Gli antociani, sostanze chimiche abbondanti nelle matrici di origine vegetale e che colorano il prodotto finito di rosso-viola-blu, sarebbero potenzialmente in grado di influenzare positivamente il sistema nervoso centrale. Ovvero di contribuire a rallentare il processo di insorgenza e il decorso delle patologie neurodegenerative, malattie tipiche dell’invecchiamento, attraverso una duplice azione esercitata direttamente sulle cellule e sulla modulazione del microbiota intestinale.

Lo studio, pubblicato su Nutrients, potrebbe porre una tessera importante al puzzle per il contrasto di tali patologie in costante aumento in funzione dell’assetto demografico attuale, vocato a una popolazione sempre più numerosamente e anagraficamente senior.

L’asse intestino-cervello

È questa la “chiave” su cui la scienza continua a indagare e da cui si attende risposte concrete e fattive per il controllo/contrasto a patologie in graduale incremento, tra queste i tumori e le patologie neurodegenerative, che hanno un forte impatto per il sistema nel suo complesso: fisico e psichico a livello individuale, per la persona che ne è colpita, e di costi assistenziali a livello sanitario.

Una risposta sembra correlare agli antociani, flavonoidi idrosolubili, pigmenti che colorano tipicamente di rosso, blu, arancione e viola alimenti quali frutti di bosco, uva nera e vegetali di diverso tipo, ad alta azione antiossidante, antinfiammatoria e antibatterica. Ad essi vengono già riconosciuti benefici sulla vista, pensiamo ai mirtilli ad esempio, e all’apparato cardiocircolatorio.

Recenti evidenze suggerirebbero anche una azione positiva verso le patologie neurodegenerative, sfruttando proprio la comunicazione tra cervello e intestino, dialogando nello specifico con il microbiota intestinale. Gli antociani sarebbero potenzialmente in grado di influenzarne, in positivo e in negativo il benessere e di agire sui batteri, ostacolando da un lato la proliferazione di patogeni Gram-positivi come Bacillus subtilis, Staphylococcus aureus e Listeria monocytogenes, e Gram-negativi quali Escherichia coli, Salmonella enterica e Citrobacter freundi) e dall’altro stimolando la crescita di batteri benefici come Bifidobaterium spp., Lactobacillus, Enterococco spp. Tali evidenze sono emerse da esperimenti in vitro e in vivo sull’uomo.

Il meccanismo di azione

Uno studio cinese (Protective Effect of Anthocyanins against Neurodegenerative Diseases through the Microbial-Intestinal-Brain Axis: A Critical Review”), condotto dalla Zhejiang University e dalla Zhejiang University of Technology sembrerebbe avere identificato il meccanismo di azione di contrasto delle patologie neurodegenerative, all’interno dell’asse intestino-cervello, degli antociani. Questi avrebbero un effetto modulatore della microflora intestinale e di alcuni metaboliti, come l’acido protocateico o l’acido vanillico, e in particolare contribuirebbero a inibire il metabolismo del triptofano su alcuni neurotrasmettitori e a favorire la permeabilità della barriera emato-encefalica mediante la produzione di butirrato. Tali azioni, in sinergia, svolgerebbero un effetto preventivo sulle patologie neurodegenerative. Inoltre gli antociani si sarebbero dimostrati in grado di ridurre il danno da radicali liberi e di ostacolare la produzione di sostanze pro-infiammatorie verso le cellule della microglia, deputate principalmente alla difesa immunitaria.

I passi successivi

Ad oggi sono circa 20 gli antociani conosciuti in natura, di cui i più noti e sfruttati sono cianidina, delfinidina, malvidina, peonidina, petunidina e pelargonidina. La ricerca punta ad ampliarne la gamma e a stabilire se possano essere impiegati fra le opzioni terapeutiche nel trattamento di patologie degenerative del sistema nervoso.

Fonte:

  • Zhong H, Xu J, Yang M, Hussain M, Liu X, Feng F, Guan R. Protective Effect of Anthocyanins against Neurodegenerative Diseases through the Microbial-Intestinal-Brain Axis: A Critical Review. Nutrients. 2023 Jan 18;15(3):496.