Un più abbondante consumo di Omega-3, proveniente dal pesce e dai frutti di mare, sembra poter contribuire a ridurre sensibilmente il rischio di insorgenza di malattia renale cronica. Sono le evidenze emerse da un recente studio, una revisione dei lavori presenti in letteratura, pubblicato sul British Medical Journal

Le prime attestazione del ruolo attivo degli acidi grassi polinsaturi Omega-3, i PUFA n-3, contenuti naturalmente nel pesce e nei frutti di mare, sulla funzione renale arrivano da studi di laboratorio; più scarse le evidenze sull’uomo legate in larga misura a questionari dietetici, dunque non a un dato scientifico solido e ipoteticamente associati a margini di errore.

Con l’intento di certificare l’efficacia degli Omega-3 anche in ambito clinico-terapeutico, riferito alla malattia renale cronica (CKD), un gruppo di ricercatori internazionali ha avviato una revisione (Association of omega 3 polyunsaturated fatty acids with incident chronic kidney disease: pooled analysis of 19 cohorts”) di 19 studi condotti in 12 differenti Paesi fino a maggio 2020 proprio per “dichiarare” la possibile relazione tra i livelli di biomarcatori PUFA n-3 presenti nel sangue e lo sviluppo di CKD nella popolazione adulta.

I biomarcatori considerati includevano: acido eicosapentaenoico (EPA), acido docosaesaenoico (DHA), acido docosapentaenoico (DPA) e acido alfa linolenico (ALA), di cui EPA, DHA e DPA forniti attraverso la dieta dall’apporto di pesce e molluschi, mentre per gli ALA da alimenti di origine vegetale come noci, semi e verdure a foglia verde. Le valutazioni si sono basate prevalentemente sulla velocità di filtrazione glomerulare.

Lo studio

L’analisi è stata condotta su numeri ampli, 25.570 partecipanti che presentavano una velocità di filtrazione glomerulare (eGFR) media al basale variabile tra 76,1 e 99,8 ml/min/1,73 m2. Il lungo monitoraggio, un periodo medio di 11,3 anni circa, ha consentito di osservare in 4.944 partecipanti (19%) lo sviluppo di CKD. Aggiustati i modelli multivariabili, ovvero esclusi potenziali fattori confondenti, è stato possibile rilevare che livelli più elevati di PUFA totali n-3 del pesce e frutti di mare correlavano a un rischio di CKD incidente inferiore (rischio relativo per intervallo interquintile 0,92, intervallo di confidenza al 95% da 0,86 a 0,98; P=0,009, I2=9,9%).

Tuttavia, considerando e suddividendo i partecipanti per livelli di PUFA n-3 è risultato evidente che coloro che collocavano nel quinto più alto dei livelli totali di PUFA n-3 presentavano un rischio inferiore del 13% di CKD rispetto a quelli nel quinto più basso (0,87, da 0,80 a 0,96; P=0,005, I2=0,0%). Ulteriore dato positivo: livelli più elevati di PUFA n-3 da pesce, in particolare i DHA, favorivano un declino annuale più lento dell’eGFR.

All’opposto i livelli di ALA derivante da cibi di origine vegetale, non correlerebbero in alcun modo a CKD (1,00, da 0,94 a 1,06; P=0,94, I2=5,8%). Risultati simili sono stati ottenuti nell’analisi di sensibilità, inoltre l’associazione è apparsa coerente tra i sottogruppi per età (≥60 vs <60 anni), velocità di filtrazione glomerulare stimata (60-89 v ≥90 mL/min/1,73 m2), ipertensione, diabete e malattia coronarica al basale.

Una suggestione

Al momento non è possibile stabilire alcuna relazione causale, tuttavia le prime evidenze sembrano fare ipotizzare che livelli più elevati di PUFA n-3 da pesci/frutti di mare si possano associare a un minor rischio di CKD incidente, sebbene questa associazione non sia stata trovata per i PUFA n-3 derivati dalle piante. Tali risultati suggerirebbero da un lato la possibile azione positiva dei PUFA n-3 derivati da prodotti ittici nella prevenzione della malattia renale cronica, dall’altro sosterrebbero le raccomandazioni delle linee guida cliniche che invitano a includere nel regime alimentare (più) pesce come parte di modelli dietetici sani. Evidenze che dovranno comunque essere dimostrate da ulteriori studi di approfondimento.

Fonte:

  • Ong KL, Marklund M, Huang L, Rye KA, Hui N, Pan XF, Rebholz CM et al. Association of omega 3 polyunsaturated fatty acids with incident chronic kidney disease: pooled analysis of 19 cohorts. BMJ. 2023 Jan 18;380:e072909.