Il Long Covid lascia la sua firma a livello immunitario. Un gruppo di ricercatori dell’Ospedale Universitario di Zurigo, in Svizzera, sembra aver identificato nella presenza di bassi livelli di anticorpi IgM e IgG3, associati a un pool di sintomi e fattori, un indicatore del rischio più elevato di sviluppare Long Covid, la sindrome post-acuta Covid-19 (Pacs). Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature Communications.

I segnali

Età per lo più avanzata, episodi di asma o febbre, sintomi specifici, dall’affaticamento, alla tosse, alla difficoltà o mancanza di respiro, sintomi gastrointestinali manifestati durante l’infezione primaria Covid—19 e, soprattutto, livelli inferiori di immunoglobuline M (IgM) e immunoglobuline G3 (IgG3). Sono alcuni indicatori e una “firma immunologica” che potrebbero identificare un rischio aumentato per i pazienti Covid positivi di sviluppare (anche) Long-Covid, ovvero la persistenza di sintomi debilitanti associati al virus oltre le quattro settimane dalla contrazione iniziale dell’infezione. È quanto sembra evidenziare uno studio condotto da ricercatori svizzeri in una coorte di persone nelle quali la copresenza di questo mix di elementi avrebbe consentito di prevedere un rischio medio, alto o molto alto di sviluppare Pacs.

Lo studio

A due anni dall’inizio della pandemia, i dati attesterebbero che circa un terzo di persone infettate da Covid-19 manifestano sintomi a lungo termine, anche dopo la negativizzazione al virus, per un tempo superiore alle quattro settimane dall’infezione iniziale. Su questa premessa un gruppo di ricercatori di Zurigo ha avviato uno studio per individuare possibili segnali/variabili in grado di definire le probabilità di sviluppare Pacs, la malattia a lungo termine. Sono stati così randomizzati 215 individui, 175 risultati positivi a SARS-CoV-2 (Covid-19) e 40 soggetti sani; di questi 134 sono stati monitorati fino a un anno dalla contrazione iniziale dell’infezione.

È stato così possibile rilevare nel tempo l’insorgenza di 89 casi lievi e 45 casi gravi di Covid-19, con manifestazioni di Long Covid in pazienti con forme lievi e gravi della malattia, rispettivamente nel 53,9% e nell’82% dei casi. A fare la differenza sembra tuttavia essere stata la presenza di specifici anticorpi: lo studio avrebbe fatto osservare che livelli bassi di IgM e IgG3, soprattutto se associati ad asma, sono sinonimo di un rischio molto elevato di sviluppare Pacs.

Il merito dello studio

La ricerca svizzera ha consentito di identificare potenziali marcatori in grado di prevedere il rischio di sviluppare la Pacs, e dunque di intercettare pazienti che più di altri vanno attenzionati con un monitoraggio più stretto e accurato, avviando anche soluzioni protettive come una possibile vaccinazione tempestiva. Le conferme di questo dato iniziale dovranno arrivare da studi di approfondimento, ma sembrano poste le basi per valutare cause, elementi responsabili del Long-Covid e dunque per impostare mirati interventi terapeutici, meglio ancora per arrivare a definirne possibili azioni preventive.

Fonte:

  • Cervia C, Zurbuchen Y, Taeschler P et al. “Immunoglobulin signature predicts risk of post-acute COVID-19 syndrome”. Nature Communications, 2022, 13(1):446. doi: 10.1038/s41467-021-27797-1.