Probiotici e obesità, cosa emerge dai lavori scientifici

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Pochi studi hanno fornito prove convincenti del fatto che i probiotici, da soli, possano aiutano a ridurre il grasso corporeo. In genere i lavori scientifici effettuati finora risentono di molte limitazioni, come quella derivata dai piccoli campioni analizzati e da inadeguatezze metodologiche; infine, molti dubbi circondano ancora l’effetto dei diversi ceppi probiotici, non se ne conosce l’impatto e i meccanismi d’azione sul processo di perdita di peso. Sono le conclusioni di una revisione condotta da un team di ricercatori di diverse istituzioni scientifiche di San Paolo, in Brasile, e pubblicata su Clinical Nutrition (1) che, come si vede, evidenzia più lacune che certezze. Eppure il tema sta destando un interesse crescente, anche in ragione del gran numero di persone coinvolte e della sempre più chiara consapevolezza dei rischi per la salute comportati dall’obesità.
Si è stimato che, a livello globale, siano oltre 2,8 milioni le persone che muoiono ogni anno per le conseguenze dell’eccessivo peso corporeo e molti di più (35,8 milioni) sono gli anni di vita vissuti con disabilità conseguenti all’obesità.

Obesità e probiotici

 

I limiti degli studi precedenti

I ricercatori brasiliani non sono i primi ad aver cercato di far luce su questo argomento, particolarmente complesso da analizzare. Una revisione sistematica (2) del 2015 non aveva mostrato differenze nella riduzione di peso tra i pazienti che avevano assunto i probiotici e i gruppi di controllo. In questo caso, i microrganismi più utilizzati erano batteri del genere Lactobacillus, assunti attraverso il consumo di latticini arricchiti o – più spesso – come integratori. Ma l’apporto di calorie nelle diete dei partecipanti non era stato adeguatamente controllato e così non si era potuto determinare se le variazioni di peso registrate fossero causate dai probiotici o dalla restrizione calorica. Inoltre, i parametri considerati erano il peso e l’indice di massa corporea, che non offrono una reale comprensione della diminuzione del grasso corporeo.
Una revisione (3) più recente, pubblicata nel 2018, ha verificato l’effetto di probiotici nel processo di perdita di peso tenendo conto anche della massa grassa. Due terzi degli studi inclusi erano stati fatti su persone sane, mentre i rimanenti avevano preso in esame soggetti con malattie croniche, come ipertensione, steatosi non alcolica, diabete mellito di tipo 2 e iperglicemia a digiuno. Gli autori hanno effettivamente osservato sia una perdita di peso che di massa grassa. Il Lactobacillus acidophilus è stato il ceppo batterico più utilizzato. Uno dei limiti di questa revisione deriva dal fatto che molti degli studi inclusi nella revisione erano stati finanziati dalle ditte produttrici dei probiotici, il che impone una certa cautela nell’interpretazione dei risultati.

La restrizione calorica svolge un ruolo fondamentale

I ricercatori di San Paolo hanno cercato di superare i limiti dei lavori precedenti e hanno tenuto conto dell’effetto della restrizione calorica, della quantità di batteri assunti e della durata dell’intervento oltre che, naturalmente, del tipo di ceppi.
La loro revisione riporta, ad esempio, che il Lactobacillus gasseri, assunto per dodici settimane nel latte fermentato ha ridotto, a seconda delle concentrazioni, da 8,6 cm2 a 9,6 cm2 l’area di grasso viscerale. La riduzione del grasso sottocutaneo si è avuta solo in alcuni gruppi, ma c’è stato un generale miglioramento dei parametri antropometrici analizzati, come l’indice di massa corporea e la circonferenza addominale. È interessante notare che, quattro settimane dopo la fine del protocollo, i risultati positivi si sono attenuati, suggerendo che potrebbe essere necessaria un’assunzione costante per mantenere gli effetti.
Altri due ceppi batterici studiati sono stati il Lactobacillus amylovorus e il Lactobacillus fermentum, aggiunti allo yogurt e assunti in tre fasi di 43 giorni ciascuna, separate da intervalli di sei settimane. Non si sono osservati cambiamenti significativi nella massa corporea totale rispetto al placebo, ma c’è stata una superiore riduzione della massa grassa e la risposta è stata maggiore per assunzioni più elevate di probiotici. Secondo gli autori dello studio, livelli crescenti di Latobacillus creano un ambiente microbico che inibisce la crescita di batteri patogeni e contemporaneamente promuove la proliferazione di batteri benefici.
Meno positiva è stata l’assunzione per otto settimane di yogurt con una combinazione di Lactobacillus acidophilus, Lactobacillus casei e Bifidobacterium lactis nell’ambito di una dieta controllata povera di calorie: si è effettivamente registrata una riduzione del peso corporeo e della circonferenza addominale, ma si è visto che il ruolo determinante è stato giocato della restrizione calorica.
Si tratta di un meccanismo piuttosto generale; «la maggior parte degli studi – scrivono i ricercatori brasiliani – suggerisce che la restrizione calorica sia il fattore chiave per ridurre il grasso corporeo, indipendentemente dall’intervento proposto. Tuttavia, è anche noto che l’aderenza all’intervento è fondamentale».

Probiotici e obesità

Indagare la relazione tra obesità e microbiota

Negli ultimi anni, molti studi hanno cercato di capire quali sono i nessi tra l’obesità e i cambiamenti del microbiota intestinale, «che sembra agire come una porta metabolica tra l’ospite e l’ambiente». Sempre più frequentemente gli studiosi riconoscono l’importanza del microbiota nella modulazione dell’infiammazione, nel metabolismo energetico e nei cambiamenti della composizione corporea.
Anche se nell’intestino vivono numerose specie di batteri, due gruppi appaiono dominanti: i Firmicutes (gram-positivi) e i Bacteroidetes (gram-negativi), e si è visto che l’intestino della persone obese ha una prevalenza dei primi rispetto ai secondi, oltre a presentare una minore varietà batterica di quella osservata negli individui di peso normale. Inoltre, il modello alimentare sembra influenzare il microbiota intestinale in modo significativo e alcuni studi indicano che la una dieta ricca di zuccheri e grassi aumenta proprio i Firmicutes associati all’obesità.
Per cercare di chiarire la relazione tra microbiota e obesità i ricercatori hanno proposto diversi meccanismi. È stato ipotizzato, per esempio, che il microbiota delle persone obese sia più efficiente nell’estrarre energia dal cibo, con la conseguenza di aumentare le riserve del tessuto adiposo accumulato come stoccaggio di substrati energetici. Altri pattern biologici assegnano un ruolo alla riduzione dell’insulinoresistenza e alla formazione di un ambiente più favorevole per l’utilizzo del grasso come fonte energetica. Infine, si pensa che il tipo di microbiota sia strettamente collegato al grado di infiammazione sistemica, generalmente elevato nelle persone obese, e che l’assunzione di certi probiotici possa ridurlo.

Insomma, i risultati di tutte le ricerche condotte fino a questo momento non si possono definire più che “promettenti”, ma si tratta di una promessa di salute di grande rilevanza, ci sono indizi che inducono a un ottimismo per il futuro e certamente c’è un enorme spazio per nuove ricerche.

Renato Torlaschi

Fonti:

(1) Guazzelli Marques C, de Piano Ganen A, et al. Weight loss probiotic supplementation effect in overweight and obesity subjects: A review. Clin Nutr. 2019 Apr 3.
(2) Park S, Bae JH. Probiotics for weight loss: a systematic review and metaanalysis. Nutr Res 2015;35(7):566e75.
(3) Borgeraas H, Johnson LK, et al. Effects of probiotics on body weight, body mass index, fat mass and fat percentage in subjects with overweight or obesity: a systematic review and meta-analysis of randomized controlled trials. Obes Rev 2018;19(2):219e32.