Cereali integrali, olio extra vergine di oliva, frutta, verdura, fagioli e legumi, noci, erbe e spezie. Sono alcuni degli ingredienti alleati della fertilità, secondo le evidenze di uno studio condotto in collaborazione dalla Monash University, dall’Università Sunshine Coast e dall’Università del Sud Australia, aggiungendo un ulteriore beneficio alla lunga lista degli effetti positivi indotti da un regime sano, bilanciato e vario, di impostazione mediterranea.

In particolare i flavonoidi presenti nelle verdure a foglia o gli antiossidanti di frutta e verdura migliorerebbero la qualità degli ovuli, favorendo di conseguenza maggiore facilità di concepimento con effetti protettivi anche sull’utero.

Secondo evidenze di pratica clinica, tuttavia, donne sottoposte a fecondazione in vitro affiancherebbero alla dieta mirata anche l’assunzione di integratori per favorire il successo dell’impianto nell’ovulo.

Quali eventuali integratori sono da preferire? Se lo è chiesto tra gli altri, Roger J Hart, ricercatore australiano che ha proceduto a una revisione sistematica della letteratura arrivando a selezionare un pool di sostanze, pubblicate in un lavoro su Reproductive Biomedicine Online.

Gli integratori “buoni” per la fertilità

Deidroepiandrosterone (DHEA), melatonina, coenzima Q10 (CoQ1O), carnitina, selenio, vitamina D, mio-inositolo, omega-3, erbe cinesi: sono alcune delle sostanze sottoposte a revisione per arrivare a un punto di efficacia, funzionale a un aumento delle probabilità di successo della fecondazione in vitro.

Lo studio suggerirebbe che i benefici della dieta mediterranea possono essere potenziati da una serie di integratori, capaci si stimolare una scarsa risposta ovarica, ad esempio DHEA e COQ-10 sembrerebbero favorire una migliore probabilità di successo dell’impianto rispetto al placebo o ad altre terapie di controllo.

In particolare COQ-10 avrebbe una influenza positiva nell’aumentare la qualità dell’oocita, mentre il miositolo sarebbe indicato soprattutto in donne con sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) in quanto capace di normalizzare la funzione ovarica, migliorando ancora una volta la qualità dell’oocita e dell’embrione.

Riguardo alla melatonina, attualmente prescritta in concomitanza con la stimolazione, si attendono i dati di alcuni studi su eventuali benefici dall’integrazione anche nel pre-ciclo, così come va fatta chiarezza sul gruppo di pazienti che ne potrebbe trarre maggiore vantaggio e a quale dosaggio.

Restano ancora da definire, in maniera appropriata, il ruolo dell’integrazione di vitamina D e di L- Carnitina, il dosaggio di DHEA e il momento più adeguato per l’inizio del trattamento.

In gioco anche l’integrazione con acidi grassi liberi omega-3: possono questi apportare miglioramenti negli esiti clinici ed embrionali della fecondazione in vitro? La domanda, al momento, resta ancora aperta. Mentre dati interessanti, seppure ancora preliminari, sarebbero emersi a riguardo dell’uso del resveratrolo in follicologenesi e nel setting di pazienti con scarso sviluppo embrionico; dato che dovranno tuttavia essere chiariti, anche in considerazione del fatto che il resveratrolo sembrerebbe avere effetti dannosi sull’endometrio.

Altre sostanze

In merito a L-carnitina, composto endogeno, studi di laboratorio dimostrerebbero, ad esempio, che la sua supplementazione migliora lo sviluppo dell’embrione, mentre sull’uomo tale aspetto non è stato testato a favore invece di un impiego nella gestione di PCOS e amenorrea ipotalamica. Mentre circa i benedici di una integrazione con le erbe cinesi, i dati sono limitati e non consentono di trarre osservazioni conclusive

Fonti

Alesi S, Villani A, Mantzioris E et al. Anti-inflammatory diets in fertility: an evidence review. Nutrients, 2022, 14(19):3914. Doi: 10.3390/nu14193914. 

Hart RJ. Nutritional supplements and IVF: an evidence-based approach. Reproductive Biomedicine Online, 2023. Doi: 10.1016/j.rbmo.2023.103770