Un consumo moderato, singolo o combinato, di caffè e del tè potrebbe influenzare positivamente il rischio di insorgenza di ictus e demenza. Sono queste le evidenze emerse da un ampio studio della Tianjin Medical University, in Cina, e della Yale School of Public Health, Yale University, in America pubblicato sulla rivista PLoS Med
Quasi 366mila partecipanti, di età compresa fra 50 e 74 anni, selezionati dalla UK Biobank, randomizzati dal 2006 al 2010 e in follow-up fino al 2020. È questa l’ampia popolazione presa in considerazione da uno studio internazionale che ha valuto valutare gli eventuali benefici derivanti dal consumo di due bevande fra le più comuni, tè e caffè, sul contenimento del rischio di insorgenza di ictus e demenza, patologie tipiche dell’età avanzata che impattano sul totale dei disturbi neurologici rispettivamente per il 42% e il 10%.
È stata così avviata una ricerca che ha utilizzato i modelli di rischio proporzionale di Cox per stimare l’eventuale associazioni di causa-effetto – consumo di caffè/tè e sviluppo di malattia, adattandoli per sesso, età, etnia, qualifica, reddito, indice di massa corporea (BMI), attività fisica, abitudine al fumo e all’alcool, dieta, consumo di bevande zuccherate, lipoproteine ad alta densità (HDL), lipoproteine a bassa densità (LDL), storia per specifiche malattie (cancro, diabete, malattia arteriosa cardiovascolare (CAD) e ipertensione). Il consumo di caffè e tè è stato valutato al basale.
Cosa è emerso dallo studio
Il lungo periodo di monitoraggio e la vasta popolazione randomizzata hanno consentito di misurare e ottenere dati presumibilmente affidabili. Ovvero, nel corso del follow-up mediano di 11,4 anni si sono registrati diversi eventi avversi: 5.079 casi di demenza e 10.053 di ictus, che hanno consentito di trarre alcune evidenze. L’assunzione separata e combinata di tè e caffè sembrerebbe dunque associarsi a un minor rischio di ictus, ictus ischemico, demenza e demenza vascolare. Nello specifico, rispetto ai non bevitori, il consumo quotidiano da 2 a 3 tazze di caffè e da 2 a 3 tazze di tè era riferibile a una riduzione del 32% per ictus (HR 0.68, 95% CI, 0.59 a 0.79; P 0.001) e del 28% per demenza (HR, 0.72, 95% CI, 0.59 a 0.89; P = 0.002).
Allo steso modo, la combinazione del consumo di caffè e tè impattava sul minor rischio di ictus ischemico e demenza vascolare. Inoltre, Il consumo di caffè da solo o in combinazione con il tè è stato associato anche a un rischio inferiore di demenza post-ictus, con il più basso rischio incidente con il consumo giornaliero di 3-6 tazze di caffè e tè (HR, 0,52, 95% CI, da 0,32 a 0,83; P = 0,007). Non ultimo, vi sarebbe evidenza di un’associazione tra la combinazione di tè e caffè maggiore per ictus ischemico rispetto all’ictus emorragico: relazione probabilmente imputabile al fatto che caffè e tè sono inversamente associati alla disfunzione endoteliale, fra le principali cause di ictus ischemico, o che il caffè è inversamente associato con il rischio cardio-metabolico, comprese le malattie cardiovascolari (CVD), diabete di tipo 2, colesterolemia e ipertensione.
Ictus ischemico
Saranno avviati ulteriori studi per chiarire i meccanismi alla base dell’assunzione di caffè e tè verso lo sviluppo dell’ictus ischemico, ancora non del tutto chiari, sebbene si ipotizzi un possibile ruolo protettivo dovuto all’azione sinergica di diversi antiossidanti e altri componenti biologici presenti nelle due bevande. Un ulteriore elemento che dà ragione al fenomeno potrebbe essere il fatto che caffè e tè contengono rispettivamente acidi idrossicinnamici e catechine, polifenoli potenzialmente in grado di migliorare la funzione endoteliale. Sebbene siano necessari ulteriori dati confermativi, vi sarebbero le premesse per ritenere che interventi sullo stile di vita, che comprendano anche la promozione di un consumo moderato di caffè e tè, possano essere considerati una strategia per la prevenzione di ictus e demenza negli anziani.
Fonte:
- Zhang Y, et al. “Consumption of coffee and tea and risk of developing stroke, dementia, and poststroke dementia: A cohort study in the UK Biobank”. PLoS Med. 2021. PMID: 34784347