Sono stati stanziati 71,5 milioni di euro per garantire lo screening gratuito dell’infezione da Epatite C nella popolazione italiana, con l’obiettivo di eradicare la patologia entro il 2030. Questo ambizioso traguardo è reso possibile dalle terapie esistenti, efficaci nel 98% delle persone trattate. Una percentuale enorme, inusuale per qualsiasi farmaco e unica nel campo delle infezioni virali trasmissibili già in atto. Guarire i pazienti significa bloccare l’ulteriore diffusione del virus ed evitare nuovi malati. L’arrivo della pandemia ha rappresentato una battuta d’arresto per il programma, previsto per l’anno 2020 e 2021.

Un incontro istituzionale tra tutti i soggetti coinvolti, tenuto presso la Sala Capitolare del Chiostro del Convento di Santa Maria sopra Minerva a Roma e trasmesso dal canale web del Senato, ha fatto il punto della situazione sui risvolti pratici per spronare ognuno a non lasciarsi sfuggire questa opportunità e a diventare operativo al più presto.

La palla è in mano alle Regioni, che devono deliberare un protocollo operativo coinvolgendo tutti gli snodi e i professionisti sanitari in modo da raggiungere il maggior numero di cittadini possibile. In prima linea i medici di medicina generale, i pronto soccorso, le carceri e i SERD, Servizi per le dipendenze patologiche, dove è più alto il rischio di riscontrare l’infezione, e la farmacia dei servizi.

È da valutare anche l’opportunità di attuare lo screening in un momento di vaccinazione di massa come potrà essere la vaccinazione antinfluenzale o una nuova tornata di vaccinazione anti-Covid nella prossima stagione invernale.

È importante raggiungere anche la fascia di popolazione anziana, che può avere contratto il virus quando ancora si utilizzavano le siringhe di vetro, non opportunamente sterilizzate. Sembrano tempi remoti ma non lo sono così tanto e i danni di quei periodi sono ancora presenti. Altri fattori di rischio non evidenti, che affiancano quelli più noti, sono interventi chirurgici o odontoiatrici.

L’infezione cronica causata dal virus dell’Epatite C (Hcv) rappresenta in Italia e nel mondo una delle principali cause di morbosità e mortalità correlate a malattie del fegato, incluso il tumore, con una incidenza dell’1%, pari a circa 500 mila italiani, maggiore sopra i 65 anni. Il tema dell’eradicazione dell’Hcv si inserisce nel quadro più generale della lotta alla diffusione delle epatiti virali indicata dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).

«L’eradicazione dell’epatite virale C è una delle più grandi sfide sanitarie attuali perché, se la patologia non viene precocemente diagnosticata e trattata, ha un’evoluzione inesorabile verso la cronicità, influendo significativamente sulla qualità di vita dei pazienti» ha chiarito Antonio Tomassini, presidente dell’Associazione di Iniziativa Parlamentare e Legislativa per la Salute e la Prevenzione.

Clinici, istituzioni e associazioni pazienti sono concordi circa la necessità di prorogare il periodo di utilizzo dei fondi dedicati perché il tempo residuo non sarà probabilmente sufficiente a utilizzarli pienamente al meglio e a portare a termine il progetto. Si spera che sarà possibile nonostante la crisi di governo in corso.