L’ecosistema Life Science è in piena trasformazione, guidato dall’innovazione digitale che promette di rivoluzionare il settore. Attualmente, strumenti digitali come sensori, App per la salute e real-world data sono già in uso per il monitoraggio a domicilio dei pazienti.

A breve, l’intelligenza artificiale (IA) applicata alla medicina personalizzata e le cosiddette “terapie digitali” (DTx) saranno sempre più protagoniste. Tuttavia, in Italia, manca ancora una normativa specifica per le DTx, nonostante la loro capacità di integrare o sostituire le terapie tradizionali.

Il ruolo dell’IA e delle TDx

Secondo una ricerca condotta in collaborazione con Confindustria Dispositivi Medici e Farmindustria, il 93% delle aziende del settore e il 74% dei direttori delle strutture sanitarie prevedono che l’IA rivoluzionerà la medicina personalizzata entro 3-5 anni. Le terapie digitali, secondo il 77% delle aziende e il 55% delle strutture sanitarie, avranno un impatto significativo in un periodo di circa 5 anni.

Interesse e coinvolgimento dei pazienti

I pazienti italiani mostrano un forte interesse per queste innovazioni: il 65% dei pazienti sarebbe disposto a utilizzare una terapia digitale prescritta dal proprio medico, soprattutto se ciò migliorasse il loro stile di vita e stato di salute (77%) e aumentasse la consapevolezza della propria patologia (72%).

La personalizzazione delle terapie e il miglioramento della relazione con il medico curante sono aspetti fondamentali per i pazienti.

Prospettive per i medici

Secondo i risultati della ricerca dell’Osservatorio Life Science Innovation della School of Management del Politecnico di Milano, presentata lo scorso 10 luglio durante il convegno “Life Science: il digitale per accelerare la trasformazione“, circa metà dei medici specialisti, coinvolti nella ricerca grazie a Consulcesi Homnya, AMD, AME, FADOI e SIMFER, e dei medici di medicina generale (MMG), coinvolti grazie alla FIMMG, sarebbe disposta a prescrivere DTx, se fossero disponibili e se i pazienti avessero le competenze digitali necessarie. I principali benefici riconosciuti includono la disponibilità di un maggior numero di dati a supporto della ricerca clinica (68%) e delle decisioni terapeutiche (65%).

Emanuele Lettieri, responsabile scientifico dell’Osservatorio Life Science Innovation spiega in proposito: «La trasformazione digitale in atto impone a tutti gli attori dell’ecosistema Life Science di monitorare e comprendere i trend emergenti così come i segnali deboli.

Le imprese Pharma, Biotech e Medtech devono investire in nuove competenze e nuovi modelli organizzativi per migliorare la loro capacità di catturare il valore generato dall’innovazione digitale, sia potenziando il proprio portafoglio prodotti e servizi sia migliorando l’efficienza nei processi aziendali e nella catena del valore».

Innovazione e barriere in Italia

L’Italia sta affrontando diverse sfide nell’adozione delle DTx. Solo il 18% delle aziende ha avviato sperimentazioni per il mercato italiano, principalmente a causa della mancanza di un quadro normativo specifico e dell’impossibilità di ottenere rimborsi per le DTx. Una proposta di legge presentata nel giugno 2023 mira a definire ambiti d’uso per le DTx e a istituire organi di valutazione e monitoraggio.

«Per favorire la diffusione delle terapie digitali in Italia, una volta che sarà possibile utilizzarle nel nostro Paese, bisognerebbe coinvolgere già ora pazienti e professionisti sanitari – spiega Chiara Sgarbossa, Direttrice dell’Osservatorio Life Science Innovation -. Le terapie digitali rappresentano un ambito di innovazione globale. A livello internazionale, sono già disponibili 93 DTx, principalmente nell’area della psichiatria, endocrinologia, reumatologia e oncologia.

In Italia «È importante avviare sperimentazioni che consentano di comprendere e misurare i benefici e gli impatti sulla salute dei pazienti, sull’attività del medico e sull’intero sistema sanitario, completando le informazioni offerte dagli studi di health technology assessment (HTA) sulle terapie digitali che continuano a trascurare la valutazione dell’impatto organizzativo, che è effettuata in circa uno studio su dieci» afferma Sgarbossa.

Medicina personalizzata e IA

«Il concetto di medicina personalizzata è consolidato in letteratura, ma l’effettiva adozione nella pratica clinica, dalla ricerca clinica alla prevenzione, fino alla diagnosi e alla cura, è oggi ancora poco osservabile – aggiunge Gabriele Dubini, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Life Science Innovation -.

Analizzando le startup che si occupano di medicina personalizzata, emerge che il 58% si concentra sulla cura e, in particolare, allo sviluppo di farmaci innovativi e terapie avanzate, soprattutto per il trattamento di patologie specifiche come oncologia e malattie rare, con investimenti medi a 60 milioni di dollari.

In particolare, l’AI viene sfruttata dal 55% delle startup attive in questo campo, ad esempio accelerando la scoperta di nuovi farmaci e molecole oppure affiancando il professionista sanitario nella presa di decisioni nel processo di cura» commenta Alberto Redaelli, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Life Science Innovation.