Regimi alimentari a base vegetale (PBDs, Plant-Based Diets), caratterizzati da un certo grado di esclusione di alimenti di origine animale, stanno diventando sempre più comuni e popolari tra adulti, adolescenti, e bambini, che spesso seguono il modello alimentare scelto dalle loro famiglie.
In età pediatrica è fondamentale che i PBDs, soprattutto nei primi 1.000 gironi di vita, siano assunti sotto stretto controllo medico, monitorati da professionisti adeguatamente formati, conoscitori dei rischi e impatti sulla salute e laddove necessario, poter intervenire con un supporto a base di integratori vitaminici e micronutrienti, al fine di evitare carenze nutrizionali o l’esposizione a possibili malattie correlate.
Sono alcune delle conclusioni di uno studio di ricercatori italiani, dell’Università di Parma e di Piacenza, pubblicato su Healthcare, basato sulle evidenze di letteratura.
L’idoneità alle diete vegetali o vegane
Il loro consumo, specie in età pediatrica va adeguatamente soppesato, tenendo conto dell’età bambino, del contesto di salute generale, dei bisogni specifici che in ambito nutrizionali variano sensibilmente a seconda delle fasi dello sviluppo. Attenzione che va prestata soprattutto nei primi 1.000 giorni in cui si giocano le carte per la buona salute a lungo termine in relazione allo sviluppo neurologico, alla crescita del peso corporeo e alla predisposizione alle malattie non trasmissibili.
In questo contesto, l’alimentazione ha un impatto importante nel contribuire a alimentare la buona salute, pertanto le diete in questa fase critica vanno attentamente e adeguatamente pianificate. Sebbene siano potenzialmente sane, poiché escludono alimenti di origine animale legati allo sviluppo di specifiche malattie, le PBDs possono tuttavia favorire, specie nel bambino, alcune carenze di calcio, ferro, zinco e acidi grassi omega-3 ad esempio, che vanno riequilibrati con l’assunzione di specifici integratori.
In particolare va monitorata con attenzione la carenza di vitamina B12, tipica e ricorrente in persone vegetariane/vegane, che se non trattata nei bambini, può esporre a un danno neurologico duraturo, anche se affrontata in seguito.
La posizione in letteratura sulle diete veg
Le opinioni non sono univoche. Alcune linee guida non raccomandano le diete vegane nei primi due anni di vita, comunque se intraprese richiedono un attento monitoraggio dei bambini e una regolare supervisione dietetica e medica. Diversa la posizione dell’American Academy of Pediatrics che stima che una dieta vegetariana ben pianificata possa essere un valido sostituto sano per tutte le fasi dello sviluppo, ad esempio le linee guida 2020-25 suggeriscono l’assunzione di uova, prodotti a base di soia, prodotti lattiero-caseari, semi, noci, oli, frutta e verdura per i bambini di età compresa tra 12 e 24 mesi che non consumano carne o pesce.
Altri studi, viceversa, riportano la necessità di un periodo più prolungato di allattamento al seno nei bambini alimentati con diete vegane/vegetariane rispetto a quelli che seguono diete onnivore, a maggior rischio di carenze e con necessità di un supporto con integratori. Ancora, un ampio studio su quasi 9.000 bambini di età compresa tra 6 e 8 anni non rileverebbe significative differenze legate al regime nutrizionali fra bambini vegetariani e non vegetariani, i primi tuttavia più esposti ad essere sottopeso.
Un ulteriore studio offre raccomandazioni per introdurre con diverse tempistiche i cibi solidi nei bambini vegani/vegetariani, ad esempio cereali fortificati con ferro potrebbero essere i primi ad essere integrati nella dieta nelle fasi iniziali dello svezzamento, tra i quattro e i sei mesi, cui possono seguire frutta e verdura in qualsiasi ordine, mentre proteine, come il tofu, la purea di legumi e lo yogurt di soia, sono consigliate a partire dal settimo o ottavo mese.
In conclusione
Benché non si attestino, potenzialmente, dagli studi di letteratura considerati effetti dannosi delle diete prive di alimenti animali nei bambini, è evidente il rischio di carenze nutrizionali che richiedono un supporto collaterale.
Il tutto deve essere gestito da professionisti in grado di fornire chiare informazioni alle famiglie che scelgono diete PBDs per i propri figli, sugli eventuali rischi, sull’importanza di evitare il fai-da-te e di affidarsi per la pianificazione delle stesse a professionisti per un’adeguata supervisione preventiva di qualunque impatto sulla salute dei piccoli presente e futura
Fonte
Capra ME, Monopoli D, Stanyecic B et al. Plant-Based Diets in pediatric subjects: heart-healthy option or dangerous choice? Healthcare 2024, 12(22), 2290. Doi: https://doi.org/10.3390/healthcare12222290