Le stime sono importanti e le prospettive poco rosee. Parliamo della depressione e comunque dei disturbi dell’umore: gli esperti prevedono che tale condizione clinica rappresenterà la principale causa del carico globale di malattie entro il 2030.

Ad esempio in Giappone, secondo quanto riporta un lavoro sul Journal of Complementary and Integrative Medicine, sono circa 20.000 i suicidi che si registrano nella nazione, molti dei quali compiuti da persone affette da depressione.

Ciò induce a supporre che il supporto offerto dalle medicine convenzionali non sempre consegua gli outcome desiderati nel controllo della condizione, specialmente in caso di depressione cronica, a lungo termine o grave.

Le medicine complementari si interrogano dunque sulla possibilità di affiancarsi alla medicina tradizionale con soluzioni alternative nella gestione della depressione.

Allo stato attuale

Gli studi clinici condotti su trattamenti antidepressivi, secondo quanto riportato da Itamura, autore del paper, riporterebbero tassi di remissione bassi, inferiori o uguali al 50%, per qualsiasi farmaco di cui è stata eseguita una dettagliata analisi.

Laddove sia evidente un successo terapeutico, resta comunque un bisogno insoddisfatto nel dover/potere offrire soluzioni alternative a quella quota parte di casi che non raggiungono un completo/soddisfacente recupero sintomatico e funzionale.

Una richiesta, ed un bisogno che i pazienti con depressione, cercherebbero ad esempio nel ricorso a rimedi di medicina complementare e alternativa (CAM), a supporto soprattutto per la gestione della quotidianità, la criticità maggiore in coloro affetti da patologia.

L’evidenza

Recentemente la psichiatria integrativa ha incluso nella gestione delle forme/disturbi depressivi fra le possibili opzioni di CAM, la medicina omeopatica, noto per approcciare e curare il “singolo paziente nel suo insieme”, ovvero con una visione olistica che stimolo il processo di guarigione prendendosi in carico e cura della dimensione psichica, emotiva e spirituale della persana, nella sua centralità e totalità.

Con l’obiettivo di stimare se e quale tipo di apporto la medicina omeopatica può dare nella gestione della depressione l’autore ha inteso valutare i progressi di 31 pazienti affetti da depressione maggiore, secondo la definizione del DSM-V, che hanno ricevuto l’omeopatia per 3 mesi in aggiunta agli antidepressivi convenzionali, standard della cura.

In particolare è stata posta attenzione alla capacità di questo approccio combinato nel ridurre le difficoltà nella vita quotidiana, utilizzando il QOL index, nel favorire la riduzione o sospensione degli antidepressivi o anche a ridurre o sospendere il trattamento omeopatico. 

I risultati

In generale lo studio sembra rilevare un miglioramento dello stato di patologia dei pazienti che hanno seguito questo percorso terapeutico.

Nello specifico: 13 pazienti avrebbero riportato un miglioramento della depressione, fino alla possibilità di sospensione di qualunque tipo di trattamento, a fronte di 7 pazienti che avrebbero ridotto il dosaggio degli antidepressivi mantenendo però il trattamento omeopatico, mentre 4 pazienti avrebbero proseguito con l’approccio tradizionale con antidepressivi sospendendo gli omeopatici. Infine, 7 sarebbero usciti dallo studio non trovando alcun giovamento dal percorso combinato suggerito.

In buona sostanza, dei 31 pazienti con depressione, 13 si sono ripresi entro 2 anni dall’inizio del trattamento omeopatico e 11 sono completamente guariti dalla depressione cronica.

In conclusione

Lo studio sembra suggerire che la CAM può rappresentare una opzione alla cura della depressione, compreso l’uso di una strategia in tre fasi per ridurre ogni dipendenza dal trattamento clinico.

Valore aggiunto della medicina omeopatica, basare la scelta del trattamento sulla “storia” del paziente, non solo sul caso clinico.

Fonte

Itamura R. Integrative medicine approaches to chronic depression: case studies of the recovery process with a three-step path to recovery and significant cure. Journal of Complementary and Integrative Medicine, 2022, 20(1):120-128. Doi: 10.1515/jcim-2022-0034