Cresce la percezione positiva da parte dei cittadini nei confronti dell’osteopatia. Tanto che quasi 8 italiani su 10 considerano prioritario che si concluda l’iter di regolamentazione dell’osteopatia previsto dalla Legge 3/2018 e il percorso di formazione obbligatorio in osteopatia certificato dallo Stato. L’82%, inoltre, ritiene che i trattamenti osteopatici debbano rientrare all’interno dei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea). Sono solo alcuni dei risultati emersi da una ricerca condotta dall’istituto Quorum/Youtrend per il Registro Osteopati d’Italia (ROI), presentati in occasione della settima edizione del Congresso ROI, tenutasi nei giorni scorsi a Napoli.

L’indagine

Il sondaggio è stato condotto su un campione di 1005 casi rappresentativi della popolazione maggiorenne residente sul territorio italiano. Ne è emerso che 2 intervistati su 3 valutano positivamente l’osteopatia. Il 45% del sottocampione che ha espresso giudizio positivo ritiene che l’osteopatia permetta di ridurre l’utilizzo di farmaci nelle problematiche ricorrenti come dolori muscolari e che sia una professione sanitaria utile nella gestione delle patologie corniche. Sono soprattutto le persone laureate (79% delle risposte) a definirsi favorevoli a questa disciplina.

Per quanto concerne invece gli intervistati che si sono rivolti a un osteopata, il 44% è stato consigliato da un familiare o da un amico, mentre 1 su 3 lo ha fatto direttamente su consiglio di un medico. Quasi 2 intervistati su , inoltre, dichiarano di essersi recati dall’osetoapta per problemi cronici (33%) o acuti (32%).

«La ricerca evidenzia che a chiedere il completamento dell’iter legislativo non sono solo gli osteopati, ma anche i cittadini, che confermano di guardare con fiducia alla nostra professione – è il commento di Paola Sciomachen, presidente del ROI – Il numero degli osteopati italiani è in continua crescita e il nostro lavoro è sempre di maggior qualità, orientato verso la ricerca scientifica e l’aggiornamento professionale. Chiediamo alla Ministra Messa che il MUR proceda velocemente alla definizione dell’ordinamento didattico in osteopatia per poter affrontare il tema delle equipollenze e concludere il percorso entro la fine del 2022, come stabilito per decreto».

Il Congresso

Il Congresso del Roi è stata un’importanza occasione di confronto su sviluppo, ricerca e identità dell’osteopatia nel nostro Paese negli ultimi trent’anni. L’evento è stato aperto da un messaggio del Ministro della Salute Roberto Speranza. «L’istituzione della professione sanitaria dell’osteopatia rappresenta un passo importante per tanti osteopati e per quei cittadini che a loro si rivolgono. Con il suo ruolo nell’ambito della prevenzione e dell’assistenza, l’osteopatia costituisce un supporto significativo il nostro Servizio Sanitario Nazionale e la sua valorizzazione si inserisce perfettamente all’interno del processo di rafforzamento della sanità pubblica che abbiamo chiamato ‘Più salute – Prossimità, innovazione, uguaglianza’».

nei saluti istituzionali ha dichiarato: «Una professione sanitaria è tale se riesce a intercettare le esigenze dei cittadini – ha aggiunto l’Assessore alla Salute del Comune di Napoli Vincenzo Santagada – Gli osteopati sono riusciti in questi anni a ottenere la fiducia dei pazienti e a ritagliarsi un ruolo specifico nell’ambito della salute. Auspico che il percorso di riconoscimento possa concludersi rapidamente affinché gli osteopati possano entrare presto a pieno titolo a far parte della grande famiglia degli operatori sanitari italiani».

«La professione sanitaria di osteopata, inserita tra quelle dell’area della prevenzione, arricchirà di competenze, non solo tecniche, la nostra Federazione multiprofessionale – ha dichiarato Teresa Calandra, presidente della FNO TSRM PSTRP in occasione della Tavola Rotonda “Le prospettive dell’osteopatia tra le professioni sanitarie” che si è tenuta durante il Congresso – Saremo auditi dai componenti del Tavolo interministeriale che determinerà l’ordinamento didattico, elemento fondamentale a favore delle persone assistite, poiché un buon corso di laurea formerà e abiliterà professionisti di valore».

«Da anni mi batto per il riconoscimento professionale degli osteopati – ha spiegato la Senatrice Paola Binetti – Al momento gli osteopati esercitano esclusivamente nelle strutture sanitarie private, non sono inglobati nel sistema sanitario pubblico. È urgente che una professione così cruciale per i pazienti sia riconosciuta anche dalle Asl. In questo modo tutti i pazienti avrebbero la possibilità di accedere alle loro prestazioni anche all’interno degli ospedali e dei presidi sanitari pubblici, ponendo fino alla privatizzazione della professione che comporta costi ingenti per le persone fragili che necessitano di cure specifiche».

«L’identificazione del percorso formativo universitario della figura professionale dell’osteopata è un passaggio fondamentale per l’attuazione del Decreto di istituzione, ma rappresenta anche la base necessaria per garantire allo studente le conoscenze e competenze indispensabili per svolgere al meglio la futura professione e al cittadino poi quindi i più alti standard di qualità e sicurezza della prestazione sanitaria» ha concluso il professor Daniele Gianfrilli.