Come e in quale misura il nutrimento, specificatamente al seno, fin dai primissimi giorni di vita può impattare sullo sviluppo intellettivo del neonato? La domanda è stata oggetto di uno studio di ricercatori americani e australiani del Brigham and Women’s Hospital di Boston e del South Australian Health and Medical Research (Associations of Maternal Milk Feeding With Neurodevelopmental Outcomes at 7 Years of Age in Former Preterm Infants”) pubblicato su JAMA Network Open.

Vi sarebbe evidenza che l’allattamento materno favorisce un migliore quoziente intellettivo (QI), a vantaggio di rendimenti scolastici più elevati e della riduzione del rischio di manifestare sintomi da disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD).

L’alimentazione del neonato

L’allattamento al seno è promosso a tutte le mamme, laddove possibile dalla nascita e fino ad almeno 6 mesi di vita in maniera esclusiva. La ragione? È ben nota, supportata da dati di letteratura. Il nutrimento al seno è promotore di salute: allontana il rischio di sviluppare malattia tipiche dell’età pediatrica, da disturbi gastrointestinali, a otite, a forme allergiche di varia natura e garantendo più salute anche in età adolescenziale e adulta

Oggi l’evidenza dei benefici dell’allattamento al seno sembrano ancora più robusti: un recente studio condotto su neonati pretermine dimostrerebbe un impatto positivo sul lungo periodo sullo sviluppo neurologico dei piccoli. Ovvero tanto maggiore è (stata) la durata e la quantità in termini di volume (millimetri per kilogrammo per die) di latte materno ricevuta dai neonati durante e dopo la degenza in Unità di terapia intensiva neonatale (NICU), più elevati sarà a distanza i risultati cognitivi e la riduzione di rischi/eventi avversi correlati.

Lo studio

In funzione dei numeri e della tipologia di studio (osservazionale), le conclusioni non possono essere considerate esaustive o traducibile in verità scientifica, tuttavia i dati emersi sono interessanti per sostenere e promuovere la forma di nutrimento più naturale al modo: l’allattamento al seno.

Lo studio, con l’intento di misurare vantaggi e efficacia del nutrimento al seno sullo sviluppo neurologico, è stato condotto nel periodo Gennaio-Dicembre 2005, su 586 bambini nati a meno di 33 settimane di gestazione in uno dei cinque centri perinatali australiani. I bambini sono poi rivalutati all’età di 7 anni sulla base dei criteri considerati (quantità e durata dell’allattamento al seno) in relazione agli esiti scolastici, nello specifico QI verbale e prestazionale, sintomi di ADHD, funzione esecutiva e comportamentale.

I risultati non hanno disatteso le aspettative dei ricercatori: i piccoli allattati al seno per un periodo più prolungato mostravano punteggi migliori in lettura e matematica e minor rischio per sintomi di ADHD. Evidenze positive sono emerse anche in caso di assunzione di latte materno fino ai 18 mesi con punteggi migliori sempre riferibili a lettura, matematica ma anche ortografia.

I risultati

Nello specifico, 586 bambini presi in esame, con età gestazionale media alla nascita 29,6 settimane, di cui 314 maschi [53,6%] nati da 486 madri, con età media 30,6 anni di cui 447 [92,0%] di origine caucasica, allattati al seno presso l’unità di terapia intensiva neonatale in termini medi di 99 ml/kg al giorno con durata media (DS) di 5,1 mesi, sono state i protagonisti dello studio e di ottimi esiti di efficacia in relazione all’endpoint della ricerca.

Infatti, si è osservato un QI medio su vasta scala di 98,5 punti, con risultati più elevati anche dopo l’aggiustamento della covariata, pari a 0,67 punti per 25 ml/kg aggiuntivi al giorno; IC 95%, 0,10-1,23 punti con ricadute positive sulle diverse abilità. Ovvero, punteggi di lettura superiori (1,14 punti per 25 ml/kg al giorno; IC 95%, 0,39-1,89 punti) e punteggi matematici (0,76 punti per 25 ml/kg al giorno; IC 95%, 0,14-1,37 punti) e menoti sintomi di ADHD (-1,08 punti per 25 ml/kg al giorno; 95% CI, da -1,96 a -0,20 punti).

Inoltre, una maggiore durata dell’assunzione di latte materno correlerebbe anche a migliore capacità di lettura (0,33 punti per mese aggiuntivo; IC 95%, 0,03-0,63 punti), ortografia (0,31 punti al mese; IC 95%, 0,01-0,62 punti) e matematica (0,30 punti al mese; IC 95%, 0,03-0,58 punti). Di contro, il latte materno non sembrerebbe associarsi a un miglioramento del QI completo, del QI verbale, della funzione esecutiva o del comportamento.

Infine, emergono dati più robusti in bambini nati a un’età gestazionale inferiore, ovvero a meno di 30 settimane (valori P di interazione <.01).

In conclusione

Benché i benefici siano maggiori nei nati sotto le 30 settimane, il carattere osservazionale dello studio non permette di stabilire una relazione certa di causa-effetto tra allattamento al seno esclusivo e rendimento scolastico, ovvero sui risultati potrebbero aver impattato altre variabili ancora da indagare.

Tuttavia, concludono i ricercatori, vi sono tutte le ragioni per appoggiare e promuovere le raccomandazioni dell’American Academy of Pediatrics e dell’Organizzazione mondiale della sanità, rafforzando nel contempo la richiesta di politiche sanitarie e di congedo parentale che sostengano i genitori. Raccomandazioni che sono sostenute anche dalle Società Scientifiche di settore e dai pediatri italiani.

Fonte:

  • Belfort MB, Knight E, Chandarana S et al. Associations of Maternal Milk Feeding With Neurodevelopmental Outcomes at 7 Years of Age in Former Preterm Infants. JAMA Network Open 2022.