei casi. Evento di norma controllabile e senza implicazioni severe. Tuttavia, in specifici cluster di pazienti, tra cui anziani, soggetti fragili, comorbidi e/o ospedalizzati, la diarrea potrebbe associarsi ad alcuni fattori di rischio: aumento dei tempi di degenza, probabilità superiore di manifestare infezioni intestinali da Clostridioides difficile e altre implicazioni.
Un recente studio italiano, condotto dal Dipartimento di Medicina Interna dell’Ospedale San Carlo di Nancy di Roma e pubblicato su Microorganisms, sembra dimostrare che l’integrazione di specifici ceppi probiotici durante la terapia antibiotica possa prevenire la sintomatologia associata alla diarrea da antibiotici e contrastare il rischio di conseguenze più severe.
Lo studio
Randomizzato, in aperto, ha coinvolto 113 pazienti adulti, di cui 49 uomini e 64 donne, di età media 69,6 ± 21,3 anni. I partecipanti sono stati ricoverati, tra gennaio e settembre 2023, in terapia orale o parenterale da almeno 5 giorni con antibiotici quali: ceftriaxone, piperacillina/tazobactam, metronidazolo, meropemen, vancomicina, azitromicina, amoxicillina/acido clavulanico o altri principi attivi, per il trattamento di infezioni urinarie, respiratorie, cutanee, del tratto biliare, endocarditi, diverticoliti e/o altro.
Una volta randomizzati i pazienti sono stati candidati a ricevere in un rapporto 1:1, la sola terapia antibiotica (gruppo di controllo) o un mix probiotico in stick orali da 1,4 g (2×1010 CFU) 2 volte al giorno in combinazione alla terapia antibiotica.
Endpoint primario dello studio era, infatti, valutare la capacità dell’integrazione con probiotici nel ridurre il rischio di sviluppo di diarrea da antibiotici (AAD), di infezioni intestinali, correlate soprattutto a Clostridioides difficile (CDI, C. difficile Infection), evento altamente probabile durante ricoveri ospedalieri, specie in persone over 65 e in pazienti anziani, così come la comparsa di sintomi gastrointestinali quali nausea, vomito e dolori addominali, numero di evacuazioni.
Sintomatologie tutte stimolate da uno stato di disbiosi del microbiota intestinale, alterato da diverse cause: la somministrazione di molecole poco selettive e/o di difficile assorbimento a livello di intestino tenue, terapie ad alto dosaggio e/o di lunga durata, la farmacocinetica del principio attivo, il meccanismo di azione degli antibiotici e altro.
Inoltre, lo studio ha valutato la necessità di eventuali altri trattamenti e insorgenza di eventi avversi attribuibili al mix probiotico somministrato (endpoint secondario). In aggiunta, va detto che le disbiosi intestinali associano spesso anche alla riduzione della produzione di acidi grassi a catena corta (SCFA, Short-Chain Fatty Acid), squilibri elettrolitici, disfunzioni della barriera intestinale e allentamento delle giunzioni strette (tight-junctions) presenti nell’epitelio, con conseguente maggiore propensione all’attivazione immunitaria locale e allo sviluppo di infiammazione della mucosa intestinale.
Caratteristiche del probiotico
Non un prodotto qualunque, ma un probiotico a base di Limosilactobacillus reuteri LMG P-27481 e Lacticaseibacillus rhamnosus GG ATCC 53103, somministrato oppure no, ai pazienti arruolati nello studio.
I risultati confermano l’efficacia di questo specifico mix in termine di endpoint primari soddisfatti, capace cioè di ridurre l’incidenza della diarrea da antibiotici, azzerare le infezioni da C. difficile, e migliorare i sintomi gastrointestinali.
Tra i risultati più rilevanti si è osservata la comparsa di ADD solo nell’11% dei pazienti in media 4 giorni dopo l’avvio della terapia antibiotica, ma mai durante il follow-up post trattamento, rispetto al 28% del gruppo di controllo (p < 0,01), con una riduzione dell’incidenza di circa il 30%.
Riguardo alla CDI non si sono registrati casi nel gruppo di intervento, a fronte invece dell’11% di eventi nei pazienti del gruppo di controllo, con insorgenza in media a 7 giorni dall’inizio del trattamento antibiotico e richiesta di somministrazione di antibiotici specifici per il suo contrasto.
Infine, si sono osservati benefici anche sui sintomi gastrointestinali dall’aggiunta del mix probiotico, che si è tradotta in una più ridotta incidenza di diarrea e vomito passata dal 9% (gruppo di controllo) al 2% (p < 0,05). Infine, il mix di probiotici ha dimostrato un buon profilo di tollerabilità.
In conclusione
Lo studio sembra suggerire che un trattamento con un mix probiotico a base di Limosilactobacillus reuteri LMG P-27481 e Lacticaseibacillus rhamnosus GG ATCC 53103 sia attivo nel prevenire la diarrea da antibiotici, azzerare le infezioni da C. difficile in pazienti ricoverati trattati con diverse classi di antibiotici e nel migliorare i sintomi gastrointestinali. Ciò a vantaggio di una riduzione della durata dei ricoveri di pazienti ospedalizzati, con sensibile benefico anche per il sistema sanitario.
Pertanto, in funzione delle evidenze gli autori suggeriscono e concludono che i probiotici vadano somministrati fin dall’inizio della terapia antibiotica e per tutta la durata del trattamento.
Fonte: Saviano A, Petruzziello C, Cancro C et al. The Efficacy of a Mix of Probiotics (Limosilactobacillus reuteri LMG P-27481 and Lacticaseibacillus rhamnosus GG ATCC 53103) in Preventing Antibiotic-Associated Diarrhea and Clostridium difficile Infection in Hospitalized Patients: Single-Center, Open-Label, Randomized Trial. Microorganisms, 2024, 12(1):198.