Estratti di Phaseolus vulgaris, caffè verde, Yerba Mate, tè verde, Gynostemma pentaphyllum, Cissus quadrangularis e Irvingia gabonensis.
Sono queste alcune piante, utilizzati nella cura all’obesità e di cui sono accreditati gli effetti positivi sul controllo della patologia, che sono state oggetto di revisione sistematica, pubblicata su Heliyon, che ha voluto indagarne i differenti meccanismi di azione.
Erbe, piante e estratti naturali
Ricche di molecole e principi bioattivi i rimedi naturali possono essere una fonte e un approccio nell’affiancamento curativo di alcune patologie, o comunque una opportunità per lo sviluppo di farmaci sicuri ed efficaci, tali da favorire il miglioramento/controllo dello stato di salute per alcune specifiche patologie.
In alcuni casi anche in contesti di cronicità, fra questi obesità e sovrappeso, i cui numeri sono importanti: solo in Italia secondo dati ISTAT nel 2021 pari al 36,1% (maschi 43,9%, femmine 28,8%), la quota di adulti in sovrappeso e dell’11,5% (maschi 12,3%, femmine 10,8%) gli obesi con un trend in costante crescita.
L’indagine
Sono ancora pochi gli studi di letteratura che presentano una analisi dettagliata dei rimedi naturali e dei loro meccanismi di azione in determinati quadri clinici.
Aspetti di cui si è occupato uno studio bengalese che ha preso in considerazione alcuni dei più noti e diffusi estratti vegetali, nella più ampia accezione del termine, con effetti antiobesità, specificatamente senso di sazietà, aumento del metabolismo e accelerazione della perdita di peso, tenendo conto anche del profilo di sicurezza oltre che dell’efficacia della molecola naturale.
Di seguito una piccola selezione delle piante considerate e delle diverse vie fisiologiche utilizzate dai principi attivi per favorire il raggiungimento degli outcome desiderati:
- Phaseolus vulgaris, pianta annua della famiglia delle Leguminose, che secondo diversi studi clinici contribuirebbe efficacemente alla riduzione del peso corporeo e della massa grassa in contesti di sovrappeso rispetto al placebo. In particolare si evidenzia la capacità di inibire l’attività dell’α-amilasi, enzima salivare e pancreatico che converte i carboidrati complessi in oligosaccaridi, come anche di maltasi, lattasi e vari altri enzimi intestinali che intervengono nel processo digestivo favorendo la conversione degli oligosaccaridi in monosaccaridi. Azione che, quindi, produrrebbe la riduzione delle calorie associate all’introduzione dei carboidrati.
- Estratto di semi di caffè verde. Spesso utilizzati anche nella formulazione di integratori questi estratti sembrano svolgere una azione positiva sulla riduzione di peso ponderale, indici di massa corporea (BMI) e di massa grassa (FMI) e sul rapporto circonferenza vita-fianchi secondo quanto emerge ad esempio da uno studio clinico che ha raffrontato questa sostanza con il placebo. I benefici indotti sembrerebbero attribuibili all’azione dell’acido clorogenico e dei suoi composti. Mentre un altro studio farebbe osservare la potenzialità degli estratti di semi di caffè verde sulla glucosio-6-fosfatasi riducendone l’attività, quindi l’assorbimento e il rilascio di glucosio in circolo che si traducono in un contenimento dei livelli di insulina nel siero.
- Estratti di foglie di Yerba Mate, l’azione esercitata correlerebbe soprattutto alla presenza di acido clorogenico, quali acidi mono caffeoilchinici e caffeoilchinici, agli acidi idrossicinnamici tra cui l’acido caffeico e l’acido chinico e a diverse saponine triterpenoidi. L’evidenza emerge da uno studio condotto su persone coreane obese in cui si sarebbe osservata una riduzione del rapporto vita/fianchi, della FMI, della percentuale di grasso corporeo ed anche una diminuzione del grasso viscerale e del grasso viscerale/sottocutaneo. Mentre studi sperimentali, in vitro e in vivo, sembrerebbero dimostrare la capacità dell’acido clorogenico di esercitare un effetto inibitorio sull’adipogenesi, quindi riducendo l’espressione dei geni correlati nelle cellule 3T3-L1 e in modelli murini. Inoltre la Yerba Mate sembrerebbe favorire anche la differenziazione dei preadipociti, la diminuzione dei lipidi presenti negli adipociti in modo dose-dipendente (p < 0,05).
- Estratto di tè verde. L’azione dei suoi principi attivi incrementerebbe il dispendio energetico, quindi con una azione “brucia grassi” a favore della riduzione anche dei livelli di iperlipidemia e iperglicemia. Uno studio su donne taiwanesi in sovrappeso e obese sembra rilevare in particolare la riduzione di LDL e l’aumento delle concentrazioni di leptina. Quest’ultima agirebbe positivamente sulla lipogenesi, stimolando la lipolisi nelle cellule adipose. Inoltre potrebbe contribuire all’azione anti-obesità dell’estratto di tè verde anche l’epi-gallocatechina gallato (EGCG) che, secondo un altro studio, sarebbe in grado di ridurre l’enzima catecol-o-metiltransferasi (COMT), responsabile della degradazione della norepinefrina, a sua volta associata ad una produzione aumentata di lipolisi e dell’ossidazione dei grassi.
- Gynostemma pentaphyllum è una vite erbacea, contenente alcuni ingredienti efficaci contro l’obesità quali, ad esempio, le saponine estratte o gli estratti totali di G. pentaphyllum, attivi nel ridurre i livelli di glucosio e colesterolo nel sangue. Questi effetti sarebbero dimostrati in uno studio clinico su persone coreane in cui si sarebbe osservata la riduzione del grasso addominale e di alcuni altri parametri come peso ponderale, BMI, massa grassa corporea, diminuzione in termini percentuali del grasso corporeo e circonferenza della vita rispetto al placebo. Mentre studi sperimentali in vitro dimostrerebbero l’azione positiva di damulina A e B, due saponine di tipo dammarano derivate dalle foglie di Gynostemma, nell’aumentare la fosforilazione dell’AMPK e dell’acetil-CoA carbossilasi: azione che stimola la diminuzione della sintesi di grasso tramite la minor produzione di malonil-CoA dall’acetil-CoA. Infine una ulteriore azione sottolineata è la potenzialità anti-iperlipidemico di Gymnema con un aumento del livello di fosfatidilcolina e la diminuzione di trimetilammina N-ossido (TMAO).
- Cissus quadrangularis. Si tratta di una vite succulenta che eserciterebbe la sua azione sfruttando alcuni tipici composti, come flavonoidi, indani, fitosteroli e cheto-steroidi, efficaci nell’inibire specifici enzimi: l’α-amilasi, la glucosidasi e la lipasi. Uno studio su pazienti obesi e in sovrappeso farebbe osservare la riduzione a carico del peso e del grasso corporeo, di IMC e della circonferenza vita.
- Irvingia gabonensis, o mango bravo/mango africano, sembrerebbe in grado di agire sulla riduzione percentuale di grasso corporeo (p < 0,05) e della circonferenza vita in pazienti obesi. Tale potenzialità correlerebbe, fra le altre, all’azione della fibra solubile contenuta nella pianta che ridurrebbe le concentrazioni plasmatiche di colesterolo, trigliceridi e glucosio. Il contenuto di fibre legandosi agli acidi biliari nell’intestino stimolerebbe il rilascio degli acidi biliari dal corpo a favore della conversione del colesterolo nel sangue, in quantità superiori, in acidi biliari, traducendosi in un benefico effetto sulla riduzione del colesterolo e dei lipidi circolanti.
In conclusione
Benché si evidenzi il potenziale anti-obesità delle piante naturali, saranno necessari ulteriori studi clinici e procedure standardizzate per confermare i diversi meccanismi di azione e assicurare il profilo di sicurezza e l’efficacia delle singole molecole, spesso impiegate in famaci ad uso umano.
Fonte
Aziz A, Millat S, Akter T et al. A comprehensive review on clinically proven medicinal plants in the treatment of overweight and obesity, with mechanistic insights. Heliyon, 2023, 9(2):e13493