Loretta Bolgan, ricercatrice e collaboratrice scientifica, ci spiega come il virus infetta i batteri dell’intestino e quale ruolo svolge l’acetilcisteina nell’evitare le forme più gravi della malattia: «Il sequenziamento sarà il gold standard dei test antigenici»

Laureata in Chimica e Tecnologia Farmaceutica all’Università di Padova, con un dottorato in Scienze Farmaceutiche, Loretta Bolgan ha lavorato al Massachusetts General Hospital di Boston ed è oggi ricercatrice e collaboratrice scientifica. Sulla patogenesi del Covid, la sua prevenzione e cura, e sui vaccini ha maturato delle convinzioni non allineate con la narrazione ufficiale.

Tra i meccanismi d’azione del SARS-CoV-2, lei sostiene (come anche spiegava Luc Montagnier), il ruolo cruciale dei batteri del microbiota. L’infezione partirebbe da lì e potrebbe rimanere come Long Covid.

È una scoperta relativamente recente. Alcune ricerche preliminari risalenti all’inizio della pandemia facevano già pensare all’intestino come sede primaria dell’infezione. Alcuni studi successivi [1] hanno poi confermato che il virus è in grado di infettare i batteri: è pertanto principalmente un enterovirus e non un virus respiratorio. Questo cambia anche la modalità della prevenzione e terapia. La terapia domiciliare applicata da molti medici era in linea con questa conoscenza. Dall’inizio si era visto che dava gastroenterite, uno dei sintomi più precoci. Si partiva dalla disbiosi intestinale, con il supporto alla salute del microbiota e il rafforzamento dell’immunità innata. La conferma scientifica è arrivata dopo l’applicazione empirica.

L’utilizzo anche di antibiotici è allora un’indicazione corretta?

Gli antibiotici hanno una doppia valenza: bloccano l’infezione del virus nei batteri e quindi la sua replicazione, ma hanno anche una funzione preventiva per le co-infezioni che si possono manifestare nella fase complicata della malattia. Questo virus ha azione immunosoppressiva, soprattutto nell’ultima parte dell’infezione. Si può andare incontro a depressione immunitaria e questa può portare alla riattivazione di batteri patogeni anche intracellulari, micobatteri e a volte slatentizzazione di virus a loro volta immunosoppressori.

Qual è il meccanismo di azione di questi vaccini e cosa non convince nella narrazione? Tra le falle nei trial, mancano gli studi su mutagenicità e cancerogenicità, la biodistribuzione della Spike, ritenuta tossica, la coagulazione del sangue, il rischio di interferenza genica.

Purtroppo è un problema che riguarda tutte le vaccinazioni. I vaccini, secondo le risposte date da Ema, essendo farmaci somministrati una tantum o a sufficiente distanza da permettere all’organismo di recuperare da eventuale tossicità, non prevedono studi di cancerogenicità e tossicità. Si sostiene che abbiano un’induzione della cancerogenesi tendente a zero, ma non è così. A maggior ragione andrebbero fatti studi per questi vaccini a base genica che hanno un meccanismo di cancerogenesi di interferenza genica, cioè epigenetica. Per quanto riguarda gli studi di biodistribuzione della Spike, anche su questo caso Ema sostiene che non c’è necessità perché si è sostenuto e si sostiene tuttora che la quantità di Spike vaccinale prodotta non sia in grado di manifestare danni sistemici. All’inizio infatti non si prevedeva che potesse riversarsi nel sangue in una certa quantità. Studi recentissimi [2, 3] affermando che la Spike circola nell’organismo sotto forma di esosomi che rimangono in circolo per mesi.

Tra i farmaci per la cura del Covid lei suggerisce l’acetilcisteina. Su quale evidenza scientifica? Quali altre strategie di cure precoci sono efficaci?

In questo caso parliamo di prevenzione del danno da vaccino o come prevenzione sulla tossicità della Spike. L’acetilcisteina potrebbe essere vista come parte di una terapia per via endovenosa con glutatione e vitamina C. Si è visto che rompe i ponti disolfuro nel sito di legame della Spike e fa sì che non si leghi ai recettori Ace2 e ad altri in corso di studio. In questo modo eliminiamo parte della tossicità, sia dovuta all’infezione sia al vaccino. Va detto che non è l’unico meccanismo del danno da vaccino o dalla malattia. Se usata insieme ad altri antiossidanti, questa triade, che suggerisco, va a contrastare la tempesta citochinica. L’acetilcisteina riesce a passare la barriera ematoencefalica e produce glutatione a livello del sistema nervoso centrale. Sappiamo dagli studi condotti da ricercatori cinesi che la vitamina C data ad alte dosi precocemente evitava la complicazione grave al paziente. Questa cura si può utilizzare in qualunque momento perché lo stress ossidativo rimane anche nel tempo. L’effetto maggiore, tuttavia, si ha quando si interviene in maniera precoce. Va tenuto presente che il nostro sistema immunitario, per combattere i patogeni, ha bisogno di indurre stress ossidativo. La somministrazione va pertanto valutata accuratamente dal medico sul singolo paziente.

Aifa riporta reazioni avverse 580 volte inferiori rispetto a quelle che sono state rilevate dal V-Safe, dice il professor Alberto Donzelli. I numeri della farmacovigilanza sono anche nettamente inferiori a quelli inglesi. Quanto è importante l’azione del medico nella segnalazione?

La farmacovigilanza, cioè la segnalazione delle reazioni avverse, è un problema spinoso e riguarda sia i vaccini sia i farmaci. Il medico ha una funzione fondamentale, è tenuto per legge a segnalare tutte le reazioni avverse, anche quelle comuni. Un’azione ancora più importante in questo caso, in cui c’è un’autorizzazione condizionata e l’azienda deve raccogliere tutte le segnalazioni avverse fino alla fine degli studi clinici. Dall’ultimo rapporto di Aifa si è visto che all’inizio, con i primi lotti, le segnalazioni dei medici arrivavano, poi nel tempo tendevano ad azzerarsi. Di contro, sono aumentate quelle da parte dei vaccinati e questo non va bene. La segnalazione passiva è sottostimata del 90% rispetto a quella reale, secondo la Fda. La farmacovigilanza attiva sarebbe l’unico sistema che ci permetterebbe di avere un dato reale. Per avere un dato accurato bisognerebbe confrontare l’incidenza delle patologie tra il gruppo vaccinato rispetto a un gruppo di controllo mai vaccinato.

Vaccini

Il decimo rapporto Aifa riporta che 223 decessi su 758 segnalati risultano non correlabili in quanto avvenute dopo il 14esimo giorno. Su quale base scientifica è stata fatta questa esclusione?

È una decisione non supportata dal punto di vista scientifico. Il nesso di causa potrebbe manifestarsi anche a distanza di molto tempo. Supponendo che la Spike rimanga in circolo a lungo e formasse degli immunocomplessi con gli anticorpi vaccinali che poi potrebbero indurre la formazione di trombi, è sempre quella la causa anche dopo 4-6 mesi. Il nesso causale andrebbe studiato analizzando i tessuti, cercando i componenti del vaccino, mRna, liposomi e Spike. Se troviamo uno di questi anche a distanza di mesi, è il vaccino la causa del danno. Per le persone che riportano una reazione avversa è fondamentale fare analisi pre e post vaccinale, dove potrebbero emergere i meccanismi del danno attraverso marcatori alterati, come il D-dimero per esempio.

Sui tamponi si sono viste incongruenze tra i risultati del test antigenico e quello molecolare: quanti sono i falsi positivi o i falsi negativi? A quando un gold standard?

È caduta l’autorizzazione di emergenza per i test, sia per gli antigenici sia per quelli molecolari. Le aziende produttrici devono ora standardizzare i kit e le più grosse stanno registrando i tamponi antigenici con il sequenziamento come gold standard. È una procedura molto simile a quella della registrazione di un farmaco: devono presentare un dossier molto rigoroso. Oggi quelli in commercio sono dispositivi medici non validati contro il sequenziamento. Quest’ultimo permetterebbe di avere la percentuale di falsi positivi e falsi negativi, oggi indeterminata. Nell’asintomatico, che non andrebbe neanche studiato, si ha un aumento notevole di falsi positivi. Questo perché si alza il numero di cicli di amplificazione della Pcr per aumentare la sensibilità del test a causa della bassa carica virale. Non sono state poi modificate le sequenze dei primer per adattarle alle nuove varianti e questo aumenta il rischio di falsi negativi, perché i primer non si legano alle varianti.

Ha senso una quarta vaccinazione al Covid? Oms, Ema, diversi virologi e infettivologi hanno messo in allarme per un possibile indebolimento del sistema immunitario e immunodepressione con riattivazione di altri patogeni.

Questi vaccini a mRna tendono a bloccare la risposta dell’interferone, che regola sia la risposta innata sia quella adattativa. Se lo blocchiamo, blocchiamo entrambe le braccia del sistema immunitario. Più vacciniamo più potenziamo questo effetto immunosoppressore. Le persone con età avanzata e più fragili possono manifestare immunosoppressione già dalla prima inoculazione. Abbiamo casistica ampia, per esempio, sulla riattivazione del virus Herpes zoster o di segnalazioni di patologie tumorali già risolte che recidivano. Il fenomeno potrebbe però manifestarsi anche in persone sane. L’immunodepressione potrebbe diventare un problema nel medio-lungo termine per tutti i vaccinati.

Alcuni laboratori hanno cominciato a sviluppare la misurazione delle cellule T. Potrebbe essere la chiave per definire con chiarezza se una persona abbia bisogno o meno di un vaccino?

La memoria immunologica che ci difende dal virus e dalle sue varianti è quella innata, aspecifica e risiede soprattutto a livello intestinale, ma è difficilmente misurabile. I marcatori della memoria cellulare adattativa delle cellule T e B sono senz’altro utili per valutare la protezione a lungo termine, tuttavia va detto che anche una persona senza questa memoria immunologica potrebbe esserlo grazie a quella innata. Potrebbe essere protetta contro un coronavirus umano già incontrato in precedenza e le cellule della memoria prodotte, per una cross reattività, proteggono anche contro il SARS-CoV-2 e le sue varianti: in questo caso si parla di immunità eterologa. Inoltre, va tenuto presente che ci sono importanti predisposizioni genetiche che aumentano il rischio di sviluppare complicazioni in seguito all’infezione o danno da vaccino.

Fonti:

  1. Brogna C, Cristoni S, Petrillo M et al. “The first report on detecting SARS-CoV-2 inside human fecal-oral bacteria: A case series on asymptomatic family members and a child with COVID-19” [version 1; peer review: awaiting peer review]. F1000Research 2022, 11:135. https://doi.org/10.12688/f1000research.77421.1
  2. Sandhya Bansal, Sudhir Perincheri, Timothy Fleming, Christin Poulson, Brian Tiffany, Ross M. Bremner and Thalachallour Mohanakumar. “Cutting Edge: Circulating Exosomes with COVID Spike Protein Are Induced by BNT162b2 (Pfizer–BioNTech) Vaccination prior to Development of Antibodies: A Novel Mechanism for Immune Activation by mRNA Vaccines”. J Immunol November 15, 2021, 207 (10) 2405-2410; DOI: https://doi.org/10.4049/jimmunol.2100637
  3. Stephanie Seneff, Greg Nigh, Anthony M. Kyriakopoulos, et al. “Innate Immune Suppression by SARS-CoV-2 mRNA Vaccinations: The role of G-quadruplexes, exosomes and microRNAs”. Authorea. January 21, 2022.
    DOI: 10.22541/au.164276411.10570847/v1