Condizione sine qua non, cominciare una dieta DASH (Dietary Approaches to Stop Hypertension), almeno nella mezza età al fine di contenere il rischio di declino cognitivo in età avanzata.

Le evidenze di uno studio americano della Grossman School of Medicine della New York University (NYU), pubblicato su Alzheimer’s & Dementia, sembra sottolineare l’azione di questo specifico regime dietetico sulle abilità mentali, in grado di mantenerne più a lungo la buona funzionalità.

Un dato significativo se si considera che il declino cognitivo, e dunque forme di demenza, sono attese in costante crescita, in particolare della malattia di Alzheimer (AD), la più diffusa in questo cluster di patologie.

Già posizionata su numeri importanti, con oltre 6,5 milioni di casi nella sola America in persone di età pari e/o superiori a 65 anni, dati specularmente riferibili anche a contesti europei, si stima una incidenza raddoppiata per AD entro il 2060. La scienza dunque si interroga su strategie a basso costo e ad alto impatto contenitivo del fenomeno, correlate al miglioramento/correzione degli stili di vita. La dieta fra queste ed in particolare la DASH. 

Le evidenze

È noto che le donne sono più esposte a manifestare nell’arco della vita e in tarda età declino cognitivo e forme di demenza, in prevalenza AD. Studi precedenti dimostravano la potenziale efficacia della DASH nel preservare le funzioni cognitive, ovvero nel rallentare la progressione del declino cognitivo e nel ridurre possibili stati ipertensivi, fra i principali fattori di rischio per l’incremento dei danni a carico delle abilità/funzionalità mentali.

La dieta DASH, a base vegetale con un elevato apporto di frutta, verdura, succo d’arancia, cereali integrali e latticini, alimenti ad alto contenuto di potassio, calcio e magnesio e a basso introito di grassi, svolgerebbe effetti positivi sulle funzioni mentali, grazie alla benefica azione di carotenoidi, flavonoidi e proteico e di molti altri nutrienti.

Partendo da questi dati ricercatori americani ne hanno voluto testare benefici e efficacia in una popolazione a rischio: donne di mezza età, (s)oggetti di valutazione di un solo studio prospettico, il Nurses’ Health Study (NHS), condotto su 5.116 donne arruolate nel 1985-1991 nel Women’s Health Study della New York University.

Lo studio era stato intenzionalmente sviluppato per misurare nel lungo termine gli effetti della DASH nella mezza età sullo sviluppo di disturbi cognitivi soggettivi (SCC) in tarda età e i risultati supporterebbero il ruolo benefico dell’adesione alla DASH in questo specifico cluster di popolazione.

I dati

I ricercatori americani hanno rivalutato i dati delle donne afferenti al NHS, all’epoca della randomizzazione di età media 46 anni, nel 2018 al 2020 quindi ad una media di circa 79 anni, al fine di rilevare casi di comparsa di SCC in tarda età, misurati con un questionario dedicato a 6 voci valutata.

Nei 30 anni di follow-up è stato possibile osservare nel 33% di donne uno o più dei sei disturbi indicativi di un deterioramento cognitivo lieve che precede la demenza, causando ad esempio difficoltà nel ricordare eventi recenti o liste della spesa, nel comprendere istruzioni vocali o conversazioni di gruppo o nel percorrere strade familiari.

Tuttavia, si sono rilevate sensibili differenze: donne che in quest’arco di tempo avevano consumato una dieta DASH o diete simili, mostravano SCC ridotti del 17%.

In conclusione

I dati sono sufficientemente ampi per dare una prima stima dell’efficacia della dieta DASH quale potenziale strategia alimentare, da programmare e impostare nella mezza età, specificatamente nella popolazione femminile (ed a largo raggio) per la prevenzione del cognitivo in età avanzata. In merito, ulteriori studi confermativi dovranno essere condotti.

Fonte

Song Y, Wu F, Sharma S et al. Mid-life adherence to the Dietary Approaches to Stop Hypertension (DASH) diet and late-life subjective cognitive complaints in women. Alzheimer’s & Dementia, 2023. Doi: http://doi.org/10.1002/alz.13468