Il fenomeno dell’antibiotico resistenza è in costante crescita. È interesse della ricerca trovare soluzioni per arrestarne il trend e tra le possibili opportunità desta attenzione il Papaver rhoeas L. (papavero dei campi), per l’elevato contenuto di principi attivi con azione antimicrobica. È quanto rileva uno studio pubblicato su Molecules

I dati dell’antibiotico-resistenza sono preoccupanti: rappresenta un problema di salute pubblica mondiale, da cui anche l’Italia non è esente. L’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) riferisce che la resistenza agli antibiotici si mantiene nel nostro Pease tra le più elevate in Europa, in molti casi al di sopra della media europea.

Ogni anno il 7-10% dei pazienti, all’incirca 284.100, va incontro a un’infezione batterica multiresistente, causa di 4.500-7.000 decessi. Il fenomeno si associa a vari fattori: l’uso inappropriato/eccessivo di antibiotici in ambito clinico, in zootecnia, nei servizi igienico-sanitari e nel settore alimentare

L’orientamento dunque è verso la ricerca di soluzioni “naturali”: le piante aromatiche e/o medicinali sembrano avere potenziali benefici nel trattamento di malattie infettive, abbassando quindi la necessità di ricorrere a antibiotici, grazie a sostanze/principi attivi, naturalmente contenuti, ad azione antimicrobica, con assenza/scarso rischio di effetti avversi.

Il papavero

Nello specifico, il Papaver rhoeas L. (papavero dei campi) è sotto “indagine” per i principi attivi, contenuti nelle radici, nello stelo, nei peli che ricoprono i petali e nei fiori stessi, ricchi di antociani, di cui il cianido in abbondante quantità, che gli conferiscono il caratteristico colore rosso.

Già impiegato come rimedio nel trattamento del sonno, come lassativo, antiinfiammatorio contro stati dolorosi, emergono evidenze anche riguardo azioni antipiretiche, antifebbrili ed epatiche. Oggi l’attenzione è rivolta a possibili proprietà antimicotiche, associate all’elevata presenza di polifenoli e flavonoidi contenuti soprattutto nei fiori.

Lo studio

Con l’obiettivo di validare l’efficacia del papavero nel contrastare stati micotici, un gruppo di ricercatori tunisini ha avviato uno studio per analizzare le proprietà/particolarità di Papaver rhoeas L. coltivato della regione di Taounate in Marocco. Lo studio (“Total Phenolic Content and Antioxidant and Antimicrobial Activities of Papaver rhoeas L. Organ Extracts Growing in Taounate Region, Morocco”), pubblicato su Molecules, è stato finalizzato a rilevare il contenuto totale di polifenoli (TPC) e di flavonoidi (TFC) e le attività antiossidanti e antimicrobiche, correlate a questi principi attivi, estratti da radici (RE) steli (SE), foglie (LE) e fiori (FE).

Valutazioni che sono state eseguite utilizzando il reattivo di Folin-Ciocalteu e il metodo del tricloruro di alluminio, mirate specificatamente a cinque batteri patogeni (E.coli 57, E.coli 97, K. Pneumoniae, S. aureus, C. albicans) e lieviti, applicati con metodo di diffusione su disco e/o microdiluizione. Mentre per la valutazione delle proprietà antiossidanti sono stati usati il test DPPH (2-diphenyl-1-picrylhydrazyl) e il TAC test (Total Antioxidant Capacity).

Ne è emerso che i contenuti di TPC in LE e LF era doppio rispetto a quello presente in RE e SE (24,24 e 22,10 mg GAE/g, rispettivamente), mentre i valori di TFC nei quattro estratti sono risultati sostanzialmente simili, oscillando tra 4,50 mg QE/g nel FE e 4,38 mg QE/g nel RE. Mentre LE e FE hanno mostrato bassi valori di DPPH con IC50 = 0,50 e 0,52 mg/mL, rispettivamente.

In conclusione

Le analisi eseguite hanno evidenziato buone attività antiossidanti di tutti gli estratti dovute al contenuto elevato di polifenoli e flavonoidi, ma con maggiore prevalenza per fiori e foglie, più ricchi di polifenoli. In relazione all’azione antimicotica, si è potuta osservare una attività antimicrobica significativa su quasi tutti i ceppi testati: la MIC (Determination of Minimum Inhibitory Concentration) di FE e SE contro E. coli 57 era rispettivamente di 1,56 e 0,78 mg/mL, ma soprattutto gli steli sembrano agire con più efficacia contro S. aureus ed E. coli.

Da ciò una riconsiderazione del Papaver rhoeas L: sempre ritenuto un rifiuto da biomassa, oggi potrebbe essere rivalutato per l’azione antimicrobica in campo farmaceutico e produrre antibiotici per combattere i ceppi resistenti, così come per un impiego in ambito agroalimentare per le proprietà antiossidanti nella conservazione degli alimenti senza alcun rischio per la salute umana.

Fonte:

  • Hmamou A, Eloutassi N, Alshawwa SZ et al. Total Phenolic Content and Antioxidant and Antimicrobial Activities of Papaver rhoeas L. Organ Extracts Growing in Taounate Region, Morocco. Molecules, 2022, 27(3), 854.