Non solo praticare l’esercizio fisico con regolarità. Per contrastare, o comunque contenere il rischio di diabete di tipo 2, sarebbe rilevante anche il momento, nell’arco della giornata, in cui si svolge attività motoria. Meglio farla al mattino o al pomeriggio per “ostacolare” l’insorgenza di questa specifica patologia.

Sono le indicazioni che si potrebbero trarre da un ampio studio di ricercatori americani e svizzeri, pubblicato su Diabetologia.

Il movimento conta

È essenziale per mantenersi in miglior salute: ma quando praticarlo? Ci sono momenti della giornata in cui l’attività fisica potrebbe favorire outcome superiori rispetto ad altri, per svolgere una azione in prevenzione? Un aspetto poco indagato, quello temporale, tanto più se associato a specifiche condizioni cliniche largamente diffuse e con un forte impatto per i sistemi sanitari come il diabete, che è stato al centro di uno studio internazionale.

Obiettivo della ricerca, era definire una possibile relazione fra attività fisica, praticata al mattino al pomeriggio o alla sera, e il rischio aumentato, stabile o ridotto per diabete di tipo 2 (DM2). Ricercatori americani e svizzeri hanno avviato un ampio studio che ha coinvolto oltre 93.000 partecipanti afferenti alla Biobanca britannica, con età media 62 anni, senza storia di DM2, che sono stati dotati di un accelerometro da polso, indossati per una settimana.

Le informazioni raccolte dall’accelerometro sono poi state convertite in dati per stimare l’equivalente metabolico dell’attività (MET), una misura comune dell’attività fisica che tiene conto di tutti i tipi di attività intraprese dalla persona nell’arco della giornata comprese quelle di routine come le faccende domestiche o la passeggiata e l’attività fisica/sportiva.

Il valore finale, misurato dall’accelerometro, riferisce dunque alla somma delle ore MET di attività fisica totale condotta in tre setting intra-day: mattina, pomeriggio e sera. Ulteriore parametro di valutazione dello studio ha riguardato l’intensità dell’attività fisica condotta: da moderata a vigorosa (MVPA) e vigorosa (VPA) associata, appunto, con l’incidenza di DM2.

Background

Va detto che precedentemente a questo studio, altri dati di letteratura sembravano suggerire in pazienti con DM2 maggiori benefici derivati dall’attività fisica praticata a mezzogiorno o nel pomeriggio, non alla sera, o comunque in una misura sensibilmente inferiore.

Nella fascia oraria giornaliera del tardo mattino-primo pomeriggio, l’attività fisica sembrerebbe agire più efficacemente sulla riduzione del rischio di mortalità rispetto all’attività fisica mattutina.

A conferma di queste evidenze, l’attuale studio farebbe osservare associazioni protettive del mattino (HR 0,90 [IC 95% 0,86, 0,93], p=7×10−8) e del pomeriggio (HR 0,91 [IC 95% 0,87, 0,95], p =1×10−5), senza differenze statisticamente significative, misurata con il MET. Mentre non vi sarebbe prova di efficacia dall’attività fisica serale (HR 0,95 [IC 95% 0,90, 1,00], p=0,07) vs il contenimento del rischio di DM2.

Risultati che potrebbero raggiungere outcome ancora migliori con l’adeguamento/correzione dei fattori dello stile di vita, quali durata del sonno e dieta. Infine è stato osservato che l’intensità dell’attività fisica condotta – MVPA e VPA – era associata a una diminuzione del rischio di DM2 in ogni momento della giornata. 

In conclusione

I risultati dello studio farebbero ipotizzare un’associazione protettiva dell’attività fisica al mattino e al pomeriggio, con ogni aumento di 1 unità del MET associato a una riduzione del rischio di DM2 rispettivamente del 10% e del 9%, a differenza di una pratica serale in cui non si osservano differenze o impatti significativi in termine di prevenzione.

In buona sostanza, quand’anche l’attività fisica totale possa svolgere in generale effetti benefici su DM2, quella svolta nelle ore mattutine e pomeridiane, favorirebbe la riduzione del rischio di insorgenza.

Fonte Tian C, Bürki C, Westerman KE et al. Association between timing and consistency of physical activity and type 2 diabetes: a cohort study on participants of the UK Biobank. Diabetologia, 2023. Doi: https://doi.org/10.1007/s00125-023-06001-7