In Italia quasi un cittadino su 4 è over 65 e, anche a livello europeo, la popolazione sta sperimentando un cambiamento demografico legato al progressivo invecchiamento della popolazione.
I senior rappresentano una importante risorsa per la nostra società, eppure, un numero crescente di soggetti si trova a doversi confrontare con pregiudizio e stigma legati all’età anagrafica. Ageismo, questo il termine che identifica questo fenomeno che, nel Vecchio Continente interessa fino a 1 cittadino su 3, che occorre contrastare con misure immediate e concrete.
E’ questo l’obiettivo del ‘Manifesto Europeo contro l’Ageismo’, promosso da Fondazione Longevitas e sottoscritto da 21 associazioni, presentato presso il Parlamento Europeo a Roma lo scorso 28 maggio. Un appello che giunge anche a pochi giorni dalle elezioni europee per chiedere ai candidati al Parlamento Europeo l’impegno a sottoscriverlo e a porre il contrasto all’ageismo come una priorità dell’agenda istituzionale.
Ageismo: la situazione europea
Secondo il Rapporto Globale sull’Ageismo, presentato il 18 marzo 2021 dal Comitato Economico e Sociale Europeo in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità – OMS, l’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, il Dipartimento delle Nazioni Unite per gli Affari Economici e Sociali e il Fondo delle Nazioni Unite, il 42% della popolazione anziana europea avverte la presenza diffusa di discriminazione legata all’età nel proprio paese, in particolare sul posto di lavoro. Altresì, una persona su tre in Europa, sia giovane che anziana, dichiara di essere stata vittima di ageismo.
Gli effetti dell’ageismo sulla popolazione
A causa dell’ageismo gli anziani si sentono spesso esclusi, anche in ambito sanitario, così come in molti altri contesti, con effetti che si ripercuotono negativamente sulla loro salute e sul senso di partecipazione e inclusione sociale. Basti pensare che a livello globale sono stimati in 6,33 milioni i casi di depressione direttamente attribuibili all’ageismo e che lo stesso alimenta gli abusi che interessano oltre il 15,7% degli anziani.
Occorrono misure urgenti ed efficaci
Anche alla luce di questi numeri, la lotta all’ageismo rappresenta una delle 4 azioni del Decennio dell’Invecchiamento in Buona Salute delle Nazioni Unite (2021-2030).
Purtroppo però, nonostante l’ageismo sia considerato la terza causa di discriminazione al mondo, le misure di contrasto sono di là da venire. «L’agesimo, per le conseguenze serie e di ampia portata che ha sulla salute, sul benessere e sui diritti umani, è una delle grandi sfide del nostro tempo – ha dichiarato la Presidente di Fondazione Longevitas, Eleonora Selvi – Per gli anziani tale fenomeno è associato, infatti, a una vita più breve, a una salute fisica e mentale peggiore, a una ripresa più lenta da disabilità e declino cognitivo. Riduce la loro qualità della vita, aumenta isolamento sociale e solitudine (entrambi associati a gravi problemi di salute), limita la loro capacità di esprimere la propria sessualità e può aumentare il rischio di violenza e abusi. L’ageismo, infine, può essere sperimentato anche dai più giovani, per esempio in termini di pregiudizi e discriminazioni sul lavoro, limitando la crescita personale e professionale. È un’emergenza che l’Europa, e non solo, deve affrontare con strumenti più incisivi e un’ampia visione politica: il nostro appello è quello di aderire al nostro Manifesto e mettere in campo atti politici concreti».
L’impegno (insufficiente) dell’Europa e il necessario cambio di paradigma
Le Istituzioni europee hanno dedicato strumenti e fondi significativi, ma non sufficienti, per integrare i cittadini anziani come membri produttivi della società. A conferma di ciò, la pubblicazione del Libro Verde sull’Invecchiamento demografico, presentato il 27 gennaio 2021 dalla Commissione Europea “Promuovere la solidarietà e la responsabilità fra le generazioni”, che confermava la necessità di azioni concrete a sostegno degli anziani senza, tuttavia, prevedere un vero e proprio programma di iniziative da mettere in campo.
Appare, invece, improcrastinabile un cambio di paradigma che abbandoni in primis una visione degli anziani basata sull’assistenza, concentrandosi altresì sullo sviluppo dell’autonomia dei soggetti della terza età, così da eliminare alla radice il pregiudizio negativo nei loro confronti e andando a superare le sfide più urgenti del momento, prima fra tutte la solitudine, che colpisce oltre il 44% degli europei sopra i 55 anni.
Fare rete per affrontare la transizione demografica
«Occorre fare rete per affrontare una sfida profonda e complessa come quella della transizione demografica, valorizzando la coesione sociale e le nuove possibilità anche tecnologiche, oltre che di salute e assistenza, per una piena autosufficienza anche superati i 65 anni – ha sostenuto Maria Teresa Bellucci, Viceministro del Lavoro e delle Politiche sociali – Il Manifesto Europeo contro l’Ageismo è un’iniziativa lodevole perché richiama le istituzioni, ma anche la cittadinanza, a un cambio di paradigma per superare lo stigma verso le persone anziane, promuovendo innanzitutto la solidarietà e la responsabilità tra le generazioni, che è uno dei pilastri della legge-quadro in favore della terza età, approvata a marzo, dopo meno di un anno e mezzo di Governo. Solo un impegno condiviso e proattivo può cambiare la mentalità, superando i pregiudizi e l’isolamento che troppo spesso rendono ancora più difficile l’ultima fase della vita degli anziani. Una società finalmente longeva deve imparare a essere più felice e attiva in ogni età, con strategie percorribili e semplici da realizzare. Ringrazio i promotori del Manifesto per la sensibilità e le azioni volte a un reale cambiamento».
Far tornare gli anziani cittadini di ‘Serie A’
«La discriminazione basata sull’età, il cosiddetto ageismo, affligge sempre di più l’Italia – ha sottolineato il Senatore Francesco Zaffini, Presidente X Commissione permanente (Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale) del Senato della Repubblica – È un fenomeno in crescita e complesso che ha radici culturali e sociali e che comporta costi elevati, sia per le persone che per l’economia. Per l’OMS l’ageismo è la terza causa di discriminazione al mondo, basti pensare che in Europa ne è vittima una persona su tre, e dunque, paradossalmente, in una società longeva come la nostra questo fenomeno assume proporzioni ancora più grandi. Uno dei temi principali è anche che questo tipo di discriminazione non avviene soltanto a livello sociale ma anche sanitario, perché gli anziani diventano “troppo vecchi e troppo costosi”, concetto che è ovviamente frutto di una valutazione errata che viene dal passato. Come ho più volte ripetuto, invece, essere anziani non può e non deve essere un limite o una condizione invalidante. Per tale motivo io e la mia Commissione abbiamo licenziato un provvedimento, di cui sono stato relatore, che riporta l’anziano ad essere un cittadino di serie A, in cui lui stesso torna ad essere protagonista di tutte quelle decisioni che riguardano il suo destino, sia in termini di invecchiamento attivo che di gestione di una eventuale non autosufficienza. Ora, a differenza del passato, ci si occuperà della presa in carico di queste persone non più solamente sotto il profilo clinico sanitario, ma ci sarà anche “una valutazione multidimensionale che tiene conto delle esigenze sociali, territoriali e persino sportive. Questo è un tema a cui questo governo pone massima attenzione, tanto da aver chiuso con questo provvedimento un percorso che durava da troppi anni. L’obiettivo è quello di far recuperare centralità alla figura dell’anziano, come oggi sta facendo anche la Fondazione Longevitas in questo convegno».
Le 9 proposte del Manifesto Europeo contro l’Ageismo
Per fornire risposte a questa situazione drammatica, il “Manifesto Europeo contro L’Ageismo” sintetizza in 9 punti necessari le azioni da intraprendere, partendo dall’elaborazione di una strategia europea di lotta all’Ageismo, proseguendo con l’istituzione di una Giornata Europea sul tema che punti ad informare e sensibilizzare l’opinione pubblica, elemento questo da rinsaldare anche attraverso campagne nelle scuole e sui luoghi di lavoro. E ancora, puntando ad un sostegno attivo nel favorire le relazioni intergenerazionali nonché favorendo l’inclusione digitale delle persone anziane, quale elemento imprescindibile per benessere e partecipazione sociale.
Altresì, il Manifesto sottolinea l’importanza di sostenere gli Stati Membri nelle azioni finalizzate a migliore le risposte ai bisogni di salute della popolazione anziana, per una sanità che sia più equa e accessibile, di promuovere una collaborazione internazionale finalizzata alla condivisione di dati e best practice nonché alla stesura di specifici documenti contro l’ageismo.
E ancora, indispensabile, destinare fondi adeguati alla ricerca scientifica sulle cause e gli effetti dell’ageismo, con un monitoraggio costante delle tendenze ad esso collegate e favorire partnership strategiche con il settore privato per coinvolgere attivamente le imprese nella lotta all’ageismo.