La nutraceutica può essere un supporto nella cura della cronicizzazione delle due patologie legate all’infezione da Sars- Cov-2 o da effetto avverso alla vaccinazione, come spiega il professor Arrigo Cicero

Miocarditi e pericardti da Long Covid o da vaccinazione: i casi sono in aumento, soprattutto quelli che tendono a cronicizzarsi. Può avere un ruolo di supporto la nutraceutica? Lo abbiamo chiesto ad Arrigo Cicero, professore associato di Scienze Tecniche Dietetiche Applicate presso il Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche Università di Bologna e presidente della Società Italiana di Nutraceutica (SINut).

I disturbi a lungo termine creati dal virus

Il Long Covid è una condizione post-virale caratterizzata da un complesso coacervo di disturbi di varia entità di cui soffrirebbero i guariti dal virus e inspiegabili da altre prospettive. I sintomi attribuiti a questa condizione sono numerosi ed eterogenei. Secondo l’Iss si possono dividere in manifestazioni generali, come dispnea, astenia stanchezza eccessiva; e organo-specifiche, tra cui disturbi cardiovascolari, come miocarditi o pericarditi

Patologie, queste ultime, che possono essere innescate anche dal vaccino, dove all’attenzione ci sarebbe l’effetto trombigeno della proteina spike. Un campanello d’allarme è arrivato da un recente studio (“Increased emergency cardiovascular events among under-40 population in Israel during vaccine rollout and third COVID-19 wave”) pubblicato sulla rivista Scientific Reports. Evidenzia l’aumento del 25% degli accessi in pronto soccorso (tra gennaio e maggio 2021) in Israele di giovani fra 16 e 39 anni per problemi cardiovascolari rispetto ai periodi pre-pandemia e pre-vaccini.

I dati della ricerca troverebbero accordo anche su quanto accade in Usa e altri Paesi europei (il Paul Ehrlich Institute a marzo 2022 aveva registrato 859 casi di miocardite in bambini da 5 a 11 anni vaccinati con Pfizer, 4 ogni 10 mila inoculazioni – “Verdachtsfälle von Nebenwirkungen und Impfkomplikationen nach Impfung mit Comirnaty® bei Kindern im Alter von 5–11 Jahren aus Deutschland”).

In Italia tra gli aspetti più all’attenzione ci sono gli effetti avversi cardiovascolari innescati dal Covid, come miocarditi e pericarditi, che possono trascinarsi anche a lungo determinando una forma di Long Term Covid. L’undicesimo Rapporto
sulla Sorveglianza dei vaccini anti-COVID-19 di Aifa sembra però minimizzare. Prendendo il dato di Pfizer, dice il dossier, 2 casi di miocardite ogni milione di dosi per la prima e seconda dose che scende a 1 per la terza dose. L’età media è di 12-29 anni e circa la metà dei casi segnalati riporta che al momento della segnalazione non è ancora guarito. Per la pericardite sono 4 i casi per milione di dosi e sale l’età del paziente (da 30 a 50 anni), con il 54% ancora non guarito alla segnalazione.

Miocarditi e pericarditi: come si differenziano

Miocarditi e pericarditi sono molto diverse sia dal punto di vista anatomico sia patologico. «La miocardite – spiega Cicero – è un’infiammazione del tessuto muscolare del cuore; la pericardite è l’infiammazione del sacco che avvolge il miocardio ovvero il pericardio. La diagnosi per la pericardite è relativamente semplice, anche con un’ecocardiografia (se ben eseguita); la miocardite è più complicata e richiede tecniche diagnostiche più raffinate».

La gravità dipende dal grado di infiammazione. «Entrambe possono causare aritmie e scompenso cardiaco, sono condizioni potenzialmente pericolose, tanto da poter essere potenzialmente letali. Nella maggior parte dei casi fortunatamente si manifestano con una sintomatologia correlata ad astenia, stanchezza, ridotta performance fisica. Il clima afoso di questo periodo rischia di far sottovalutare una sintomatologia correlata da Long Covid».

Le cause

I meccanismi con cui il virus o la spike autoprodotta con il vaccino possano recare danno diretto alle cellule miocardiche o del pericardio o attraverso infiammazione e cascata citochinica sono oggetto di ricerca. Sulle cause non ci sono certezze. «È molto probabile che questo virus possa scatenare una risposta infiammatoria, più o meno mediata e importante a livello del tessuto miocardico. Anche quando non lo fa in maniera massiva, sembra che lo possa fare in maniera subclinica, cronica.

Per quanto riguarda il meccanismo correlato alle vaccinazioni, anche se sembrano molto numerose, i casi registrati sono relativamente pochi. Un vaccino in quanto tale provoca una certa risposta immunitaria. L’ipotesi è che in qualche modo possa determinare una sorta di reazione infiammatoria, soprattutto nel soggetto più giovane che ha maggiori capacità di risposta immunitaria. Difficile vedere questi fenomeni nell’anziano».

La durata

Sulla durata di miocarditi e pericarditi innescate da Covid o vaccini si sono diffuse opinioni diverse: chi ha sostenuto una risoluzione in pochi giorni, chi ha sottolineato strascichi con effetti anche permanenti, come l’oncologo Mariano Bizzarri. «Il fenomeno acuto tende a risolversi in maniera abbastanza rapida: se il soggetto è sano in pochi giorni si riprende.

Tuttavia è molto difficile quantificare l’impatto da strascico cronico. Abbiamo visto prosecuzioni dei sintomi fino a un mese. Man mano che proseguono gli studi di questi soggetti ci accorgiamo che questa sintomatologia può avere strascichi molto lunghi, che non riusciamo a quantificare bene. Le casistiche ci dicono che anche a distanza di molti mesi questi pazienti tendono a rientrare in ospedale con accessi al pronto soccorso per sintomatologie molto simili alla miocardite».

La cura e il supporto della nutraceutica

In fase acuta la cura avviene su due livelli. Si cura da una parte lo scompenso cardiaco e dall’altra la componente infiammatoria attraverso farmaci antinfiammatori. «Vengono spesso associati anche a un farmaco antireumatico, la colchicina, con protocolli terapeutici portati su tempi mediamente lunghi. È anche importante ottimizzare la pressione arteriosa, con ACE-inibitori e sartani, impiego di diuretici in certi casi».

Una cura definiva della sindrome da Long Covid non è però stata ancora delineata. Il Long Covid sul cuore può manifestarsi come affaticamento cronico o facilitare le recidive di scompenso acuto. L’uso della medicina naturale potrebbe valere per quei casi di presunta compromissione long term senza segni di scompenso cardiaco attivo. «È un ambito al momento totalmente empirico, e non bisogna lanciarsi in false speranze, tuttavia in questo contesto potrebbe essere interessante dare un supporto al metabolismo energetico del miocardio.

In nutraceutica esistono diversi principi attivi che contribuiscono al miglioramento della bioenergetica del miocardio per cui esistono studi clinici (anche se non affetti da Long Covid).

Potrebbe esserci il coenzima Q10, co-fattore nella catena respiratoria mitocondriale; da utilizzarsi a dosaggi pieni di formulazioni ad aumentata biodiponibilità, come minimo da 200 mg per dose al giorno; potrebbe avere un significato la levocarnitina e acetil-carnitina, che facilitano la β-ossidazione degli acidi grassi a livello della cellula miocardica, e migliorano l’efficienza energetica. Lo stesso vale per la carnosina. Interessanti possono essere substrati energetici come il D-ribosio e forse gli esteri chetonici (ma sarebbe più utile una dieta chetogenica)».

Il vantaggio di queste sostanze è che non hanno eventi avversi registrati. «Per avere effetto il periodo deve essere prolungato, almeno di mesi. Queste molecole non hanno poi interazioni farmacologiche con farmaci utilizzati in area cardiologica. Hanno poi azione multi tessuto (l’effetto long term Covid difficilmente colpisce un organo singolo) e potrebbero influire sull’astenia del paziente anche per azione a livello sistemico».

Meccanismi ancora ignoti

Nonostante gli oltre 250 mila studi sul Covid pubblicati da Pubmed, molto resta ancora da capire sulla sua patogenesi. «L’infezione da Sars-Cov 2 è un elemento la cui capacità destabilizzante si manifesta in proporzione allo stato di salute dell’organismo. Il problema grosso che non riusciamo bene a capire è perché il nostro sistema immunitario pare non essere in grado di debellare completamente l’infezione; oppure perché il nostro sistema di autocontrollo dell’infiammazione non sembri capace di spegnersi completamente (come può capitare con una luce) una volta che si è attivato da infezione da Sars-Cov-2. Questo sta aprendo anche delle possibilità di intervento di tipo nutraceutico» conclude Cicero.

Bibliografia:

  • Sun CLF, Jaffe E, Levi R. Increased emergency cardiovascular events among under-40 population in Israel during vaccine rollout and third COVID-19 wave. Sci Rep. 2022 Apr 28;12(1):6978.