Sfruttare il microbiota per sviluppare nuove strategie terapeutiche nel trattamento di infezioni respiratorie acute, oggi tra le principali cause di mortalità infantile nel mondo, e contrastare l’antibiotico resistenza, minaccia di salute pubblica globale. È questa la tesi e l’ipotesi di uno studio americano della Duke University School of Medicine di Durham, pubblicato su mBio.
Un antibiotico “naturale”
Le ultime stime, riferite agli Stati Uniti, contano ogni anno lo sviluppo di 2,8 milioni di infezioni e 35.000 decessi indotti da organismi resistenti agli antimicrobici, dati che trovano ragione d’essere anche nel resto del mondo.
Numeri preoccupanti che invitano a studiare azioni di intervento: tra queste, il microbiota intestinale sembra una fonte promettente per lo sviluppo di nuove terapie di prevenzione o cura, specificatamente verso infezioni respiratorie.
Vi è, infatti, evidenza che molti dei batteri che popolano il microbiota intestinale si siano evoluti per arrivare a produrre composti antimicrobici capaci di bersagliare alcune specie microbiche concorrenti. Grazie a metodi di sequenziamento di ultima generazione e migliori strumenti di analisi genomica e proteomica è possibile identificare i rapporti interspecie e sviluppare antibiotici innovativi.
Alcune evidenze
Prime azioni di efficacia sono emerse da studi condotti a partire dagli anni 2000 che hanno sfruttato batteri vivi per prevenire o trattare agenti patogeni respiratori.
Un primo lavoro del 2015 condotto su un gruppo di studenti universitari sembra rilevare l’azione protettiva di Neisseria lactamica contro N. meningitidis, mentre un secondo del 2000 avrebbe dimostrato la capacità di Corynebacterium di eradicare lo Staphylococcus aureus da gran parte dei portatori, e infine, uno studio del 2023 farebbe osservare una azione inibente dei batteri Rothia sulla crescita del patogeno respiratorio Moraxella catarrhalis, dove l’attività antibatterica è mediata in parte dalla secrezione di un enzima che ne prende di mira la parete cellulare.
I risultati suggeriscono dunque che una migliore comprensione dell’interazione tra il microbiota e il tratto respiratorio superiore potrebbe favorire lo sviluppo di probiotici nasali.
In conclusioni
Approcci altamente mirati incentrati sul microbiota umano potrebbero favorire la messa a punto di bioterapie, ampliando gli strumenti a disposizione per combattere la resistenza agli antibiotici, ingegnerizzate a partire dal microbioma. Quest’ultimo, cm e noto da ampi studi di letteratura, promotore – incentivatore o inibitore – di buona salute.
Fonte: Hurst JH, Kelly MS. Leveraging the human microbiota to target bacterial respiratory pathogens: new paths toward an expanded antimicrobial armamentarium. mBio, 2023, Vol. 14. No. 4. DOI: https://doi.org/10.1128/mbio.00854-Studdendieck RM, Dissanayake E, Burnham PM et al. Rothia from the human nose inhibit Moraxella catarrhalis colonization with a secreted peptidoglycan endopeptidase. mBio, 2023, 14(2): e00464-23. Doi: 10.1128/mbio.00464-23Deasy AM, Guccione E, Dale AP et al. Nasal inoculation of the commensal Neisseria lactamica inhibits carriage of Neisseria meningitidis by young adults: a controlled human infection study. Clin Infect Dis, 2015, 60:1512–1520. Doi: 10.1093/cid/civ098. Uehara Y, Nakama H, Agematsu K et al Bacterial interference among nasal inhabitants: eradication of Staphylococcus aureus from nasal cavities by artificial implantation of Corynebacterium sp. J Hosp Infect, 2000, 44:127–133. Doi: 10.1053/jhin.1999.0680.