Complice un’alimentazione sempre più raffinata e staccata dai ritmi stagionali e lavori sedentari, negli ultimi 45 anni l’obesità è quasi triplicata, portando con sé un aumentato rischio di sviluppare moltissime patologie, partendo da quelle metaboliche e cardiovascolari. Per esempio, è certa l’associazione tra obesità e steatosi epatica non alcolica (NAFLD), la cui prevalenza dei soggetti obesi è, appunto, del 50%-70%. La dieta è senza dubbio una parte fondamentale del percorso terapeutico dei soggetti obesi con NAFLD: ma quale è la più indicata? È sufficiente ridurre l’apporto calorico, oppure è meglio intervenire anche sulla tipologia degli alimenti assunti? Un recente studio olandese fornisce una possibile risposta a questa domanda, sebbene la piccola dimensione del campione richieda ulteriori conferme.
Nello specifico, gli autori hanno coinvolto 13 volontari obesi in uno studio randomizzato incrociato per capire quale sia l’impatto di grassi saturi e cibi ad alto indice glicemico sugli esiti di una dieta dimagrante. I soggetti hanno quindi seguito per due settimane un regime alimentare ipocalorico con cibi a basso indice glicemico e grassi insaturi e, dopo 4 settimane di wash out, altre due settimane di regime ipocalorico, ma ricco in cibi ad alto indice glicemico e grassi saturi. Alla fine di ogni periodo di dieta gli autori hanno misurato alcuni parametri: quantità e contenuto di grasso epatico; glicogeno epatico; glucosio, trigliceridi e acidi grassi liberi nel plasma; composizione corporea (BMI). Dopo 1 settimana di dieta, inoltre, i ricercatori hanno dotato ogni volontario di un sensore portatile per la misurazione in continuo della glicemia. Alla fine dello studio, i risultati determinati dai due regimi dietetici sono stati messi a confronto.
Il primo risultato riguarda la perdita di peso, verificatesi nella prima settimana con entrambi i regimi alimentari, seguita da una fase di stabilizzazione. Andando oltre, però, lo studio rivela che il grasso epatico diminuisce notevolmente dopo solo 2 settimane di dieta povera in grassi saturi e cibi ad alto indice glicemico, mentre lo stesso non si può dire per l’altro regime dietetico: e ciò indipendentemente dall’avvenuta o meno perdita di peso. Ciò significa che non è detto che se un paziente obeso dimagrisce, il suo grasso epatico diminuisce. Anche i risultati relativi al monitoraggio in continuo del glucosio sottolineano l’importanza di scegliere i cibi giusti da inserire in una dieta ipocalorica per soggetti obesi con NAFL: si vede infatti che la glicemia interstiziale è decisamente inferiore nei pazienti che hanno seguito una dieta povera in grassi saturi e alimenti ad alto indice glicemico, rispetto che negli altri. Anche i trigliceridi nel sangue giovano da una dieta più sana, che guardi non solo all’apporto calorico, ma anche alla qualità e tipologia dei macronutrienti utilizzati. Lo studio è stato condotto presso il Maastricht University Medical Center, in collaborazione con il Leiden University Medical Center, il Leibniz Institute for Diabetes Research at Heinrich Heine University e la University of Gothenburg.
Studio: Basset-Sagarminaga, J.; Roumans, K.H.M.; Havekes, B.; Mensink, R.P.; Peters, H.P.F.; Zock, P.L.; Mutsert, R.d.; Borén, J.; Lindeboom, L.; Schrauwen, P.; Schrauwen-Hinderling, V.B. Replacing Foods with a High-Glycemic Index and High in Saturated Fat by Alternatives with a Low Glycemic Index and Low Saturated Fat Reduces Hepatic Fat, Even in Isocaloric and Macronutrient Matched Conditions. Nutrients 2023, 15, 735. https://doi.org/10.3390/nu15030735