Tendenze, disuguaglianze di benessere, miglioramenti e peggioramenti, incrementi e cali, raffronti e analisi statistiche, criticità e punti di forza.

L’Istat offre con l’undicesima edizione del Rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes), articolata in un framework di 12 domini, (salute; istruzione e formazione; lavoro e conciliazione dei tempi di vita; benessere economico; relazioni sociali; politica e istituzioni; sicurezza; benessere soggettivo; paesaggio e patrimonio culturale; ambiente; innovazione, ricerca e creatività; qualità dei servizi), una dettagliata analisi dello scenario che ha accompagnato l’Italia nel 2023 in raffronto all’anno o al biennio precedente.

Lo scenario e le visioni prospettiche non sono sempre rosee, sebbene lo stivale sia tutto sommato resiliente.

Come si vive, in Italia?

È il motore, il quesito portante dell’indagine. Alcune realtà e previsioni si riconfermano: da più della metà degli indicatori considerati, laddove di pertinenza e possibile, emerge ancora una discriminazione di genere a svantaggio delle donne, in ambito professionale, di benessere socio-economico, nelle opportunità di carriera e nella sottorappresentazione in posizioni e/o negli organi decisionali.

Particolare attenzione viene dedicata dal rapporto all’elemento “istruzione”, un determinante importante, in grado di impattare su tutte le variabili: un livello di istruzione più elevato si associa, infatti, a un vantaggio, quasi un effetto protettivo, su tutti gli indicatori economici, sociali, culturali, compresa la salute.

Ad esempio, tra i laureati solo lo 0.6% vive in condizioni di grave deprivazione materiale e sociale, a fronte dell’importante 7.5% tra coloro che hanno la licenza media, così come l’incidenza della povertà assoluta diminuisce al crescere del titolo di studio: 13.6% fra le persone con bassa scolarità vs 2.2% in caso di un titolo terziario.

Al pari, la mortalità per tutte le cause è superiore e più probabile fra persone con una formazione scarsa rispetto a livelli di istruzione e culturali più elevati. Resta lo zoccolo duro del gradiente fra Nord e Sud.

Il benessere in Italia

Non c’è da essere pienamente soddisfatti: in generale il Bes fa osservare un miglioramento in poco più della metà dei 129 indicatori considerati raffrontati all’anno 2022, mentre registrano un peggioramento il 28.7% degli stessi e una sostanziale stabilità il restante 17.8%.

Qualche esempio: una quota analoga o maggiore di indicatori in miglioramento si rileva in quasi tutti i domini, fanno eccezione ambiente, con soli 4 indicatori su 16, e sicurezza con 2 indicatori su 7. Gli altri in peggioramento; ad esempio in tema di sicurezza, rispetto al 2022, crescono i reati predatori e la percezione del rischio di criminalità nella zona di residenza, sul fronte ambiente, oltre ad una percezione soggettiva, dati reali attestano l’impoverimento della qualità dell’aria e criticità sulla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e i cambiamenti climatici, con 42 giorni di caldo intenso (+36 giorni rispetto alla mediana del periodo di riferimento), aumento del numero dei giorni consecutivi senza pioggia, fino a toccare quota 29 (+5.5 giorni rispetto alla mediana del periodo climatico).

Tra i domini caratterizzati dall’andamento complessivamente meno favorevole, ovvero con un minor numero di indicatori migliorati rispetto al 2019, si includono paesaggio e patrimonio culturale, relazioni sociali e benessere soggettivo. Quest’ultimo registra in dato positivo in termini di soddisfazione per la vita, tra cui la qualità del tempo libero che risale dopo il crollo nel 2020 con le restrizioni pandemiche. In una situazione intermedia si trovano il dominio Istruzione e formazione e il dominio benessere economico, con la metà degli indicatori su livelli migliori rispetto al 2019, ma con una quota consistente ancora su livelli peggiori in entrambi i casi.

Buone notizie per la salute dove il 40% degli indicatori denotano progressi rispetto al 2019, sebbene restino ancora critiche l’offerta di qualità e l’accesso equo a servizi sanitari e socio-assistenziali, con maggiori gap al Sud rispetto al Nord. Niente di nuovo e tutto migliorabile.

L’azione politica

Il quadro complessivo demarca per un generale miglioramento, sono necessari prese di coscienza e azioni politiche migliori. Nel Mezzogiorno per il dominio politica e istituzioni solo un terzo degli indicatori è su livelli migliori del 2019, rispetto a oltre la metà nelle altre ripartizioni.

Ad esempio, attenzione dovrà essere data a iniziative per colmare i divari territoriali, priorità trasversali anche del PNRR (Piano Nazionale Ripresa e Resilienza) misurandone l’impatto sul benessere dei cittadini.