È sicuro quando attuato in contesti ospedalieri, espone la mamma a minori rischi e/o a complicanze e/o a interventi aggiuntivi, rispetto a una modalità di parto tradizionale. Inoltre, riduce il dolore e arreca maggiore soddisfazione e benefici per la donna e il bebè. Sono i vantaggi del parto in acqua, secondo i risultati di un recente studio inglese (“Systematic review and meta-analysis to examine intrapartum interventions, and maternal and neonatal outcomes following immersion in water during labour and waterbirth”), pubblicato su BMJ Open.

Background

Vi è evidenza che sempre più donne sane e/o che arrivano alla gravidanza a termine, scelgono il parto in acqua per dare alla luce il proprio bambino. Ovvero l’immersione in acqua durante il travaglio oppure in una piscina nel corso del parto vero e proprio, a beneficio di un maggiore rilassamento e sollievo dal dolore durante la prima e potenzialmente anche la seconda fase del travaglio. Con il beneficio ulteriore di poter contare su un ambiente protetto (il contesto ospedaliero) e sull’assistenza ostetrica.

Da qui l’interesse a valutare la sicurezza della metodica, anche intrapartum, in termini di richiesta di interventi o di complicanze rispetto a modalità di parto tradizionali (naturale o cesareo).

Lo studio

Con questo obiettivo un gruppo di ricercatori inglesi, della Oxford Brookes University, ha effettuato una revisione sistematica e metanalisi di studi presenti in letteratura selezionati dai maggiori database: CINAHL, Medline, Embase, BioMed Central e PsycINFO, secondo specifici criteri di ammissibilità, quali studi quantitativi primari pubblicati nel 2000 o successivamente. La review era finalizzata a valutare l’entità degli interventi sanitari necessari durante e dopo il travaglio nei due diversi tipi di parto in acqua, come anche eventuali differenze tra un parto in acqua e il parto standard.

La revisione si è, alla fine, concentrata su 36 lavori, nello specifico su trentuno studi sono stati condotti in un’unità ostetrica (n=70 393), quattro studi in contesti guidati da ostetriche (n=61 385) e uno in ambiente misto (UO e parto in casa) (n=25 768). Per l’immersione in acqua, sono stati considerati 25 studi che hanno coinvolto donne che avevano pianificato di avere/parto in acqua (n=151 742), sette riferiti all’immersione in acqua solo per il travaglio (1901), tre relativi all’immersione in acqua durante il travaglio e il parto in acqua (n=3688) e uno studio non era chiaro sui tempi di immersione in acqua (n=215). per un totale complessivo di oltre 157.500 donne, evidenziando chiari benefici per le madri e sicurezza in termini di assistenza ricevuta e prestata al neonato indipendentemente dalla modalità di parto in acqua.

I risultati

In relazione alla necessità di interventi supplettivi, rispetto ai parti standard, si è osservata una riduzione del ricorso a epidurali (k=7, n=10 993; OR 0,17 95% CI 0,05-0,56), oppioidi iniettati (k=8, n=27 391; OR 0,22 95% CI 0,13-0,38)i, episiotomia (specifica procedura adottata per agevolare il passaggio del feto attraverso il canale parto) (k=15, n=36 558; OR 0,16; 95% CI da 0,10 a 0,27), dolore (k=8, n=1200; OR 0,24 95% CI da 0,12 a 0,51) e forti emorragie post-parto (k=15, n =63 891; oppure 0,69 95% CI da 0,51 a 0,95).

Invece, in relazione al gradimento, le mamme hanno dichiarato maggiore soddisfazione rispetto alle altre metodiche, associata presumibilmente anche alla preservazione intatta del perineo in gran parte dei casi. Di contro, sono emersi maggiori casi di rottura del cordone ombelicale tra i nati in acqua, anche se pochi in assoluto, associabile con molta probabilità alla maggiore trazione del cordone ombelicale quando il neonato viene sollevato dall’acqua per farlo respirare.

In conclusione

Gli esperti sottolineano la variabilità di informazioni, negli studi considerati, circa madre, strutture, interventi ed esiti e della scarsità di studi condotti in strutture guidate da ostetriche o in ambiente domestico, influenzando potenzialmente i risultati dell’analisi dei dati aggregati.

Pertanto, per consentire l’identificazione delle migliori pratiche a riguardo dell’immersione in acqua, sarà necessario avviare studi sulle piscine parto che integrino fattori noti per influenzare gli interventi e gli esiti intrapartum, quali la parità materna, il modello di cura, le pratiche di cura e l’impostazione del parto.

Fonte:

  • Burns E, Feeley C, Hall PJ et al. Systematic review and meta-analysis to examine intrapartum interventions, and maternal and neonatal outcomes following immersion in water during labour and waterbirth. BMJ Open 2022, Vol. 12, Issue 7.