Potrebbe forse rappresentare un ristoro per le fatiche fisiche e mentali della prima parte della giornata, ma la pennichella pomeridiana, abitudine condivisa da molti, potrebbe essere una sventura per il cuore. Secondo uno studio dell’Università di Navarra (SUN), presentato al Congresso Europeo di Cardiologia, sarebbe un fattore di rischio per il potenziale sviluppo di fibrillazione atriale.

Pennichella sì o no?

L’abitudine andrebbe bandita dai comuni comportamenti quotidiani, o sensibilmente ridotta in termini di tempo, se l’obiettivo è mantenere il cuore in salute. Una breve pennichella, anche di soli 30 minuti, potrebbe infatti influire sul rischio di manifestare nel lungo periodo alcuni fra i più comuni disturbi cardiaci. Studi condotti nel tempo attesterebbero, infatti, una relazione fra alcuni specifici modelli di sonno e la fibrillazione atriale: evento che un’ampia ricerca spagnola associa, per la prima volta, ai sonnellini diurni.

In merito non ci sarebbero dubbi, considerando il vasto campione di popolazione coinvolto: oltre 20.300 partecipanti, di età media di 38 anni, senza fibrillazione atriale al basale, afferenti a un progetto di follow-up dell’Università di Navarra (SUN). Questi sono stati invitati a compilare un questionario ogni due anni utile a raccogliere una accurata anamnesi socio-demografica, dello stato di salute generale, comprendente parametri fisiologici come altezza, peso, ma anche di stili di vita (con particolare attenzione all’abitudine della pennichella) fumo, assunzione di caffè, esercizio fisico e, infine, due fattori che possono rappresentare un benefico o un rischio per il cuore, quali l’aderenza alla dieta mediterranea e il binge-drinking.

Naturalmente è l’abitudine alla pennichella, focus dello studio, e più specificatamente la durata media del sonnellino pomeridiano ad aver condizionato la suddivisione dei partecipanti in tre gruppi: nessun riposino, pisolini brevi equivalenti a meno di 30 minuti e pisolini pari o superiori a 30 minuti o più. Obiettivo dello studio era infatti valutare le influenze di questo comportamento sulla possibilità di sviluppare fibrillazione atriale nel tempo. Tali eventi, inizialmente auto-segnalati dai pazienti, sono stati confermati o esclusi da cardiologi in relazione a un protocollo predefinito comprendente anche la revisione di cartelle cliniche.

I risultati

La pennichella è responsabile dell’aritmia, più specificatamente di fibrillazione atriale, fra i più comuni disturbi del ritmo cardiaco che interessa oltre 40 milioni di persone in tutto il mondo, a sua volta associato a importanti fattori di rischio, quali ad esempio una probabilità 5 volte maggiore di manifestare ictus in soggetti di pari età. Così si potrebbe concludere, lo studio in un periodo di follow-up mediano di 13.8 anni, avrebbe fatto rilevare lo sviluppo di 131 casi di fibrillazione atriale, sensibilmente più probabile, con dati pari al doppio, in pazienti che pennichellavano mediamente 30 minuti o più al giorno e un rischio condizionato dalla durata del sonnellino stesso. Dallo studio emerge però anche che partecipanti che pisolavano meno di 15 minuti mostravano un rischio inferiore del 42%, a fronte invece di una probabilità del 56% fra coloro che riposavano tra 15 a 30 minuti. Allora come comportarsi?

Le conclusioni

Se la pennichella è un’abitudine consolidata, di cui non è possibile fare a meno, allora meglio dormire tra 15 e 30 minuti: sarebbe questa la lunghezza ottimale bel “buono e sano riposino pomeridiano”. Al momento restano delle ipotesi: saranno infatti necessari ulteriori studi per stabilire se, a fronte di un beneficio per il cuore, sia meglio/possibile sonnecchiare per un breve periodo o non sfarlo affatto.

Al fenomeno di sviluppo di disturbi cardiaci, gli autori fra le spiegazioni più plausibili riferirebbero a lunghi sonnellini diurni l’alterazione il ritmo circadiano, che regola l’orologio interno del corpo, portando ad un sonno notturno più breve, ad un maggiore risveglio notturno e ad una ridotta attività fisica. Al contrario, un breve riposino diurno può migliorare il ritmo circadiano, abbassare i livelli di pressione sanguigna e ridurre lo stress, al momento lo stato ottimale.