La quercetina, la cui efficacia e impiego sono già noti nei prodotti dietetici, potrebbe rappresentate un potenziale composto naturale in ambito oncologico, specificatamente per contrastare la proliferazione cellulare. Le evidenze preliminari e meritevoli di ulteriori approfondimenti per superare gli attuali limiti conoscitivi e a lungo termine sull’uomo, emergono da uno studio pubblicato su Pharmadvances (“The molecular basis of the anticancer properties of quercetin”).

La ricerca e la terapia oncologica hanno necessità di potenziale l’attuale armamentario terapeutico con nuove risorse che siano in grado di esercitare effetti sulle cellule tumorali senza danneggiare le cellule sane, valutando opzioni provenienti anche da fonti naturali. Fra queste si sta distinguendo la quercetina, importante costituente già impiegato nella preparazione di formulazioni e prodotti dietetici, per la potenziale capacità di interagire con diversi bersagli molecolari svolgendo un’azione chemiopreventiva, financo antitumorale.

La quercetina, inoltre, sembra in ‘target’ con gli obiettivi terapeutici: agire solo laddove serve ed è efficace. Attualmente sono pochi gli studi condotti sull’uomo, ma prime evidenze sembrerebbero dimostrare la capacità di questa sostanza di bloccare la proliferazione di cellule tumorali o di indurre l’apoptosi a concentrazioni < 50 microM, tali cioè da non produrre effetti, o comunque di scarsa entità, sulle cellule sane. Pertanto, in funzione di tre effetti potenziali (l’attività pleiotropica con effetti fenotipici multipli, la sensibilizzazione delle cellule tumorali, la capacità di contrastare la resistenza ai farmaci), la quercetina si sta profilando come un possibile agente da impiegare in combinazione con la terapia antitumorale standard.

Quercetina, i limiti

Tuttavia, e in funzione di questi primi ‘focus’ di interesse, occorre ancora superare alcuni limiti associati alla quercetina. Il primo: il complesso metabolismo, trasporto e distribuzione, cui è indotta e che potrebbe ridurre le concentrazioni necessarie e adeguate ai tessuti bersaglio. Il limite, quindi, è la biodisponibilità: un ostacolo cui la scienza sta provando ad ovviare con lo sviluppo di nuovi approcci. Fra questi la nano-formulazione, che comprende liposomi, micro-emulsioni, nano-particelle che oltre alla biodisponibilità, migliorano anche caratteristiche biologiche. Vi è evidenza, ad esempio, che l’incapsulamento della quercetina in micelle monometossipoli (etilenglicole)-poli (epsilon-caprolattone) biodegradabili possa favorire la dispersione in acqua della molecola e la sua attività antitumorale in vivo, al pari la quercetina liposomiale PEGilata sembra consentire un rilascio prolungato efficace nell’inibire la crescita tumorale in vivo.

Il secondo limite, in fase di valutazione è il profilo di sicurezza. Gli studi attuali non consentono di dare certezza sui possibili effetti a lungo termine della quercetina nell’uomo. A causa della sua struttura chimica, può infatti formare chinoni che possono reagire con i tioli, causando danni al DNA e alle proteine. Tuttavia l’azione antiossidante e/o pro-ossidante si associa proprio alle concentrazioni cellulari: basse concentrazioni potenziano la capacità antiossidante delle cellule e concentrazioni più elevate la inibiscono. Alcuni studi condotti sull’uomo fanno osservare lo sviluppo di effetti pro-ossidativi a dosi di 500-1000 mg/die somministrare in un arco temporale di massimo 12 settimane, ma non sono noti gli esiti a più lungo termine. Da qui la necessità di avviare studi in vivo e prove cliniche per valutare il profilo di sicurezza ed efficacia terapeutica della quercetina da sola o in combinazione con la chemioterapia standard.

Fonte:

  • Adorisio S, Argentieri MP, Avato P et al. “The molecular basis of the anticancer properties of quercetin”. Pharmadvances Volume 3, issue 3, 2021: 496-520. Doi: 10.36118/pharmadvances.2021.10