Pesce e frutti di mare in gravidanza: sì o no? Questione annosa per il potenziale contenuto di inquinanti presenti in questi alimenti con possibile impatto sul nascituro. Sul tema si sono interrogate alcune delle maggiori società scientifiche in materia, come l’American College of Obstetricians and Gynecologists e sono stati avviati diversi studi, tra cui uno italiano, con capofila l’Università di Roma Tor Vergata, pubblicato di recente su Nutrients (“Fish Consumption and DHA Supplementation during Pregnancy: Study of Gestational and Neonatal Outcomes“). Si è giunti, dopo risultati contrastanti da precedenti studi di letteratura, a una conclusione univoca: il pesce, fatta eccezione per le specie più a rischio di contaminati, deve essere parte di una dieta equilibrata, durante il periodo di gestazione e nel post-partum.
La posizione dell’American College of Obstetricians and Gynecologists
È ferma e raccomanda alle donne in dolce attesa o che allattano il consumo di due o tre porzioni settimanali di pesce a basso contenuto di mercurio. Proprio su questo aspetto è da sempre aperto il dibattito: vero è infatti che il pesce, come anche i frutti di mare, possono essere fonte importante di metilmercurio o di altri agenti tossici, rischiosi per il sano sviluppo neurologico del feto.
In aggiunta a questa criticità, i risultati non univoci sull’integrazione di acido docosaesaenoico (DHA) in gravidanza, dovuti presumibilmente ai diversi dosaggi impiegati che ne influenzerebbero la risposta. Sul tema, pertanto, si sono interrogati anche ricercatori italiani, intenzionati a giungere a una conclusione, affidabile e sicura, per mamma e bambino. È stato pertanto avviato uno studio ad hoc.
Lo studio
Ha arruolato 501 donne, monitorate circa le abitudini alimentari, specificatamente sul consumo di pesce in gravidanza, associata all’assunzione di integratori in capsule di DHA, funzionale a valutare i possibili esiti, positivi e/o negativi, sul nascituro. I risultati non lascerebbero dubbi: il consumo di questo alimento incide sullo sviluppo del feto, anche in maniera importante.
È stato infatti possibile osservare sensibili differenze fra il 92,1% di donne che consumavano pesce una volta a settimana, rispetto a coloro che lo includevano nella dieta almeno tre o più volte nell’arco dei 7 giorni o affatto, in termini di aumento di peso gestazionale, peso alla nascita e lunghezza dei neonati.
In conclusione
Anche lo studio italiano si affianca alla posizione dell’American College of Obstetricians and Gynecologists, consigliando alle donne in attesa di includere nella propria dieta pesce e frutti di mare, essendo i nutrienti contenuti in questi alimenti essenziali per lo sviluppo fetale e del nascituro, con cautela tuttavia per quelle specie che, a maggior rischio, potrebbero contenere elevate concentrazioni di inquinanti ambientali.
Sì anche all’uso di acidi grassi n-3 sotto forma di integratori o di olio di pesce, che sembrano avere un profilo di sicurezza e che offrono i benefici di DHA ed EPA, evitando al contempo l’esposizione a mercurio e tossine. Tuttavia, vi è evidenza che donne che optano per integratori di acidi grassi n-3 invece del pesce potrebbero perdere molti altri nutrienti cruciali presenti nel pesce, essenziali per la salute generale.
Quindi come giungere a una ottimizzazione? Gli autori ritengono che le raccomandazioni future dovrebbero educare operatori sanitari e donne all’importanza di aumentare l’assunzione di DHA in gravidanza, grazie al consumo combinato di pesce e integratori contenenti DHA.
Fonte
- Gualtieri P, Frank G, Cianci R, Dominici F, Mappa I, Rizzo G, De Santis GL, Bigioni G, Di Renzo L. Fish Consumption and DHA Supplementation during Pregnancy: Study of Gestational and Neonatal Outcomes. Nutrients. 2024 Sep 10;16(18):3051.