La qualità dell’alimentazione è alla base della salute umana e ai vertici degli interventi di prevenzione di numerose patologie non trasmissibili estremamente diffuse nella nostra società, insieme a una vita attiva e non sedentaria. Un’ampia parte della popolazione ne è consapevole e preferisce acquistare alimenti naturali, stagionali e a km zero.

Al contempo, sempre in un’ottica di ricerca di cibo sano e salutare, c’è forte interesse nei confronti di alimenti che rispondano a esigenze dietetiche specifiche. I prodotti privi di qualcosa hanno grande mercato, per esempio senza glutine o senza lattosio, ma anche “senza zuccheri aggiunti” o senza/a ridotto contenuto di grassi, accanto agli alimenti funzionali o arricchiti, per esempio in proteine, fibre, minerali, vitamine…

Queste due tendenze sono in parte contrapposte e sono al centro dell’attenzione del mondo della nutrizione. Se ne è parlato a Milano durante un incontro rivolto ai giornalisti organizzato da Nutrition Foundation of Italy (NFI), associazione non-profit nata nel 1976 con lo scopo di sostenere formazione e informazione sui principi fondamentali della nutrizione e offrire un aggiornamento costante in tema di corretta alimentazione, elemento imprescindibile per la nostra salute, con un taglio divulgativo ma basato su prove solide.  NFI, infatti, promuove la ricerca scientifica e la divulgazione di conoscenze in ambito nutrizionale nel rispetto dei principi di trasparenza, oggettività e correttezza che caratterizzano il metodo scientifico.

I quattro esperti presenti, Daniela Martini, professore associato di Scienze e Tecniche Dietetiche Applicate all’Università degli Studi di Milano; Vincenzo Fogliano, tecnologo alimentare, presidente del gruppo Food Quality & Design dell’Università di Wageningen, Paesi Bassi; Corrado Galli, tossicologo all’Università degli Studi di Milano e past president della Società Italiana di Tossicologia e Alessandro Banterle, economista, professore ordinario di Economia Agro-alimentare presso l’Università degli Studi di Milano, hanno parlato di come le tecnologie applicate alla trasformazione degli alimenti abbiano visto in tempi recenti un rapido sviluppo. Purtroppo, spesso vengono percepite soltanto come un ostacolo alla ricerca della naturalità, senza valutare con attenzione il contributo fondamentale che possono offrire in termini di salute, igiene e sicurezza degli alimenti e perfino di sostenibilità ambientale, consentendo di evitare enormi sprechi di materia prima fresca che, se non trasformata, spesso andrebbe perduta.

Ideare, produrre e rendere disponibili a prezzi accessibili alimenti con caratteristiche ottimali o ottimizzate rende fruibili alcuni nutrienti fondamentali per una sana nutrizione a fasce sempre più ampie della popolazione, migliorando la qualità della vita e prevenendo l’instaurarsi di patologie. Le tecniche di trasformazione alimentare possono inoltre contribuire a rispondere alla richiesta di una maggiore attenzione all’ambiente a tutti i livelli della filiera produttiva. Anche prolungare la durata dei prodotti alimentari, infatti, contribuisce a ridurre gli sprechi.

Lo scenario complessivo a livello mondiale della produzione alimentare è davvero articolato. La sua complessità suggerisce di non adottare un singolo modello ma più modelli, a seconda delle numerosissime variabili in gioco localmente, tentando sempre di valutare il rapporto rischio-beneficio dell’applicazione di ogni tecnologia, analizzando in dettaglio in modo razionale e non emotivo tutte le ricadute che le singole scelte vanno a innescare.