Non solo terapia farmacologica mirata, anche una educazione a comportamenti coretti, legati in primo luogo a stili dietetici specifici, quali una dieta chetogenica, a basso contenuto di carboidrati e ricca di grassi, possono contribuire al controllo del rene policistico.

Ritardando la progressione della malattia e migliorando la qualità della vita del paziente. Le prime evidenze, ancora su piccoli numeri e che dovranno essere confermate da studi su più larga scala, arrivano da un lavoro di ricerca tedesco, dell’Università di Colonia, pubblicato su Cell Reports.

Background

Studi sperimentali, condotti su modelli animali affetti da malattia renale policistica autosomica dominante (ADPKD) indotta, sembrano evidenziare benefici sul controllo della malattia da una dieta chetogenica.

Su questo assunto, ricercatori tedeschi hanno avviato uno studio clinico randomizzato e controllato – denominato KETO-ADPKDper testarne gli effetti anche sull’uomo.

Hanno pertanto selezionato 66 pazienti con rene policistico (PKD) da avviare a diversi approcci terapeutici: un primo gruppo invitato a rispettare un digiuno idrico, bevendo cioè solo acqua per tre giorni al mese, il secondo a seguire una dieta chetogenica a basso contenuto di carboidrati e ricca di grassi e un terzo, il gruppo di controllo, destinato solo a ricevere un counseling di routine sulla PKD. 

I risultati

Lo studio farebbe osservare effetti postivi nei pazienti appartenenti ai due gruppi di intervento, in termine di chetogenesi misurata sulla base dei livelli di acetone nel sangue e nel respiro, ma solo coloro che avevano seguito una dieta chetogenica mostrerebbero anche miglioramenti significativi sull’andamento della malattia, specificatamente la cessazione della crescita volumetrica dei reni, indice della progressione di malattia rilevata negli altri due gruppi, comunque una riduzione delle dimensioni degli organi stessi, e conseguente miglioramento della funzionalità renale.

Quest’ultima valutata in base alla concentrazione della proteina cistatina C, che raggiungeva livelli giudicati significativi, a fronte invece del progressivo declino, tipico dell’ADPKD, osservato negli altri gruppi.

Inoltre, la dieta chetogenica si è dimostrato sicura, nel rispetto degli eventi avversi attesi, comunque di grado lieve, riferibili in larga parte a sintomi iniziali simil-influenzali e transitori. I pazienti sono stati monitorati con analisi del sangue e risonanza magnetica per tre mesi e la valutazione sulla sicurezza è stata completata dalle analisi del profilo lipidico mediante risonanza magnetica nucleare (NMR).

Il percepito del paziente

La dieta chetogenica è stata valutata da tutti i pazienti dello studio come altamente fattibile, grazie anche alla possibilità di personalizzazione delle stessa sulla base delle esigenze del singolo paziente con PDK e dell’andamento della malattia.

Ulteriori valori aggiunti: la dieta chetogenica si associa anche alla riduzione del peso corporeo con un impatto significativo sulla massa grassa, e all’aumento della velocità di filtrazione glomerulare, non osservato durante il digiuno ripetuto.

Fonte

Cukoski S, Lindemann CH, Arjune S et al. Feasibility and impact of ketogenic dietary interventions in polycystic kidney disease: KETO-ADPKD—a randomized controlled trial. Cell Reports Medicine, 2023, Vol. 4, Issue 11, 101283. Doi: https://doi.org/10.1016/j.xcrm.2023.101283