I ritmi circadiani alterati, dovuti a sonno irregolare, pasti a tarda notte o lavoro su turni, possono aumentare il rischio di obesità, diabete e malattie cardiache, mentre ritmi giornalieri costanti possono favorire una migliore salute cardiometabolica. Sono le dichiarazioni dell’AHA (American Heart Association) pubblicata sulla rivista Circulation, a seguito di prove scientifiche che correlerebbero il sistema circadiano alla salute metabolica e cardiovascolare.

I fattori fondanti della salute cardiometabolica

Sonno regolare, esposizione alla luce del mattino, esercizio fisico, pasti a orari appropriati si associano a un minor rischio cardiovascolare. Seppure l’evidenzia sia chiara, il nesso di causalità rimane limitato; dare risposta a questo legame è una priorità della ricerca e nello specifico degli autori del presente studio. I quali chiariscono che la salute circadiana è un concetto più ampio della salute del sonno, estendendosi anche alla regolazione dei processi fisiologici nell’arco delle 24 ore.

Tempo che governa il sistema circadiano, coordina funzioni chiave come la secrezione ormonale, il metabolismo, la funzionalità cardiaca e il tono vascolare. Questi ritmi interni sono mantenuti da un orologio centrale nell’ipotalamo e da orologi periferici localizzati nei tessuti, contribuendo in sinergia a sincronizzare le funzioni corporee con il ciclo luce-buio esterno. I ritmi circadiani endogeni differiscono dai modelli diurni guidati da stimoli esterni, come la luce o il comportamento, dove una sincronizzazione alterata può danneggiare la salute cardiometabolica e aumentare il rischio di obesità, diabete e malattie cardiovascolari.

L’esposizione alla luce

La luce solare mattutina o la luce intensa degli interni allineano l’orologio biologico interno con il ciclo giorno-notte esterno, favorendo la vigilanza e una migliore qualità del sonno. Al contrario, la luce intensa serale, in particolare quella proveniente da dispositivi che emettono luce blu, ritarda i ritmi circadiani, sopprime la melatonina e interferisce con l’addormentamento.

Un ritmo del sonno irregolare, come quello che si verifica nei turni di lavoro o nel jet lag, così come anticipare l’ora del coricamento o ritardare quella del risveglio interrompe l’esposizione ai segnali di luce naturale, causando un disallineamento biologico. Non meno importante il ruolo e il momento del pasto nella sincronizzazione metabolica che funge da segnale secondario; influisce infatti principalmente sugli orologi periferici di organi come fegato e pancreas: mangiare a tarda notte o in finestre temporali prolungate può desincronizzare i ritmi metabolici e aumentare il rischio di obesità, diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari. Così come abitudini alimentari precoci, allineate con l’attività diurna, sono collegate a migliori risultati metabolici.

L’esercizio fisico

Non va sottovalutato poiché esercita, tra i tanti aspetti, anche effetti tempo-dipendenti sui ritmi circadiani. Ad esempio l’esercizio mattutino o pomeridiano può anticipare l’orologio interno, mentre quello serale può ritardarlo. Sebbene i suoi effetti siano più deboli di quelli dell’esposizione alla luce, l’attività fisica aiuta a sincronizzare i tessuti periferici, soprattutto nel muscolo scheletrico, che svolge un ruolo cruciale nel metabolismo del glucosio e dei lipidi. Tuttavia, la tempistica ottimale dell’esercizio rimane incerta e può variare in base al cronotipo, all’uso di farmaci e allo stato alimentare. Approcci individualizzati che tengano conto di questi fattori possono aiutare a ottimizzare i risultati cardiometabolici.

Disallineamento circadiano e disturbi cardiometabolici

Come anticipato, esisterebbe una stretta relazione fra questi due fattori, dove il disallineamento tra i ritmi circadiani interni e i comportamenti esterni contribuirebbe allo sviluppo di diversi disturbi metabolici e cardiovascolari. Ad esempio, l’obesità è stata correlata a ritmi irregolari del sonno e dell’alimentazione, con lavoratori su turni e soggetti con elevata variabilità nella tempistica o nella durata del sonno che farebbero osservare un indice di massa corporea più elevato e una maggiore adiposità centrale.

Anche mangiare durante la notte, specie in questi contesti con ritmi circadiani già alterati, favorirebbe l’aumento di peso a causa dello sfasamento degli ormoni dell’appetito, riduzione del dispendio energetico e alterazione del metabolismo del glucosio. In particolari contesti clinici, quali il diabete di tipo 2, i ritmi circadiani alterati di sonno e pasti comprometterebbero la sensibilità all’insulina e il controllo glicemico, tanto che soggetti con orari irregolari, come i lavoratori a turni, farebbero registrare livelli più elevati di glicemia a digiuno, emoglobina glicata e incidenza di diabete.

Mangiare a tarda notte e ridurre la durata del digiuno esacerba la disregolazione glicemica, mentre un’alimentazione a orario ridotto migliora la tolleranza al glucosio. Le prove dei benefici glicemici di finestre alimentari diurne di 8 ore sono contrastanti; tuttavia, l’alimentazione a orario limitato è stata associata a miglioramenti del peso, dell’adiposità e dei livelli lipidici. Non vanno trascurati gli effetti sulla pressione: le irregolarità del ritmo circadiano correlerebbero all’ipertensione. L’AHA sottolinea che questi risultati supportano l’importanza di raccomandazioni cliniche personalizzate piuttosto che di approcci cronoterapeutici uniformi.

Strategie per migliorare la salute circadiana e metabolica

Interventi comportamentali che promuovono cicli sonno-veglia regolari e orari dei pasti precoci e regolari possono stabilizzare i ritmi interni. Secondo l’AHA, tali interventi possono essere particolarmente utili per le persone esposte a una luce diurna limitata, inclusi i lavoratori su turni e coloro che vivono ad alte latitudini. Così come l’alimentazione a tempo limitato, ovvero in una finestra alimentare di otto ore durante il giorno, allineando l’assunzione di nutrienti con l’attività circadiana, può supportare la salute metabolica migliorando la sensibilità all’insulina, il peso e i parametri lipidici.

Riguardo l’esercizio fisico a tempo aiuta a regolare gli orologi periferici e a migliorare la qualità del sonno, ma resta da definire la tempistica ottimale, molto probabilmente dipendente anche dal cronotipo individuale. L’ambito di ricerca sui ritmi circadiani dovrebbe tenere conto anche del cronotipo, dell’uso di farmaci e delle abitudini alimentari abituali per fornire raccomandazioni cliniche più mirate, aprendo al via ad un approccio di “medicina circadiana”, una potenziale nuova branca della scienza, che promuove la valutazione di un quadro comportamentale e clinico che integra i ritmi del sonno, dei pasti, della luce e dell’esercizio fisico, per migliorare gli esiti metabolici e cardiovascolari.

Adattare tali strategie al cronotipo e ridurre le disuguaglianze ambientali, come l’inquinamento luminoso e il carico di lavoro a turni, è fondamentale anche per promuovere una salute circadiana equa. Lo sviluppo di biomarcatori accessibili e tecnologie indossabili per valutare oggettivamente la fase circadiana è considerato un passo cruciale per tradurre la scienza circadiana nella pratica clinica e di sanità pubblica.

Fonte

Knutson K L, Dixon DD, Grandner MA et al. Role of circadian health in cardiometabolic health and disease risk: a scientific statement from the American Heart Association. Circulation., 2025. DOI: 10.1161/CIR.0000000000001388, https://www.ahajournals.org/doi/10.1161/CIR.0000000000001388

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