Si è conclusa la Settimana del Cervello (13-19 marzo) che ha messo in luce numeri e opportunità per proteggere, allenare e fare invecchiare la mente nel suo complesso in salubrità. “Cuore pulsante” e centro nevralgico di attività fisiche psichiche e emotive, il cervello trova linfa da nuove connessioni cerebrali, stimolate da attività pratiche, dalla curiosa conoscenza del nuovo, da relazioni sociali, elementi di evasioni che rompano il ritmo alla potenziale insorgenza di pensieri e comportamenti negativi.

Non ultimo, la serenità e l’onestà intellettuale nel valutare se stessi: un pool di azioni che formare la plasticità cerebrale, senza la quale il cervello è materia inerte. Se ne è parlato nel corso del webinar “Un cervello sempre in forma”, organizzato da Gruppo Ginestra e Brain&care.

Un binomio imprescindibile

Non c’è salute mentale senza salute del cervello. Eppure questo assioma non sembra trovare corrispondenza nel “quadro clinico” attuale che, da ultime stime, attestano in Italia un incremento di malattie neurologiche e psichiatriche ad appannaggio di tutte le classi sociali e di tutte le età, con maggiori evidenze nelle fasce estreme della vita: adolescenziale e senior.

Circa 12 milioni di italiani soffrono di disturbi del sonno, 1 milione sperimentano sintomi legati all’Alzheimer o a demenze senili, 3 milioni e mezzo convivono con ansia e depressione. Numeri latenti, esplosi nel corso e nel post- pandemia: il cervello (e la persona) si è “ammalato” di solitudine e isolamento. Privato del suo bisogno costante, vitale di connessioni umane e conoscitive, per (ri)generare neuroni, il cervello ha messo a nudo le sue fragilità.

«Il contatto tra esseri umani è uno dei principali fattori che concorrono verso la salute mentale, quando il cervello ne è privato, come nel lockdown, va incontro a pensieri negativi. Non possiamo frequentare troppo solo noi stessi e le nostre abitudini – spiega il dottor Furio Ravera, psichiatra, psicoterapeuta e direttore delle Unità “Abuso e Dipendenze da Sostanze Stupefacenti e Farmaci” e “Disturbi di Personalità e Disturbi Psicotici” del Gruppo Ginestra presso la Casa di Cura Le Betulle – abbiamo bisogno di fattori di distrazione: è dimostrato che rimanere per troppo tempo senza svolgere attività che prevedano un contatto esterno al proprio Io, innesca il “Default mode network”, un circuito che, se protratto a lungo, ha il potere di produrre pensieri negativi».

La pandemia ha indotto la mente a privazione della vitalità, ha esasperato la dinamica della convivenza, ha alterato la dimensione del tempo, ha favorito un aumento dell’aggressività e degli abusi, di alcool e sostanze, ha azzerato le relazioni sociali, anch’esse terapia per il mantenimento del benessere cerebrale.

“Allenare” e prendersi cura della salute del cervello

È la priorità; dal cervello dipende la qualità della vita, esso è la cabina di controllo del nostro corpo. Il cervello però non è solo pensiero o strettamente tale: con il suo tramite si pianifica, si organizza, si portano a buon fine attività quotidiane, si interpretano le situazioni, si colgono gli stimoli, si intessono relazioni, si provano emozioni. Perché ciò accada il cervello va mantenuto in forma, con la cura laddove serve e con esercizi di stile nella quotidianità. Un hobby, la lettura o la danza, la musica, l’apprendimento di una lingua straniera o di una nuova disciplina e ogni altro “stimolo” in grado di generare connessioni e di garantire una buona circolazione del sistema cardiovascolare: azioni che contribuiscono ad allontanare il (rischio di) fattori aterosclerotici.

Non ultimo l’attività fisica: «Lo sport impone al cervello di diventare una vera e propria ‘palestra’ – continua il Professor Antonello Bonci, neuropsicofarmacologo fondatore del GIA (Global Institutes on Addiction) Miami e direttore scientifico di Brain&Care – e da un punto di vista chimico, mette in moto una farmacia endogena, per cui il nostro corpo inizia a produrre sostanze anti ansia, anti invecchiamento e anti insonnia. Anche l’attività fisica deve essere svolta con moderazione ed equilibrio, per evitare che l’eccessività diventi dipendenza».

Ovvero, l’obiettivo dell’agire deve puntare a creare plasticità cerebrale. «Tali strategie – aggiunge l’esperto – per essere efficaci devono diventare abitudini, capaci di formare nuove connessioni cerebrali e cambiamenti a lungo termine all’interno del nostro organismo e che possano durare anche tutta la vita. Ciò determina la plasticità cerebrale, la capacità di creare nuove vie che possano far “uscire” da un certo tipo di pensieri e comportamenti negativi».

Le terapie

Nuove opportunità terapeutiche, in grado di supportare la plasticità cerebrale, hanno cambiato l’approccio e il trattamento dei disturbi e disagi mentali. «Tra queste ad esempio c’è la Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS) – informa Bonci – che interrompe il circuito di comportamenti patologici negativi e aiuta la persona ad essere nuovamente se stessa. Il suo utilizzo va integrato all’interno di un programma terapeutico che preveda anche un percorso di psicoterapia e lo svolgimento di piccole e ‘positive’ attività quotidiane».

È terapia anche la capacità di sapersi guardare dentro, con onestà: «La salute mentale – conclude Ravera – può esprimersi al suo massimo in una condizione di serenità, all’interno della quale si realizza la capacità di prendersi cura di se stessi, con senso di responsabilità. Lo star bene non è casuale, prevede un dialogo, molto spesso complesso, che obbliga la persona a posizionarsi in una prospettiva opposta rispetto ai propri pensieri».