Contaminanti negli integratori alimentari di origine naturale, quali controlli?

Gli integratori alimentari di origine naturale sono generalmente, ed erroneamente, considerati totalmente innocui. Ma, come ho già scritto e spiegato nell’articolo dedicato alla farmacovigilanza dei prodotti di origine naturale, proprio perché contengono “principi attivi” gli integratori svolgono sull’organismo un’azione biologica e possono, quindi, essere gravati da effetti indesiderati o tossici in relazione alla dose assunta. I prodotti di origine naturale sono inoltre gravati da un rischio di tossicità, dovuta alla presenza di contaminanti nelle materie prima vegetali.

Chiacchierando con la dottoressa Paola Moro del Centro Antiveleni Milano (ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda) ho capito che il rischio di tossicità da contaminanti non è così remoto, e che la segnalazione di reazioni avverse è la leva che fa scattare il sistema di verifiche. Ecco come.

Contaminanti negli integratori alimentari di origine naturale
Rischio contaminanti negli integratori alimentari di origine naturale. Spesso la presenza di contaminanti sfugge ai controlli di qualità richieste dalle aziende

Tossicità da contaminanti

«Il problema dei contaminanti “non dichiarati” è un problema che riguarda più frequentemente, ma non solo, le materie prime provenienti da paesi extraeuropei», mi spiega Paola Moro.

I contaminanti possono essere:

  • sostanze chimiche,
  • farmaci,
  • specie tossiche o diverse da quelle dichiarate.

Sono contaminanti che “sfuggono” ai controlli, perché difficilmente rilevabili attraverso i consueti esami di qualità richiesti dalle aziende. Inoltre, mi spiega la responsabile del CAV di Milano, «il Ministero non può prendersi carico di verificare l’aderenza a quanto dichiarato in etichetta dalle aziende delle composizione di ogni lotto di integratore immesso sul mercato. Gli esami analitici vengono effettuati solo in caso di segnalazione di eventi indesiderati gravi correlabili all’uso di specifici prodotti».

Rischio prodotti irregolari

Un rischio aggiuntivo per il consumatore è costituito dalla presenza sul mercato di prodotti irregolari venduti attraverso canali difficilmente controllabili, come l’e-commerce, l’importazione illegale o la vendita da parte di privati.

«Sembrerà incredibile ma integratori contraffatti riescono ad arrivare anche alla grande distribuzione, come si è scoperto alcuni mesi fa quando sono state sequestrate delle sostanze anabolizzanti inconsapevolmente vendute nei negozi della catena francese  Decathlon e attraverso il sito della Prozis, uno dei maggiori distributori europei di integratori per sportivi», mi racconta Paola Moro.

Nel caso della Prozis, la sede si trova in Portogallo e la legislazione portoghese non punisce la commercializzazione di queste sostanze che sono state sequestrate dalla autorità italiane per “illecita importazione”, perché nel nostro territorio è vietato importarle.

Dalla segnalazione di eventi avversi correlabili a un integratore al controllo e ritiro di integratori alimentari contaminati

In seguito alle segnalazioni del Centro Antiveleni di Milano diversi prodotti alterati o contraffatti sono stati identificati e ritirati dal commercio. Tra questi, ad esempio, l’allerta per  molteplici e gravi casi di intossicazione acuta verificatisi nel 2005 a seguito del consumo di integratori preparati con del Coleus forskolii proveniente dall’India risultato contaminato con alcaloidi tropanici.

«Penso sia significativo il caso di un bodybuilder che stava utilizzando l’integratore “Epistane” insieme a un “epatoprotettore naturale” – racconta Paola Moro – Consapevole della tossicità del prodotto si era sottoposto ad esami ematochimici che avevano evidenziato una sofferenza epatica. Le analisi effettuate sull’Epistane dal laboratorio dell’ISS, nell’ambito del Progetto SNAD (Sistema Nazionale di Allerta Doping), hanno consentito di rivelare la presenza di sostanze vietate: desossimetiltestosterone e 17alfa-metilepitiostanolo».

La segnalazione del caso di una giovane donna che in  due occasioni diverse a distanza di alcune settimane aveva assunto un integratore termogenico, manifestando  entrambe le volte vomito incoercibile, tremori e vertigini, ha indotto il Ministero della Salute ad effettuare degli accertamenti sul prodotto.

«I controlli hanno permesso di verificare che l’etichetta non corrispondeva a quella notificata, sia perché era scritta in lingua inglese sia perché le indicazioni riportate erano differenti. In particolare tra gli ingredienti vegetali era dichiarato il Citrus aurantium con un tenore di 67,5 mg per due capsule e l’indicazione ad assumerne fino a sei al giorno, mentre la normativa vigente impone un limite massimo di apporto giornaliero di 30 mg».

Relazione causa-effetto tra integratore di origine naturale ed eventi avversi

Rispetto a un farmaco, verificare e poi stabilire una correlazione tra l’insorgenza di eventi avversi e l’assunzione di un integratore alimentare di origine naturale può essere più complessa. Come ho già approfondito nell’articolo “Farmacovigilanza dei prodotti di origine naturale. Ecco come funziona il sistema di segnalazione delle sospette reazioni avverse” i motivi sono diversi:

  • non uno ma numerosi principi attivi (fitocomplesso);
  • le informazioni sulle loro proprietà derivano principalmente dall’uso tradizionale e solo raramente sono supportate da validi studi scientifici che ne comprovino l’attività farmacologica nell’uomo e le specifiche caratteristiche farmacocinetiche e farmacodinamiche
  • a parità di composizione dichiarata in etichetta, i diversi preparati possono avere un’azione farmacologica molto diversa sia per l’oggettiva difficoltà di standardizzare gli estratti sia per possibili differenze nella loro biodisponibilità a prodotto finito.

Per questo motivo, «lo studio di ogni singolo caso richiede un’indagine meticolosa sui singoli ingredienti e un approccio multidisciplinare che coinvolge esperti in farmacologia, farmacognosia e tossicologia», precisa Paola Moro del Centro Antiveleni di Milano.

Questa attività di sorveglianza in Italia è svolta da una apposita commissione interdisciplinare dell’Istituto Superiore di Sanità, dell’AIFA e del Ministero della Salute alla quale collabora Centro Antiveleni di Milano per gli aspetti tossicologici.