Dermatologia, reumatologia, gestione del dolore, malattie croniche su base infiammatoria, patologie ematologiche, cardiovascolari, endocrino-metaboliche, malattie respiratorie delle vie aree superiori e inferiori, otorinolaringoiatria. Sono solo alcuni degli ambiti in cui trovano applicazione il termalismo e la medicina termale, sfruttata secondo necessità e applicazione nelle diverse forme, dalle docce nasali agli humage, dai bagni termali ai fanghi.

In tali ambiti clinici sono stati condotti anche i maggiori studi di letteratura, ma la consapevolezza al riguardo, anche da parte degli esperti delle singole discipline, non è così updated. A fare il punto Marco Vitale, professore ordinario di Anatomia Umana, dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università di Parma e direttore scientifico di FoRST (Fondazione per la Ricerca Scientifica Termale), nel corso de “The 73° General Assembly and International Scientific Congress of the World Federation of hydrotherapy and climotherapy (FEMTEC). Balneology in changing societies, multilateral approach to health care and well-being” (Castel San Pietro, 3-6 Novembre 2022).

In letteratura

La produzione di studi sul termalismo, balneoterapia e medicina termale è più numerosa di quanto stimi il percepito collettivo, a favore di alcuni ambiti di applicazione, fra questi la reumatologia e le osteoartrosi in particolare, rispetto ad altri. Il gap scientifico è che ancora mancano risultati di evidence based medicine.

«La medicina termale – spiega Vitale – ha una storia di lunga data, con testimonianze in Italia fin dai tempi degli Etruschi. Pertanto è possibile ritenere che la terapia basata su acque termali si sia conservata nei secoli in funzione del suo valore intrinseco; tuttavia il mantenimento storico delle pratiche antiche di per sé non è una prova scientifica di efficacia, servono evidenze cliniche. Per questo il termalismo deve promuovere una ricerca scientifica rilevante». Tra i sostenitori di questo obiettivo, FoRST è in prima linea. Facendo una indagine fra i principali motori di ricerca, compreso PubMed, si osserva nell’arco degli ultimi dieci anni, specificatamente tra il 2010 e il 2019, un incremento della produzione scientifica di +60%, solo in Italia, con studi che hanno meritato l’attenzione internazionale e la pubblicazione su riviste di prestigio.

Perché promuovere la ricerca sul termalismo? La risposta è plurima, a vantaggio del paziente e del sistema salute nel suo complesso. «Oltre a investire nella ricerca, trattamento e cura di patologie, prevalentemente cronico o cronico-riabilitative, in generale l’acuzie rappresenta una controindicazione alle cure termali, l’ambiente termale – prosegue il Professore – è un potente facilitatore per promuovere e educare il paziente alla prevenzione, a qualsiasi livello, primaria nel paziente sano favorendo, grazie al setting che porta a prendersi cura di sé, l’assunzione di corretti stili di vita o la modifica degli stessi e, dunque con la riduzione dei fattori di rischio per possibili patologie, ma anche secondaria e terziaria.

Aspetti che ricadono positivamente su welfare e sistema pubblico: le cure termali sono infatti vigilate dal Ministero della Salute e dalle Regioni tramite le ASL di competenza, sono presidiate da personale sanitario medico e infermieristico, sono deospedalizzate con stabilimenti distribuiti su tutto il territorio nazionale. Dunque, fatta salva l’appropriatezza prescrittiva, vi è evidenza che le cure termali consentono un sensibile risparmio dei costi assistenziali», dimostrato da studi di farmacoeconomia condotti dall’Università Bocconi di Milano.

Ogni contesto è a sé

I vari ambiti di interesse e applicazione delle acque termali vanno considerati singolarmente, per patologia e/o per tipologie di acque. «Gli effetti terapeutici – aggiunge Vitale – sono sempre stati considerati e legati a fattori fisici, riconducibili alla temperatura delle acque, e chimici riferiti cioè alla composizione delle diverse acque. Queste sono classificate in base alla prevalenza degli ioni e dei sali disciolti. Tuttavia questa qualificazione, ad esempio di acque salsobromoiodiche, non è esaustiva dell’intera composizione chimica e non può esserlo perché le acque sono uniche e distintive le une dalle altre la cui azione biologica è riconducibile agli ioni prevalenti. Fra questi l’idrogeno solfonato (HS-) è una delle sostanze naturali contenute nelle acque maggiormente attive, favorita dal fatto che le nostre cellule per natura producono sulfuri endogeni.

Idrogeno solforato: effetti sul processo infiammatorio e sul sistema respiratorio.

Indipendentemente dall’ambito termale, nell’ultimo decennio l’idrogeno solforato – un trasmettitore di segnale di natura gassosa ed elemento biologico presente nelle cellule, nell’apparato cardiovascolare, nel sistema nervoso e sistema immunitario – è stato protagonista di numerosi studi scientifici. «Vi è evidenza – prosegue l’esperto – che le acque sulfuree hanno azione benefica sull’apparato respiratorio, sulla cute e sul sistema immunitario, ovvero sui sistemi di difesa dell’organismo sia di prima linea (immunità naturale dell’organismo), sia sul sistema immunitario più raffinato (immunità acquisita)».

Uno studio condotto dal gruppo del Professor Robert Gallo, premio Nobel per le sue ricerche sull’AIDS, ha indicato la capacità dell’idrogeno solforato di influenzare positivamente le difese immunitarie, ovvero di inibire la risposta allo stress ossidativo delle cellule durante il processo infiammatorio. Effetti positivi si registrerebbero anche a carico di affezioni dell’apparato respiratorio, compreso Sars-CoV-2 (Covid-19), sebbene alcuni aspetti siano ancora da chiarire.

«Non si sa ancora a quale concentrazione l’idrogeno solforato arrivi a contatto con le cellule – commenta Vitale – in quanto è un elemento con un’emivita piuttosto breve, pertanto i dosaggi plasmatici sono piuttosto laboriosi dal punto di vista della chimica analitica. Studi in vitro su cellule primarie dell’epitelio delle alte vie respiratorie, in particolare dell’epitelio nasale, e su cellule primarie del polmone (basse vie respiratorie) sembrano dimostrare che l’esposizione a idrogeno solforato diminuisca in maniera significativa l’espressione di un co-recettore del virus di Sars-CoV-2».

In altre patologie più solidamente studiate, ad esempio la BPCO (BroncoPneumopatia Cronica Ostruttiva), in crescita percentuale e che l’OMS (Organizzazione Mondiale della sanità) stima in prospettiva come uno dei maggiori problemi a livello respiratorio, l’idrogeno solforato sembra svolgere una azione mucolitica, restituire una aerologia (composizione fisico-chimica) normale alla secrezioni mucose di tutto l’albero respiratorio, a favore dunque della maggiore fluidificazione, migliore espettorazione, diminuzione della componente ostruttiva e infiammatoria cronica della malattia.

«In particolare, studi di alcuni anni fa – chiarisce il professore – evidenzierebbero che l’esposizione all’idrogeno solforato riduce la secrezione di elastasi, un enzima che digerisce elastina, presente nell’infiltrato infiammatorio polmonare: distruggendo elastina si perde elasticità polmonare, una componente importante nella malattia. Di contro, l’asma attualmente rappresenta una controindicazione alla terapia inalatoria, tanto più con acque sulfuree che potrebbero scatenare episodi acuti; tuttavia studi recenti stanno differenziando l’asma in diversi tipi e su questi la ricerca sta lavorando per valutare un possibile trattamento/efficacia con acque termali».

Ambito oncologico

Al momento le patologie tumorali costituiscono una controindicazione al termalismo, sebbene a problema oncologico risolto alcune conseguenze, quali il linfedema dell’arto superiore seguito allo svuotamento ascellare per tumore mammario o altri effetti avversi direttamente correlati al tumore o in misura maggiore alle successive terapie, vedono il termalismo come un presidio utile dal punto di vista complementare, da integrare cioè ad altre terapie.

Reumatologia e apparato locomotore

Le malattie reumatologiche a sfondo cronico e infiammatorio possono ricavare un sensibile benefico dall’idrochinesi terapia, la riabilitazione in acqua, per un effetto del galleggiamento: in acque viene tolta/alleggerita la gravità, favorendo un recupero funzionale della motilità articolare, ad esempio in postumi di protesi di anca. La medicina termale è efficace inoltre nel trattamento di osteoartrosi del ginocchio e della mano e del mal di schiena: studi recenti hanno dimostrato che i costi della terapia termale sono più contenuti rispetto ad altri trattamenti, a fronte di essere quasi completamente priva di effetti indesiderati, comunque prevenibili dalla doppia visita medica eseguita sul paziente: la prima dal medico di medicina generale, con prescrizione alla cure e la seconda dal medico termale, all’interno dello stabilimento.

Benefici si registrano anche a carico di patologie dermatologiche su base infiammatoria, quali la psoriasi o l’artrite psoriasica ad esempio, malattie neurodegenerative come Alzheimer con evidenze da studi di laboratorio, malattie complesse come la fibromialgia, malattie cronico venose e del metabolismo.