Il docu-film firmato da Rolando Ravello “Il Tempo dell’Attesa”, racconta i risultati di un progetto di cineterapia che ha coinvolto 34 pazienti oncologiche e i cui risultati sono stati pubblicati su Cancers. Mostra come il cinema, all’interno di approccio psicologico innovativo, possa rappresentare un valido strumento per supportare i pazienti oncologici nel processo di elaborazione della malattia e del percorso di cura

Il cinema, unitamente alla psicoterapia, può essere un catalizzatore per l’elaborazione del vissuto di pazienti alle prese con una malattia impattante come il tumore, che irrompe nell’esistenza creando una cesura tra un “prima” e un “dopo” e una paralisi rispetto alla quotidianità della vita. Da questa consapevolezza è nato il progetto di cineterapia MediCinema, realizzato dalla collaborazione tra Uos di Psicologia Clinica di Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs e MediCinema Italia Onlus.

Il progetto MediCinema e i risultati raggiunti

Il progetto di cineterapia si è avvalso della visione di 12 film, selezionati per aree tematiche emozionali, su temi destinati all’elaborazione di alcuni vissuti. Le 34 pazienti coinvolte, dopo aver assistito alla proiezione, venivano sottoposte a incontri di psicoterapia di gruppo, per elaborare il loro vissuto. La visione di questi film favoriva spesso una loro identificazione catartica con le protagoniste, le aiutava a ristabilire un’immagine affettiva con sé stesse e a non alienarsi, grazie anche alla potenza del gruppo, all’interno del quale condividevano i loro vissuti.

Durante questo percorso, della durata di un anno, è stato monitorato a più riprese il cambiamento delle dinamiche intra-psichiche e delle variabili di benessere e di promozione della salute. In particolare tra i risultati dello studio scientifico, coordinato dalla dottoressa Daniela Chieffo, responsabile Uos Psicologia Clinica, Fondazione Policlinico Agostino Gemelli Irccs, sono stati valutati l’alessitimia, la self-efficacy, tratti di personalità, e la relazione diadica con la figura del partner.

«Al termine del percorso di cineterapia si sono osservati una riduzione degli stati d’ansia e dei tratti depressivi e un maggior senso di empatia; è stato inoltre rilevato un miglioramento del senso di auto-efficacia, che ha contribuito a rafforzare l’alleanza terapeutica, sia rispetto all’aderenza alle cure sia nell’affrontare indagini strumentali – ha sostenuto la dottoressa Chieffo – questo progetto rappresenta il primo modello strutturato di intervento psicologico in ambito oncologico-ginecologico, con l’utilizzo della cineterapia. I suoi risultati, frutto di un grande lavoro di squadra, dimostrano che la cineterapia può rappresentare un efficace strumento, a complemento e integrazione della medicina tradizionale e della psiconcologia, in un’ottica di umanizzazione delle cure».

Il Tempo dell’Attesa

I risultati del progetto sono stati raccontati attraverso il docu-film “Il Tempo dell’Attesa”, firmato da Rolando Ravello. Vi hanno preso parte una decina di pazienti, diventando loro stesse registe e attrici di frammenti del proprio vissuto attraverso una GoPro e rappresenta il completamento del percorso. 

Il film, prodotto da MediCinema con Medusa Film e il contributo di Roche Italia, rappresenta, difatti, la tappa finale del progetto di ricerca ideato e condotto dalla dottoressa Daniela Chieffo e dal professor Giovanni Scambia, direttore della Uoc di Ginecologia oncologica, Direttore Scientifico della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs Ordinario di Clinica Ostetrica e Ginecologica, Università Cattolica, che si è avvalso di un protocollo di cineterapia messo a punto e promosso da Marina Morra, Manager di MediCinema Italia Onlus, presieduta da Fulvia Salvi.

Il risultato è un prodotto emotivamente dirompente, una testimonianza di come il “tempo dell’attesa”, della malattia, della cura, di un controllo, sia un tempo di vita, perché la malattia non si configuri più come un ‘fermo immagine’ dell’esistenza. Sessanta minuti di narrazione raccontano lo smarrimento, la paura, il coraggio di queste donne, capaci di mettersi a nudo nella loro fragilità. Tanti i temi affrontati, parte del percorso di malattia: la maternità negata, la perdita di capelli, un corpo che cambia e in cui più non ci si riconosce, la paura di non farcela, il potere della condivisione, capace di rendere il dolore più lieve. Una narrativa di grande impatto, che restituisce allo spettatore la sensazione di un tempo sospeso, ma non precluso alla vita.

I risultati dello studio pilota

Lo studio scientifico su cui si è basato il progetto (Medi-Cinema: A Pilot Study on Cinematherapy and Cancer as A New Psychological Approach on 30 Gynecological Oncological Patients. Cancers (Basel)”), pubblicato su Cancers, si è posto due obiettivi: valutare l’efficacia dell’intervento psicologico nei percorsi di cura oncologici, utilizzando il cinema come mediatore emotivo e promuovere il benessere psicologico e la qualità della vita attraverso un approccio terapeutico personalizzato.

Nel progetto sono state arruolate 34 pazienti con diagnosi di tumore ginecologico. Le stesse, suddivise in due gruppi, sono state sottoposte alla visione di 12 film, a cadenza bisettimanale, cui ha fatto seguito un incontro terapeutico di gruppo. Le pazienti hanno completato 9 questionari, somministrati loro prima di iniziare il percorso terapeutico (T0), a distanza di 3 mesi (T1) e infine al termine del percorso a distanza di 6 mesi (T2).

A distanza di 3 mesi è emerso un cambiamento statisticamente significativo nei livelli di ansia, nell’empatia e in tutte le sotto-scale del test CORE che valuta il “cuore dei problemi del paziente”. A distanza di 6 mesi è stata dimostrata l’efficacia del percorso psicologico, attraverso la terapia di gruppo e l’uso del cinema come mediatore emotivo.

Sono emersi, infatti, cambiamenti statisticamente significativi nella scala del benessere psicologico, nella qualità della vita, nei livelli di ansia, nelle strategie di Coping (intese come meccanismi di adattamento e risposta che una persona può adottare quando si trova in condizioni di stress), nei livelli di empatia, nella capacità di riconoscere ed esprimere le proprie emozioni e nei livelli di soddisfazione e coesione relativamente alla relazione di coppia, dimostrando che il cinema, in un modello di approccio psicologico innovativo, rappresenta un valido strumento di supporto ai pazienti oncologici nel processo di elaborazione della malattia e del percorso di cura, facilitando la capacità di esplorare e comunicare le proprie emozioni anche grazie al processo di identificazione e riconoscimento di sé stessi nell’altro.

Bibliografia:

  • Chieffo DPR, Lafuenti L, Mastrilli L, De Paola R, Vannuccini S, Morra M, Salvi F, Boškoski I, Salutari V, Ferrandina G, Scambia G. Medi-Cinema: A Pilot Study on Cinematherapy and Cancer as A New Psychological Approach on 30 Gynecological Oncological Patients. Cancers (Basel). 2022 Jun 22;14(13):3067.