Per contrastare l’obesità meglio agire sul controllo del peso o sulla forma fisica? Il dibattito è aperto e vede alcuni fautori del primo approccio, più tradizionale, sostenere la maggiore efficacia del calo ponderale, ed altri, più innovativi, che sottolineano maggiori benefici dall’esercizio fisico, uniti a esiti positivi su riduzione della moralità precoce e miglioramento della funzionalità cardiorespiratoria. Le due tesi sono state oggetto di recenti studi pubblicati su The Lancet e iScience.

Il punto di partenza

Ridurre il trend, l’impatto e la prevalenza dell’obesità raddoppiata dal 1980 a oggi in più di 70 paesi è un obiettivo, globale, primario. I dati del National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES) riferiscono, solo negli Stati Uniti, un incremento dal 30% circa nel 1999-2000 a oltre 42% nel 2017-2018 con previsioni al rialzo, fino a poter raggiungere tassi del 50% entro il 2030. Inoltre si stima che l’obesità grave, con indice di massa corporea >40 kg /m2, potrà interessare la gran parte di donne, adulti neri non ispanici e/o a basso reddito. Numeri e aspettative che hanno spinto ad agire, studiando misure di contenimento, tra cui il tradizionale controllo del peso e un più innovativo intervento con un programma mirato di attività fisica.

Controllo del peso

Abbattere di almeno il 15% il peso corporeo iniziale: è questa la strategia più ovvia ed efficace, secondo ricercatori della University of Texas Southwestern Medical Center di Dallas, per contrastare il fenomeno dell’obesità (“Obesity management as a primary treatment goal for type 2 diabetes: time to reframe the conversation”). Un traguardo ritenuto fondamentale soprattutto nella popolazione obesa con diabete di tipo 2, condizione che secondo le statistiche 2020 dei Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie, accomunerebbe il 60% dei diabetici nordamericani.

Aumentare la forma fisica

Secondo un più recente e moderno approccio, l’esercizio fisico potrebbe contribuire in maniera più incisiva al trattamento dell’obesità, superando il semplice controllo del peso. La regolare pratica fisica, secondo ricercatori del College of Health Solutions dell’Arizona State University, Phoenix, Stati Uniti (“Obesity treatment: Weight loss versus increasing fitness and physical activity for reducing health risks”), sarebbe in grado di svolgere anche un’azione preventiva sul rischio di mortalità precoce in primo luogo, con una riduzione del numero di eventi, e di potenziamento delle performance cardiorespiratoria (CRF), migliorando i marker di rischio cardiometabolico, indipendentemente dal calo ponderale.

A supporto delle loro tesi, così dichiarano i ricercatori: «Poiché l’aumento della frequenza dei tentativi di perdere peso ha coinciso con un incremento della prevalenza dell’obesità, l’approccio incentrato sul peso sembra essere inefficace. Mentre una strategia neutrale sul peso ma proattiva sull’aumento dell’attività fisica (PA) e sul miglioramento della forma cardiorespiratoria (CRF) sembra garantire effetti migliori e più duraturi». Un’azione, quella esercitata dall’attività fisica, che secondo gli autori non andrebbe trascurata, ma spiegata e promossa tra i pazienti a favore di una maggiore proattività nel raggiungimento dell’obiettivo di salute, indipendentemente dal controllo diretto sul peso.

Fonti:

  • Gaesser GA, Siddhartha A. “Obesity treatment: Weight loss versus increasing fitness and physical activity for reducing health risks”. iScience 2021. Doi: 10.1016/j.isci.2021.102995 https://doi.org/10.1016/j.isci.2021.102995
  • Lingvay I, Sumithran P, Cohen RV et al. “Obesity management as a primary treatment goal for type 2 diabetes: time to reframe the conversation”. The Lancet Doi: 10.1016/S0140-6736(21)01919-X https://doi.org/10.1016/S0140-6736(21)01919-X