Rappresenta una delle maggiori cause di disabilità per la popolazione in età produttiva, sotto i 50 anni, la prima per le donne.

L’emicrania è un problema clinico e sociale, con elevati costi diretti e indiretti per la persona e il sistema. Molti gli strumenti terapeutici oggi disponibili da terapie di profilassi di secondo livello, come gli anticorpi monoclonali anti-CGRP (o anti-recettore del CGRP) e la tossina botulinica di tipo A, a nuove molecole per il trattamento dell’attacco emicranico in acuto. Terapie che in alcuni casi si associano a diversi effetti collaterali indesiderati.

Allo studio nuove soluzioni che, a fronte di una riduzione di esiti avversi, possano impattare sul controllo del dolore, a vantaggio di una migliore qualità della vita. Desta attenzione in questo contesto, secondo quanto riportato da uno studio su Pharmaceuticals, palmitoiletanolamide (PEA), nota per l’azione analgesica e antinfiammatoria.

La PEA

L’attenzione è puntata sulla palmitoiletanolamide (PEA), quale possibile soluzione nel trattamento dell’emicrania.

Diverse le motivazioni: è una sostanza fisiologica normalmente prodotta da molte cellule dell’organismo, quindi potenzialmente priva di effetti collaterali, presente in elevate concentrazioni nei tessuti cerebrali e sintetizzata a partire dai componenti lipidici delle membrane cellulari.

Funziona da modulatore del dolore, ovvero la PEA viene prodotta al bisogno dall’organismo quando vi è necessità di sedare stati dolorosi, prevalentemente cronici, legati all’attivazione di processi infiammatori e dolorosi in particolari cellule.

Ha importanti proprietà antinfiammatorie: la PEA limita la liberazione dei mediatori pro-infiammatori e dolorifici bloccando la degranulazione dei mastociti e l’attivazione delle cellule della microglia a livello del midollo spinale, spegnendo l’infiammazione. Dunque è un analgesico e antinfiammatorio esogeno.

Proprio questo aspetto, ritenuto cruciale, ha spinto un gruppo di ricercatori australiani a testarne l’efficacia in uno studio clinico dedicato, anche in funzione di precedenti ricerche che confermerebbero che l’integrazione di PEA in profilassi sarebbe in grado di ridurre il dolore associato all’emicrania. E in acuto? Ecco lo studio.

Lo studio

In doppio cieco, controllato con placebo, è ancora su piccoli numeri ma i dati preliminari sono interessanti. I ricercatori hanno reclutato 64 adulti sani, ma con emicrania, invitati ad assumere una integrazione di 600 mg di PEA o un placebo (maltodestrina), e poi a monitorare e registrare i livelli di  dolore emicranico, secondo la scala analogica visiva (VAS) ogni 30 minuti per le successive 4 ore o fino alla risoluzione dell’emicrania.

In funzione del dolore, i pazienti sono stati ulteriormente trattati o con una dose aggiuntiva (due capsule) del loro prodotto in caso di persistenza a distanza di 2 ore dall’insorgenza dell’emicrania, o di farmaci di salvataggio, quali ibuprofene o paracetamolo, in mancanza di attenuazione del dolore entro 4 ore.

I dati sembrano dimostrare che l’integrazione con PEA abbia efficacia superiore nel risolvere il mal di testa dopo 2 e 8 ore, registrando un punteggio VAS inferiore per il dolore a 1,5 e 4 ore, inducendo pertanto anche un minor utilizzo di farmaci di salvataggio rispetto al placebo. Nessun evento avverso è stato segnalato nei due gruppi, pertanto nel complesso, la PEA si è rivelata sicura ed efficace nel ridurre il dolore, la durata e l’uso di farmaci dell’emicrania in una popolazione adulta altrimenti sana.

In conclusione

Tornando al quesito proposto: PEA è efficace anche in acuto? Sì. Studi precedentemente condotti dimostrerebbero che la molecola integrata in profilassi, tipicamente nell’arco di 3 mesi, può ridurre il dolore, la frequenza e la gravità dell’emicrania.

Stessi outcome, stando ai dati preliminari dello studio attuale, sarebbero ottenibili anche in acuto, ovvero con l’assunzione di PEA all’insorgenza del sintomo doloroso.

Gli autori, dunque, concludono che dovrebbero essere avviati ulteriori studi per misurare i benefici derivanti da una combinazione di PEA in trattamento e profilassi. La prima ipotesi è infatti che l’interazione quotidiana e nuovamente all’insorgenza dei sintomi dell’emicrania, possa garantire il massimo beneficio di PEA in prevenzione e trattamento della patologia.

Fonte

Briskey D, Skinner R, Smith C et al. Effectiveness of Palmitoylethanolamide (Levagen+) compared to a placebo for reducing pain, duration, and medication use during migraines in otherwise healthy participants—A double-blind randomised controlled study. Pharmaceuticals, 2024, 17(2), 145. Doi: https://doi.org/10.3390/ph17020145