L’Italia si posiziona sopra la media europea e in questo caso non è un buon “sintomo”: parliamo infatti di prevalenza dei disturbi mentali. Ne soffrirebbe oltre un italiano su cinque, secondo quanto emerso dall’Headway – Mental Health Index 2.0, un rapporto di analisi sulla diffusione di disagi mentali in Europa, Italia compresa, realizzato da The European House – Ambrosetti in partnership con Angelini Pharma.

I disturbi mentali: quali e quanti

Un dato di fatto è che sono largamente presenti nel contesto Europeo, cresciuti sensibilmente nell’arco degli ultimi tre anni, complice e a seguito della pandemia. Tra quelli a maggiore diffusione ci sono ansia e depressione che colpiscono soprattutto alcune popolazioni target, primi fra tutti gli adolescenti. Il rapporto evidenzia che sono “vittime” di ansia (28%), depressione (23%), solitudine (5%), stress (5%) e paura (5%). Problemi che, oltre che a livello psicoemotivo, si ripercuotono anche sulla diminuzione del rendimento scolastico: ansia e depressione sono spesso causa di abbandono degli studi e in media, in tutta l’UE, gli studenti che manifestano un disagio mentale hanno il 24% di probabilità in più di ripetere un esame.

Emerge, inoltre, che almeno il 50% dei disturbi di salute mentale esordisce prima dei 15 anni, nell’80% con manifestazioni prima dei 18 anni, trasformandosi in alcuni casi come un problema cronico che persisterà a vita. Il sistema scolastico rappresenta uno strumento importante nello sviluppo di una buona salute mentale per bambini e adolescenti. Dato critico: solo un individuo su 3 con disturbi mentali riceve un trattamento sanitario adeguato.

Gli indicatori

Il Rapporto, per la prima volta da quanto è stato lanciato nel 2017, ha analizzato i potenziali fattori impattanti sullo stato di salute mentale dei cittadini nei 27 Paesi dell’Unione Europea e nel Regno Unito, utilizzando 55 indicatori chiave di performance (KPI). Di rilievo sono i determinanti ambientali: «Questi – spiega Daniela Bianco, partner e responsabile Area Healthcare di The European House – Ambrosetti- vanno intesi come tutte le condizioni esterne che influenzano la vita, lo sviluppo e la sopravvivenza di una persona, sottolineando l’impatto significativo di fattori quali il cambiamento climatico, i conflitti e le migrazioni».

Il tasso di criminalità, fra i KPI analizzati, riporta per esempio grande variabilità tra i Paesi: gli effetti degli atti di violenza, indipendentemente che sia vissuta in prima persona oppure no, hanno un impatto negativo soprattutto sull’aumento dei casi di depressione, incidente all’incirca per l’8% in Italia posizionandola a metà classifica, così come il bullismo che colpisce migliaia di bambini e adolescenti nell’Unione Europea, rappresenta un importante fattore di rischio per i disturbi della salute mentale nei giovani.

Sempre in un contesto sociale, le condizioni abitative sfavorevoli, ad esempio il sovraffollamento, aumentano le probabilità di sviluppare un disordine mentale, disagio psicologico e depressione: un dato importante considerando che in Italia circa il 20% della popolazione vive in condizioni precarie. Non ultimo, l’urbanizzazione e la carenza di spazi verdi, una fonte preziosa per alleviare stress e ansia, si associano alla maggiore incidenza di disturbi mentali: l’Italia si trova al 21° posto su 28 Paesi.

Le conseguenze sono importanti: in Europa, i disturbi mentali e comportamentali e i suicidi pesano per il 4,8% sul totale dei decessi esitati, solo nel 2020, in 250.000 unità; l’Italia al 12° posto dietro alla Spagna. In generale oltre 52.000 decessi sono riconducibili a suicidio, la 4° causa di morte nella popolazione di età inferiore ai 20 anni, dove Grecia, Cipro, Malta e Italia registrano i tassi più bassi.

La resilienza

Il Rapporto ha analizzato anche la capacità dei Paesi a reagire a tali situazioni di difficoltà: Finlandia è la più resiliente, mentre l’Italia risulta tra le nazioni più esposte. Tra le cause: la crisi economica post-pandemia, le ricadute della guerra in Ucraina, i flussi migratori, il rischio di recessione economica. Nel quotidiano è stata considerata anche la capacità dei Paesi di rispondere alle esigenze di persone con disturbi mentali all’interno della società, in particolare nelle scuole e nei luoghi di lavoro: vero è infatti che per il 20% il problema colpisce in età lavorativa e il tasso di occupazione delle persone affette da disturbi mentali gravi è inferiore di circa il 20-30% rispetto a chi non ne soffre, con ripercussioni anche sulle retribuzioni medie.

Le azioni in Italia

In questa criticità emerge un “fiore all’occhiello”: l’Italia, infatti, si è classificata nona fra i Paesi che hanno totalizzato il punteggio più alto per quanto riguarda la qualità dell’assistenza sanitaria per i disordini mentali.

In generale, sebbene vi siano forti differenze nella spesa sanitaria in salute mentale tra i Paesi europei (Italia 3%), si stanno facendo passi avanti almeno in termine di aumento di strutture ambulatoriali dedicate, passate da 3,9 a 9,1 per 1.000 abitanti a livello Europeo.

Nonostante il sistema di assistenza e cura dei disordini mentali in Italia abbia ancora sensibili margini di miglioramento, va riconosciuto l’avvio di alcune importanti misure; tra queste nel luglio 2022, il vero del bonus psicologo per aiutare le persone che hanno subìto gli effetti della pandemia ad accedere ai servizi di salute mentale, nel marzo 2023 l’insediamento del Tavolo tecnico per la Salute Mentale con il compito di elaborare delle linee guida per il miglioramento dei percorsi di prevenzione, trattamento e riabilitazione di tutta la popolazione, con una particolare attenzione agli individui più fragili e maggiormente colpiti da disordini mentali. È inoltre in fase di discussione un disegno di legge per istituire la figura dello psicologo scolastico in ogni ordine e grado, essendo l’Italia l’unico Paese Europeo a esserne ancora privo.