Un approccio naturale potrebbe contribuire al controllo della steatosi epatica non alcolica (NAFLD), patologia grave che interessa il fegato.
Uno studio canadese, dell’Università Laval in Québec, pubblicato su Cell Reports Medicine, sembra fare osservare, dapprima in studi sperimentali (di laboratorio) e ora su un ristretto numero di pazienti, che un trattamento a base di Camu-Camu, frutto amazzonico, possa favorire una sensibile riduzione del grasso epatico.
La patologia
La steatosi epatica non alcolica (NAFLD) si caratterizza per l’accumulo di grasso (lipidi) nel fegato, producendo esiti più gravi rispetto alla “semplice” steatosi epatica. Il fegato, infatti, va incontro a processi infiammatori, di cicatrizzazione e morte dei tessuti (necrosi) che alterano in modo definitivo la funzionalità dell’organo.
NAFLD è una malattia epatica cronica, che colpisce all’incirca il 25% della popolazione adulta; attualmente non ci sono opzioni terapeutiche efficaci o comunque non sono approvate. Ad andamento ingravescente può evolvere fino allo stadio di cirrosi epatica e portare a insufficienza epatica e, dunque, a morte.
La NAFLD, oggi definita malattia epatica steatosica associata a disfunzioni metaboliche (MASLD), sembra poter beneficiare di una terapia con Camu-Camu (CC), frutto amazzonico (Myrciaria dubia), ad alto contenuto di vitamina C e di polifenoli, come le proantocianidine e le ellagitannine, cui vengono riconosciute proprietà antiossidanti, immunostimolanti, capacità di neutralizzare numerose sostanze inquinanti e agire anche come antistress.
Recenti studi sembrano dimostrare anche la potenzialità di indurre in soggetti sovrappeso e con livelli elevati di trigliceridi, affetti da NAFLD una riduzione del grasso epatico del 16%.
Le evidenze
Diversi lavori condotti con CC sembrerebbero evidenziare la capacità di azione di questo frutto sulla NAFLD. Precedenti studi preclinici su modelli animali, specificatamente topi con obesità indotta dalla dieta, avevano fatto osservare potenziali proprietà preventive del CC contro l’accumulo di grasso nel fegato.
Forte di questa prima evidenza, gli studi sono proseguiti al fine di identificare possibili effetti anche sull’uomo: ricercatori canadesi hanno avviato una ricerca clinica, un trial randomizzato in doppio cieco e controllato con placebo, che ha coinvolto 30 adulti sovrappeso e con ipertrigliceridemia, con l’obiettivo di determinare l’impatto del CC sulla steatosi epatica (esito primario) e valutare i cambiamenti nei profili metabolici e del microbiota intestinale (esiti esplorativi).
I partecipanti sono pertanto stati invitati ad assumere 1,5 g di CC al giorno per 12 settimane a seguito delle quali si sarebbe rilevata una riduzione significativa del grasso epatico, misurata tramite risonanza magnetica (MRI) nel gruppo in terapia rispetto al placebo. Ovvero la diminuzione del grasso epatico di 7,43% a fronte dell’aumento dell’8,42% in soggetti del gruppo placebo, con una differenza complessiva del 16% circa tra i due gruppi. Oltre a questo risultato, la supplementazione con CC sembra avere favorito anche il miglioramento nei marker di danno epatico.
In conclusione
I dati dello studio evidenzierebbero le potenzialità di CC nel ridurre i livelli plasmatici di aspartato e alanina aminotransferasi e nel promuovere cambiamenti nella composizione del microbiota intestinale. Evidenze preliminari che supporterebbero che il prebiotico ricco di polifenoli può ridurre il grasso epatico negli adulti con sovrappeso, ovvero il rischio di sviluppare NAFLD.
Fonte: Agrinier AL, Morissette A, Daoust L et al. Camu-camu decreases hepatic steatosis and liver injury markers in overweight, hypertriglyceridemic individuals: A randomized crossover trial. Cell Reports Medicine 2024, Vol. 5, Issue 8, 101682.