C’entrano la qualità dell’alimentazione e i ritmi circadiani se il microbiota altera le proprie oscillazioni favorendo il rischio di insorgenza di specifiche patologie, come le malattie cardiovascolari.
Studi recenti, tra cui un lavoro americano dell’Università del Wisconsin-Madison pubblicato su Cell Host & Microbe, sembrano suggerire che una dieta ricca di grassi può interrompere le oscillazioni microbiche intestinali, da cui l’insorgenza di possibili problemi metabolici. Favorire il ripristino della capacità del microbiota intestinale di percepire i segnali alimentari mediati da specifici fattori dell’ospite può arrestarne il processo.
Le ultime evidenze
I microbi intestinali sono governati dai ritmi circadiani dell’ospite, ovvero le oscillazioni nei processi comportamentali e biologici seguono un ciclo di 24 ore. Nella fase diurna un ruolo importante sembra essere occupato dall’ambiente, in particolare dalla dieta in grado di alterare le oscillazioni del microbiota nell’intestino e dunque la presenza di batteri, buoni o nocivi, nell’ileo.
La dieta grassa, consumata con regolarità, “rompe” le oscillazioni rendendosi complice dell’insorgenza di malattie cardiovascolari come malattie coronariche, ictus e/o altre condizioni. Il ripristino di uno stato di salute del microbiota intestinale, ovvero l’assunzione di una dieta corretta, ne interrompe il rischio.
Le evidenze emergono da esperimenti di laboratorio su topi: ricercatori americani avrebbero scoperto che l’espressione diurna del peptide Reg3γ, che ha attività antimicrobica contro alcuni tipi di batteri, non è controllata dall’orologio circadiano dell’ospite, ma da batteri specifici e oscillanti, inclusi alcuni la cui abbondanza è influenzata proprio dalla dieta dell’ospite. Specifici esperimenti hanno infatti consentito di osservare che topi privi di Reg3γ mostravano ritmi diurni alterati nell’abbondanza microbica nel colon.
I risultati dello studio
Rispetto a una dieta normale, i topi alimentati con una dieta ricca di grassi mostravano una alterazione della comunità del microbiota intestinale e una riduzione delle oscillazioni dei microbi correlati positivamente con l’espressione di Reg3γ. Nello specifico, circa il 15% dei microbi presenti nell’ileo, oscillava nei topi nutriti con un normale cibo, subendo invece un forte decremento fra coloro alimentati con una dieta ricca di grassi. I ricercatori hanno osservato nei primi, alimentati con normale cibo, 81 tipi oscillanti di batteri intestinali e solo 14 nel secondo gruppo di topi.
Inoltre, la dieta grassa aveva promosso la presenza di batteri delle Clostridiaceae e delle Peptostreptococcaceae, entrambe correlate negativamente con l’espressione di Reg3γ, di contro la dieta regolare favoriva l’espansione dei batteri Lactobacillus, positivamente associati all’espressione di Reg3γ. Inoltre, topi privi di Reg3γ, alimentati con una dieta ricca di grassi, mostravano un aumento del 12% in peso corporeo rispetto ai topi di controllo. Ancora: i topi privi di Reg3γ, nutriti, con una dieta regolare avevano una tolleranza al glucosio peggiore rispetto ai topi con Reg3γ, all’opposto una dieta ricca di grassi era in grado di ridurre i tassi di clearance del glucosio dal sangue indipendentemente dal fatto che i topi avessero Reg3γ.
«Questi dati – dichiarano i ricercatori – suggeriscono che Reg3γ non incide sull’obesità indotti da dieta ad alto contenuto di grassi, di contro può svolgere un ruolo funzionale nel ‘condizionare’ le modalità di impatto della dieta sulla tolleranza del glucosio».
La dieta
I risultati emersi sembrano evidenziare la potenzialità delle dieta, addirittura superiore alla genetica, nel plasmare la (abbondante) presenza delle famiglie microbiche nell’intestino tenue. In buona sostanza la dieta ricca di grassi avrebbe un peso maggiore rispetto alla delezione genetica di Reg3γ. Fenomeno che impatterebbe anche sulla riduzione dei benefici di alcuni probiotici, i cui effetti sono mediati dalle interazioni con Reg3γ. Il consiglio dei ricercatori? Per aumentare l’efficacia dei trattamenti probiotici, sarebbe necessario prevedere una corretta pianificazione dietetica e la tempistica dei pasti. «Le attuali conoscenze – concludono i ricercatori – fanno ipotizzare che il corretto ripristino delle interazioni diurne ospite-microbo possa contribuire a ridurre le malattie metaboliche associate a una dieta ad alto contenuto di grassi».
Fonte:
- Frazier K, Kambal A, Zale EA et al. High-fat diet disrupts REG3γ and gut microbial rhythms promoting metabolic dysfunction. Cell Host & Microbe, 2022, S1931-3128(22)00160-3. doi: 10.1016/j.chom.2022.03.030. Online ahead of print.