I probiotici sono allo studio per un possibile impiego nel trattamento di pazienti con broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco). Un recente lavoro (“A multistrain probiotic improves handgrip strength and functional capacity in patients with COPD: A randomized controlled trial”) pubblicato su Archives of Gerontology and Geriatrics, condotto da ricercatori della Gomal University e del Rehman Medical Institute, in Pakistan, e del College of Medicine, University of Sharjah, negli Emirati Arabi Uniti, sembra dimostrare che questi microrganismi vivi sono in grado di agire sulla sarcopenia, una delle comorbidità associata alla Bpco, migliorando nel paziente la forza e la capacità funzionale. Sensibili i benefici anche sulla permeabilità intestinale.

Le implicazioni

La Bpco si associa nella gran parte dei casi alla sarcopenia e alla dipendenza funzionale, ovvero a una importante perdita muscolare su cui pesa, oltre la malattia, anche il fattore dell’età avanzata. Alla sarcopenia, in questa classe di pazienti, si associa anche la permeabilità intestinale e l’infiammazione sistemica.

Nella pratica clinica, un trattamento per il recupero di della sarcopenia al letto del paziente appare critico. Sono, pertanto, oggetto di studio e della ricerca scientifica altre possibili vie terapeutiche, tra queste l’impiego di probiotici.

Al fine di valutare la possibile (benefica) relazione di causa-effetto di questo trinomio (Bpco-sarcopenia-probiotici), un gruppo di ricercatori ha avviato uno studio dedicato, multicentrico, controllato tramite l’utilizzo di computer, in doppio cieco, della durata di 12 settimane. L’ipotesi trova fondamento da ricerche di laboratorio: esperimenti condotti su modelli animali dimostrerebbero che i probiotici sono in grado di ridurre l’infiammazione polmonare e migliorare il rimodellamento delle vie aeree.

Lo studio

I ricercatori hanno provveduto ad arruolare 104 uomini con Bpco, di età compresa tra 63 e 73 anni, assegnati in modo casuale in un rapporto 1:1 a ricevere un placebo (51 pazienti) o un probiotico contenente 112 miliardi di batteri vivi (53 pazienti), tra cui un ceppo di Streptococcus e tre ceppi di ceppi di Lactobacillus, formulato in compresse, assunte una volta al giorno.

Oggetto dell’indagine era la valutazione di specifici parametri, quali la misurazione al basale e a 16 settimane della forza della chiusura del pugno (HGS), la short phisical performance battery (Sppb), la velocità della camminata e la massa muscolare appendicolare, come anche alcuni altri parametri chimici. Tra questi, sei biomarcatori plasmatici: la zonulina e la claudina-3 che caratterizzano la permeabilità intestinale, CAF22 che correla alla degradazione della giunzione neuromuscolare, la proteina c-reattiva e la creatinachinasi riferite all’infiammazione sistemica e 8-isoprostani indicatore dello stress ossidativo.

I risultati

I pazienti sottoposti a terapia con probiotici hanno mostrato un miglioramento di tutti i parametri considerati: in particolare si è osservata la riduzione di zonulina plasmatica, claudina-3 e CAF22, insieme a un miglioramento dei punteggi di HGS, velocità dell’andatura e Sppb (tutti p<0,05). Parimenti si è assistito anche alla diminuzione dei livelli plasmatici di proteine c-reattive e 8-isoprostano, marker di infiammazione sistemica e stress ossidativo (p<0,05). L’analisi di correlazione ha rivelato vari gradi di associazione dei biomarcatori plasmatici con gli indici di sarcopenia.

Dall’altro, però, non si è riscontrata la riduzione della prevalenza della sarcopenia nel gruppo probiotico. All’opposto, i pazienti nel gruppo placebo non hanno mostrato cambiamenti significativi nel quadro clinico o nei biomarcatori, ad eccezione dell’aumento nel tempo della zonulina, indicatore di un peggioramento della permeabilità intestinale. La creatinachinasi, una misura dell’infiammazione sistemica, non ha fatto osservare cambiamenti in nessuno dei due gruppi.

In conclusione

I probiotici possono essere in grado di migliorare la forza muscolare e la capacità funzionale nei pazienti con Bpco i cui effetti sono in parte mediati dalla ridotta perdita intestinale che ricadute sulla riduzione anche dello stress ossidativo sistemico e dell’infiammazione cronica. Il valore aggiunto dei probiotici, sottolineano gli autori, è di avere un elevato profilo di sicurezza e alcun effetto avverso (o molto raro) e di presentare facilità di assunzione, ad esempio attraverso comode pillole.

Suggeriscono, infine, che zonulina plasmatica, claudina-3 e CAF22 possano rappresentare parametri utili per la valutazione degli indici di sarcopenia e dipendenza funzionale. Si tratta, al momento, di ipotesi che dovranno essere indagate da ulteriori studi che tengano conto anche della quantità e tipologie di batteri che colonizzano l’intestino dei pazienti con Bpco e di quali molecole rilasciano nel sangue.

Fonte:

  • Karim A, Muhammad T, Iqbal MS et al. A multistrain probiotic improves handgrip strength and functional capacity in patients with COPD: A randomized controlled trial. Archives of Gerontology and Geriatrics.