In occasione della Giornata mondiale della Sindrome Feto-alcolica e dei disturbi correlati la Sin lancia un appello circa l’importanza di rinunciare all’assunzione, anche moderata o occasionale, di alcol durante la gravidanza, per scongiurare rischi per la salute di madre e bambino

Nonostante l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) abbia individuato nella gravidanza e nell’allattamento due momenti di particolare vulnerabilità per l’esposizione a sostanze alcoliche, tanto per la madre quanto per il bambino, con possibili conseguenze sulla salute di lungo termine, è emerso dal rapporto Istisan 21/25 che, a livello globale, il 10% delle donne in gravidanza consuma ancora alcol in forma moderata o occasionale. Un consumo moderato o occasionale di sostanze alcoliche viene difatti percepito erroneamente come privo di conseguenze dalla maggior parte delle gestanti.

È per questo che in occasione della Giornata Mondiale della Sindrome Feto-alcolica e dei disturbi correlati, che si celebra il 9 settembre, la Società italiana di neonatologia (Sin) intende ribadire quanto l’esposizione all’alcol, seppure moderata, possa comportare seri rischi, sia per la madre sia per il feto, con possibili gravi conseguenze per la salute di lungo termine.

«L’alcol passa sempre attraverso la placenta, a prescindere dall’epoca gestazionale, dalla quantità assunta o dal tipo di bevanda. Anche un consumo “occasionale e moderato” può avere conseguenze permanenti e irreversibili sul nascituro a causa dell’azione embriotossica e teratogena dell’etanolo – ha sostenuto il presidente Sin, Luigi Orfeo – Il feto, infatti, non è in grado di metabolizzare l’alcol, perché privo degli enzimi necessari e quindi anche una minima quantità ne pregiudica la salute. Perciò l’alcolemia fetale è sovrapponibile all’alcolemia materna: quando la mamma beve, il bimbo beve».

I rischi più gravi

Tra i rischi più gravi derivanti dall’assunzione di alcol in gravidanza ci sono la Fasd, o spettro dei disturbi feto alcolici, una permanente disabilità neurocognitiva determinata dall’esposizione all’etanolo in utero, di cui la Fas, o sindrome feto alcolica rappresenta la forma clinica più grave e pienamente espressa. In Italia, il rapporto dei nati con Fasd da donne che assumono alcol è di 1 a 67 e dei nati con Fas di 1 a 300. Dati questi, verosimilmente sottostimati.

Promuovere la prevenzione

Al fine di promuovere una campagna di sensibilizzazione e prevenzione della Fasd, l’Istituto superiore di sanità ha avviato uno studio, ancora in corso, su “Prevenzione, diagnosi precoce e trattamento mirato dello Spettro dei Disturbi Feto Alcolici (Fasd) e della Sindrome Feto Alcolica (Fas)”, che ha come obiettivo quello di monitorare il reale consumo di alcol in gravidanza ed esposizione all’etanolo in utero, sensibilizzare la popolazione sui danni alcol correlati per la salute materno-infantile e formare il personale socio-sanitario sulla prevenzione, diagnosi e il trattamento mirato della Fasd.

Progetto, campione e obiettivi

Il progetto, primo nel suo genere, ha reclutato 2mila gestanti e altrettanti neonati sul territorio nazionale. La raccolta dati, sia soggettivi sia oggettivi, ha associato a un questionario volto a indagare le abitudini alimentari prima e durante la gravidanza, la donazione di un campione biologico da parte delle mamme (una ciocca di capelli o un campione di meconio del neonato nelle prime ventiquattro ore di vita) per la ricerca in laboratorio dell’etilglucuronide, un biomarcatore specifico del metabolismo dell’alcol. Sono stati attivati, inoltre, numerosi interventi di formazione e sensibilizzazione del personale sanitario, rivolti a ostetriche, pediatri, medici di base, ginecologi, assistenti sociali e psicologi.’

Il reclutamento, associato alla distribuzione di materiale informativo in 28 centri, ha rappresentato anche un’occasione di sensibilizzazione volta a sfatare il principio del “piccola dose, piccolo danno”, in base al quale poco alcol non determina problemi, puntando invece a far passare il messaggio “zero alcol zero Fasd”. Prevenire i disordini feto-alcolici è difatti possibile soltanto escludendo totalmente l’assunzione di alcol in gravidanza.